Scuole in zone a rischio, il Governo punta a far arrivare cospicui fondi strutturali Ue
Potrebbe arrivare dai fondi strutturali gestiti dalla Commissione Europea una bella boccata d’ossigeno per risollevare le scuole italiane collocate in aree svantaggiate. Ad annunciarlo è stato Francesco Boccia (Pd), presidente della Commissione Bilancio, in un intervento a conclusione dell’audizione alla Camera del ministro per la Coesione Territoriale, Carlo Trigilia.
“Sui Fondi europei – ha detto il rappresentante del Partito Democratico – è molto positivo l’impegno del governo. Si tratta di 30 miliardi di euro da spendere entro il 2015, faremo in modo che vengano utilizzati fino all’ultimo centesimo“.
Boccia ha poi auspicato che “il Ministero della Coesione Territoriale non sia più il Ministero dei fondi ma il centro che dia impulso agli investimenti, anche su scuola e efficienza delle pubbliche amministrazioni, perché al sud è necessario investire sui servizi di base” e ha chiesto al ministro “un costante aggiornamento del negoziato 2014-2020, in particolar modo in merito alla cosiddetta rete di sicurezza per le regioni con il Pil 2007-2013 sotto il 75% della media Ue a 25, ma il cui Pil procapite è superiore al 75% della media Ue a 27, cioé Sicilia, Puglia, Basilicata e Campania, per le quali sarà necessario garantire un livello minimo di intervento. Su quest’ultimo punto il ministro Trigilia – conclude Boccia – si é impegnato a tornare a riferire in Commissioni riunite Bilancio e Politiche Ue“.
Vale la pena ricordare, come riportato dallo stesso Miur, che i fondi strutturali gestiti dalla Commissione Europea “sono strumenti finanziari per rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale riducendo il divario fra le regioni più avanzate e quelle in ritardo di sviluppo. Il MIUR è stato coinvolto nella gestione dei fondi strutturali durante la programmazione 1994-1999; 2000-2006 e 2007-2013”. Entrando nel dettaglio, è utile sapere anche che il Fondo Sociale Europeo (FSE) “finanzia interventi nel campo sociale. Ha il compito di intervenire su tutto ciò che concorre a sostenere l’occupazione mediante interventi sul capitale umano: prevenire e combattere la disoccupazione, creazione di figure professionali e di formatori”. Tutti obiettivi che, tutto sommato, non sono molto distanti da quelli che si prefigge l’istruzione pubblica. Il problema, sempre se arriveranno quei fondi, è capire se verranno convogliati nel giusto modo. Senza disperderli, come accaduto in passato, su progetti molto ambiziosi. Ma, alla lunga, poco fruttuosi.