In base al Rapporto “Nidi e servizi educativi per l’infanzia, stato dell’arte, criticità e sviluppi del sistema educativo integrato”, frutto dell’accordo di collaborazione triennale stipulato a fine 2018 tra la presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Politiche della Famiglia – l’Istat e l’Università Ca’ Foscari Venezia, emerge un altro dato che grida vendetta nei confronti della gestione politica e amministrativa delle scuole del sud e che vorrebbe pure giustizia.
È stato infatti registrata una «carenza strutturale» nella disponibilità di servizi educativi per la prima infanzia rispetto al potenziale bacino di utenza (bambini di età inferiore a 3 anni) e dunque una distribuzione profondamente disomogenea sul territorio nazionale.
I posti disponibili nei nidi e nei servizi integrativi pubblici e privati – viene spiegato – corrispondono mediamente al 12,3% del bacino potenziale di utenza al Sud e al 13,5% di quello delle Isole, contro una media nazionale del 24,7% (anno scolastico 2017/2018). Una dotazione ben al di sotto – viene fatto notare nello studio -dell’obiettivo del 33% fissato per il 2010 dal Consiglio europeo di Barcellona del 2002.
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