In moltissime scuole italiane si continuano a svolgere regolari lezioni in sedi strutturalmente irregolari e che non offrono garanzie in caso di eventuali terremoti. Anche perchè oltre la metà dei nostri istituti scolastici è stato costruito almeno 50 anni fa. Ogni tanto, però, qualche procura dice che si è superata la soglia e blocca tutto. È accaduto il 3 ottobre a Teramo, dove la magistratura ha posto sotto sequestro il palazzo del liceo classico ‘Delfico’ – che ospita anche il Convitto nazionale per un totale di 1.200 studenti – perché non sicuro proprio dal punto di vista sismico: la struttura ospita lo storico liceo classico, ma anche i licei scientifico e coreutico, oltre a 14 classi di scuola primaria e secondaria di primo grado.
L’ordinanza firmata dal tribunale di Teramo in composizione collegiale, scrive il sito internet di informazione emmelle.it, è stata notificata nel primo pomeriggio ai dirigenti dei due istituti, facendo scattare l’immediata evacuazione degli studenti e alunni del solo Convitto, perché nel liceo non c’era attività didattica pomeridiana.
Secondo quanto emerso nella conferenza stampa organizzata in serata dalla Provincia di Teramo, gli studenti del liceo ‘Delfico’ di Teramo resteranno a casa almeno per tutta la prossima settimana, in attesa che venga ripristinata la sicurezza nelle loro scuola oppure trovate delle sedi scolastiche alternative.
Il sequestro del palazzo – di proprietà della Provincia di Teramo – è la conseguenza dell’inchiesta della procura, condotta dal pm Davide Rosati, che si basa su uno studio peritale dei tecnici del Comitato tecnico amministrativo del provveditorato interregionale delle opera pubbliche di Lazio, Abruzzo e Sardegna, la cui valutazione dell’indice di vulnerabilità sismica dello storico edificio – inaugurato 90 anni fa – confuta le conclusioni di quelli fatti dalla Provincia di Teramo tra il 2017 e il 2019.
Il piano annunciato dal presidente prevede soluzioni tampone urgenti – come i locali dell’Università- per far tornare gli studenti sui banchi entro sette giorni o al massimo dieci.
Nel frattempo si avvierà la pratica per realizzare una scuola provvisoria modulare, come quelle già usate nella gestione delle emergenze terremoto, che sarà pronta entro l’inizio del 2025. Gli alunni dei corsi della primaria e delle medie saranno invece accolti temporaneamente in altri plessi cittadini, mentre i fuori sede sono stati trasferiti in albergo, come ha garantito il sindaco di Teramo, Gianguido D’Alberto.
Camillo D’Angelo, presidente della Provincia di Teramo proprietaria dello storico palazzo di piazza Dante, ha spietato che “alla base della decisione ci sono accertamenti ministeriali che parlano di condizioni non idonee a garantire la sicurezza, sia dal punto di vista della staticità strutturale che della vulnerabilità sismica”.
Secondo l’ultimo Rapporto di Cittadinanzattiva, pubblicato pochi giorni fa, da settembre 2023 sono stati 69 i crolli che hanno interessato le scuole, numero mai raggiunto negli ultimi 7 anni: di questi, 28 si sono verificati nelle regioni del Sud e nelle Isole, così come in quelle del Nord (40,5%), 13 nelle regioni del Centro (19%). In molti casi eventi preannunciati da segnali visibili ma sottovalutati.
Piccoli passi in avanti – ma ancora insufficienti se si considera che, su 40.133 edifici scolastici, 2.876 sono collocati in zona a rischio 1 e 14.467 in zona a rischio 2 – si riscontrano rispetto agli interventi di adeguamento e miglioramento sismici: poco più del 3% ha avuto interventi di questo tipo, e l’11,4% è stato progettato secondo la normativa antisismica.
Sempre sul fronte del rischio sismico, i nidi presentano una situazione meno rosea rispetto alle altre tipologie di scuole: fra strutture che hanno realizzato interventi di miglioramento e adeguamento e strutture che sono state costruite secondo la normativa sismica, si arriva al 13% di nidi “a prova di rischio sismico”, contro il 17% degli edifici scolastici statali pubblici.
Rimane sempre elevato il numero degli edifici scolastici che non possiede il certificato di agibilità (59,16%) né quello di prevenzione incendi (57,68%); senza collaudo statico il 41,50% (i dati fanno riferimento al 2022, ultimi resi disponibili sull’Anagrafe dell’edilizia scolastica).
In merito allo stato manutentivo degli edifici, sempre Cittadinanzattiva riferisce che circa il 64% dei 361 docenti intervistati da Cittadinanzattiva rileva la presenza di fenomeni dovuti alla inadeguata o assente manutenzione, prime fra tutte infiltrazioni di acqua (40,1%), distacchi di intonaco (38,7%), tracce di umidità (38,2%).
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