Lo scorso 4 marzo La Tecnica della scuola lanciò un sondaggio nel quale chiedeva ai suoi lettori, in un momento ancora di incertezza sull’andamento dell’epidemia da Covid-19, se fossero più d’accordo a dare il sei politico gli alunni, considerate le difficoltà della didattica a distanza con l’assenza di verifiche attendibili, o a posticipare la fine della scuola a fine giugno.
L’esito, come molti ricorderanno, e che coinvolse circa 3.000 nostri lettori in 24 ore, fu favorevole al prolungamento delle lezioni a fine giugno con il 68% delle scelte, contro il 32% per il 6 politico.
Allora però si parlava di chiudere le scuole per soli 15 massimo 30 giorni.
Ebbene, oggi che il futuro della riapertura delle scuola incomincia ad avere contorni più precisi, dovuti non solo alla galoppante impennata dei contagi, e dunque all’aumentato numero di morti e di conseguenza di restrizioni, quasi giustamente draconiane, ma anche all’evidente smarrimento nel quale docenti, dirigenti, alunni e lo stesso ministero si stanno trovando per causa di una comunicazione carente, di carenti mezzi e di carente preparazione all’uso degli strumenti tecnologici, La Tecnica della scuola ha pensato di riproporre un ulteriore sondaggio dai similari tratti.
Per votare il sondaggio bisogna andare sulla pagina Facebook della Tecnica della Scuola ed esprimere la propria opinione
Questa decisione nasce pure dal fatto che ormai sembra quasi sicuro che la scuola dovrebbe riprendere a maggio, dopo che l’onda letale dello “tsunami” Covid-19 passerà e quindi quando si potrà rientrare in classe in tutta sicurezza. “Non è possibile fornire una data per l’apertura delle scuole, tutto dipende dall’evoluzione dei prossimi giorni dello scenario epidemiologico”, ha fra l’altro detto la ministra.
Se dunque tutto venisse posticipato a maggio, saltando pure il mese di aprile, e probabilmente lo sarà, si porranno tutta una serie di questioni fra cui la valutazione coerente dei ragazzi e soprattutto la loro effettiva preparazione.
Non sarà certamente un mese in più, addirittura 15 giorni, a cambiare le sorti dell’istruzione italiana, così pesantemente condizionata dall’epidemia, ma risulterebbe comunque un segnale positivo e apprezzabile da parte del Paese che ha visto medici e infermieri in prima linea a combattere con abnegazione il ferale morbo.
In ogni caso la ministra Azzolina afferma chiaramente che non vuole sentire parlare né di “esame di Stato semplificato”, né di “6 politico”: e allora? Che tipo di decisione sarà presa.
Per quanto ci riguarda due, pensiamo, possono essere le soluzioni:
1) Tutti gli alunni promossi
2) posticipare la chiusura dell’anno scolastico a fine giugno.
Che ne pensano i nostri lettori?
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Ricordiamo che La Tecnica della Scuola ha aperto una pagina dedicata alla didattica distanza
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