Anche nella Giornata Nazionale per la Sicurezza nelle Scuole, il 22 novembre, si registra un crollo all’interno di un istituto: si è verificato in una scuola dell’infanzia della provincia di Sondrio, dove dei calcinacci si sono staccati dal soffitto, all’improvviso, ferendo in modo lieve due bambine di due e quattro anni.
Non si parli più di fatalità
Il fatto è accaduto esattamente a dieci anni dal crollo del controsoffitto del liceo Darwin di Rivoli: in quell’occasione perse la vita il 17enne Vito Scafidi ed alcuni suoi compagni subirono gravi lesioni permanenti.
La Tecnica della Scuola in quell’occasione, nel riportare la notizia, sottolineò la posizione dell’allora Governo di centro-destra, che ricondusse “l’accaduto alla fatalità. Ad iniziare dal premier Berlusconi, secondo cui tutto fa pensare che si sia trattato di “una fatalità drammatica”, dal momento che “poteva succedere anche in un’abitazione”, che “non c’erano indizi di pericolosità” e che “nessuno aveva denunciato ipotesi di pericolo””.
Invece, non fu solo una fatalità. Certamente, poteva capitare anche in un’abitazione. Ma nelle scuole si verifica troppo spesso. E la colpa è dello Stato, che non investe in prevenzione.
La testimonianza della madre di Vito Scafidi
“Per quarant’anni la scuola è stata trattata come una Cenerentola, è stata violentata, distrutta” ha detto Cinzia Caggiano, la madre del povero Vito Scafidi. Mio figlio, ha continuato, non c’è più perché la Provincia di allora voleva risparmiare 500 euro. “Il mio Vito è Stato ammazzato dallo Stato”.
Sono diversi gli eventi che per l’occasione sono stati organizzati in tutta Italia, tra cui l’intitolazione di un giardino di Torino a Vito Scafidi, che gli studenti hanno ricordato con un corteo: “mio figlio vive nelle scuole”, ha commentato la madre.
Numeri impietosi
I numeri, intanto, ci dicono che c’è ancora molto da fare. Secondo il XVI Rapporto sulla sicurezza nelle scuole, presentato non molto tempo fa da Cittadinanzattiva, ogni quattro giorni di lezioni si verifica un crollo; tre scuole su quattro sono senza agibilità statica e solo una su venti è in grado di resistere ad un terremoto.
Un quadro poco confortante, confermato dalla crescita degli investimenti per la manutenzione ad opera degli enti proprietari degli edifici scolastici.
Per gli interventi ordinari, si parla di una media di 50 mila euro; 228 mila per quelli straordinari. Sulla manutenzione, come sull’adempimento delle norme e delle certificazioni richieste dalla legge, dal rapporto emerge un’Italia a ‘tre velocità’: ad investire di più sulla manutenzione ordinaria è la Lombardia (in media quasi 119mila euro), meno la Puglia (non si arriva ai 3mila euro); la verifica di vulnerabilità sismica è stata effettuata solo nel 2% delle scuole calabresi e nel 59% di quelle umbre, il certificato di prevenzione incendi è presente nel 69% degli istituti del Trentino Alto Adige e solo nel 6% di quelli laziali.
L’accordo con la Banca Europea degli investimenti
Ma cosa fanno le istituzioni? Il Governo Renzi aveva stanziato almeno sette miliardi. Ma poi sappiamo come è andata finire.
L’attuale esecutivo ha promesso di continuare su quella strada. Intanto, però, molti interventi rimangono bloccati in attesa dei finanziamenti e dell’ennesima delibera che manca.
Intanto, si continua con le intese e gli accordi. Proprio il 22 novembre è stato sottoscritto un protocollo d’intesa tra i dicasteri dell’Istruzione e dell’Economia e la Banca Europea degli investimenti per la programmazione triennale sull’edilizia scolastica 2018-2020.
“Le risorse che siamo riusciti a mettere a disposizione sono notevoli”, ha detto il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti.
“Sono 3 miliardi e mezzo su 7 che verranno destinati alle scuole con una procedura semplificata per adeguamento antisismico, la revisione delle normative riferite alla sicurezza e per ridare maggiore sicurezza agli edifici scolastici”.
“Con l’Asi abbiamo fotografato la situazione degli edifici scolastici, poi bisogna elaborare i dati per verificare eventuali spostamenti o cambiamenti nella strutturazione degli edifici. I primi risultati li comunicheremo a breve, credo a giorni”, ha concluso il ministro.
Solo un percorso avviato
Sappiamo che il ministro Bussetti ha dato priorità agli interventi per la sicurezza scolastica e abbiamo apprezzato la sensibilità verso questo tema”, ha detto Raffaella Milano, direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children.
“Certo, le risorse sono ancora insufficienti a coprire il fabbisogno reale, ma da oggi può iniziare un percorso virtuoso”, ha detto il Presidente della Provincia di Lucca Luca Menesini, intervenendo a rappresentare l’Upi al Tavolo dell’edilizia scolastica.
“Le Province – ha ricordato Menesini – hanno presentato migliaia di progetti, e di questi circa 770 sono stati accolti e considerati ammissibili, per un fabbisogno totale di circa 2 miliardi. Se tutte le Regioni rispetteranno l’impegno preso di riservare alle scuole superiori almeno il 30% delle risorse a disposizione, la copertura massima arriverebbe a non più di 500 milioni: un quarto del fabbisogno”.
Servono soldi nella legge di bilancio
“Ma i 770 progetti – ha continuato Menesini – riguardano interventi necessari: le 5.100 scuole superiori italiane hanno bisogno di investimenti per la messa in sicurezza, per la modernizzazione di aule e laboratori, per l’efficientamento energetico. Dobbiamo garantire ai 2 milioni e mezzo di ragazzi e ragazze che ci studiano, aule accoglienti e sicure, edifici e strutture in grado di accompagnarli nella loro formazione e nel percorso di istruzione”.
“Per questo oggi a questo tavolo chiediamo al Ministro Bussetti di sostenere le nostre richieste avanzate in Parlamento sulla Legge di Bilancio 2019, perché si riesca almeno a coprire con 1 miliardo e mezzo tutti gli investimenti per le scuole superiori”, ha concluso il rappresentante Upi.