Un testo scritto in linguaggio Braille
Nella scuola secondaria di primo grado di Vergato, in provincia di Bologna, le necessità di una giovane studentessa ipovedente si sono trasformate da vincolo in risorsa, stimolando l’intera classe ad imparare a leggere il Braille.
Una storia che sta diventando virale per la sua atipicità e che spinge ad interrogarsi sul valore effettivo di inclusione e empatia, spesso presenti, ma altrettanto assenti nei contesti educativi.
La giovane allieva, un’adolescente siriana, fuggita due anni fa dal suo paese in guerra e arrivata in Italia con la sua famiglia, ha trovato, grazie all’impegno dei docenti e all’empatia dei compagni, un ambiente di apprendimento, per lei che può leggere e studiare solo utilizzando il linguaggio braille, altamente efficace e inclusivo. I protagonisti sono gli alunni della scuola Vegetti, a pochi chilometri da Bologna, che grazie al progetto Erasmus+ Solidarité: à vous les jeunes, in corso dal 2018, con la partecipazione di Germania, Grecia e Svezia e coordinato dalla professoressa di lingua francese Mariateresa Verderame, ha fatto sì che tutta la classe imparasse ad usare il braille. L’idea è nata in collaborazione con la docente di sostegno della ragazza, Elena Venturini, e da lì in poi si è fatta concreta, con l’attivazione di un vero e proprio laboratorio.
I giovanissimi allievi della pianura bolognese hanno introdotto, forse inconsapevolmente, un nuovo concetto di apprendimento inclusivo, ovvero hanno usato e messo in pratica una importante competenza, quella di mettersi nei panni degli altri, andando oltre i pregiudizi.
I ragazzi della scuola di Vergato hanno imparato ad usare questo linguaggio per ipovedenti grazie ad una dattilo-braille fornita dall’ufficio scolastico, che tutti hanno potuto utilizzare nel laboratorio organizzato dalla professoressa di lingua francese.
I ragazzi sono stati tutti entusiasti, ha detto la docente che ha coordinato e gestito il percorso, di partecipare a questa iniziativa solidale che li ha letteralmente immersi nella realtà che vivono tutti i giorni le persone ipovedenti e tutte le difficoltà giornaliere che devono affrontare.
La prof Mariateresa Verderame ha anche raccontato a Corriere Bologna che la ragazza è stata molto contenta di questa approccio dei compagni e l’ha davvero sorpresa.
Il Braille, lo ricordiamo, è un metodo di lettura e scrittura tattile, inventato da Louis Braille alla fine del XIX secolo, che è utilizzato da chi ha capacità visive limitate, ma che può essere anche appreso da chi non ha problemi di vista. Esistono diversi tipi di Braille, quello letterario, in particolare di grado 2, che è il più usato, ma anche quello musicale e matematico.
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