Valorizzare il personale educativo e ripensare gli spazi: un modello possibile per l’Italia
In un sistema scolastico sempre più sotto pressione, tra cambiamenti normativi, carenze strutturali e nuove esigenze formative, emerge con forza la necessità di ripensare radicalmente il modo in cui si fa scuola in Italia. A lanciare una proposta concreta in questa direzione è Giuseppe Favilla, segretario nazionale della Fensir (Federazione Nuovi Sindacati Istruzione e Ricerca), con l’idea di creare un vero e proprio “college linguistico” ispirato al modello anglosassone, una struttura moderna, innovativa e altamente specializzata nello studio delle lingue.
Secondo Favilla, è tempo di uscire dalla logica della scuola generalista per abbracciare un modello tematico, immersivo e progettuale, capace di dare centralità all’apprendimento linguistico e, soprattutto, di valorizzare il personale educativo, una risorsa spesso dimenticata ma fondamentale nell’accompagnare lo studente non solo dal punto di vista didattico, ma anche umano e relazionale.
“Il personale educativo è oggi quasi invisibile nel dibattito scolastico – spiega Favilla – eppure ancora oggi può rappresentare una figura chiave nel supporto alla didattica, nella mediazione, nell’inclusione e nella costruzione di un ambiente scolastico sano e motivante. Un college linguistico può essere lo spazio in cui queste competenze trovano finalmente riconoscimento e valorizzazione, contestualmente valorizzando una figura professionale del mondo dell’istruzione nascosta e relegata in qualche convitto di periferia.”
Una struttura unica, moderna e funzionale
Il progetto di “college linguistico” non si limita alla dimensione didattica: richiede una nuova visione anche in termini di spazi, architetture e organizzazione. Favilla sottolinea la necessità di una struttura unica, moderna, funzionale e coerente con gli obiettivi formativi, dotata di aule multimediali, laboratori linguistici, ambienti di apprendimento flessibili, residenze per ospiti stranieri, e spazi comuni pensati per favorire la vita scolastica e l’interazione multiculturale.
In quest’ottica, la Provincia di Bergamo e l’Ufficio Scolastico Regionale della Lombardia potrebbero giocare un ruolo fondamentale, promuovendo, insieme al mondo scolastico, un nuovo modello edilizio e organizzativo. Il tutto con l’obiettivo di far nascere non solo una nuova scuola, ma un polo linguistico e culturale di riferimento a livello nazionale.
Il Liceo Linguistico “Falcone” di Bergamo come proposta concreta
All’interno di questa visione, il Liceo Linguistico “Giovanni Falcone” di Bergamo rappresenta una realtà che potrebbe raccogliere la sfida. Con un’offerta formativa che spazia dalle lingue europee alle lingue orientali (arabo, cinese, giapponese, coreano e russo), il liceo si configura come candidato naturale per sperimentare il modello di college linguistico.
La proposta prevede un ripensamento complessivo dell’istituto, degli spazi e dell’organizzazione, ciò dovrebbe realizzarsi in collaborazione con la Provincia e l’USR Lombardia. L’obiettivo non è solo migliorare l’insegnamento linguistico già altamente qualificato, ma costruire un ambiente educativo capace di rispondere alle esigenze formative di una generazione sempre più globale, offrendo strumenti linguistici, culturali e metodologici all’altezza del mondo che cambia.
“Non stiamo parlando di un sogno irrealizzabile – sottolinea Favilla – ma di una risorsa concreta, non solo strutturale, ma culturale. Un investimento che arricchirebbe non solo la scuola, ma l’intero territorio, e darebbe un segnale forte di visione e progettualità nel campo dell’istruzione, il passo successivo? Ripensare ad un percorso intermedio tra università e scuola superiore per la valorizzazione professionale di chi vuole immediatamente sfruttare le competenze acquisite, sulla falsa riga degli ITS Accademy.”
Una scuola che guarda al futuro
La proposta del college linguistico, con la sperimentazione a Bergamo, si candida così a diventare un modello di scuola nuova, che unisce eccellenza linguistica, valorizzazione del personale, progettualità educativa e apertura internazionale. Un’idea che potrebbe segnare un punto di svolta per l’intero sistema scolastico italiano, dimostrando che innovare è possibile, se si ha il coraggio di immaginare, collaborare e costruire.
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