Scuole non a norma, ora i presidi le chiudono: meglio interruzione pubblico servizio che il carcere

Purtroppo è risaputo che di scuole non a norma in Italia ve ne sono tante, soprattutto perché la metà degli istituti viaggia ormai per il mezzo secolo di vita.

A complicare le cose è il fatto che la nostra Penisola presenta diverse zone sismiche, che trasformano la mancata messa a norma in una spada di Damocle sulla testa di alunni, insegnanti e personale scolastico. Nemmeno l’ingente impegno del Governo Renzi, che ha speso alcuni miliardi di euro per la messa in sicurezza delle nostre scuole, è riuscito sinora a cambiare questo stato di cose.

Fin qui nulla di nuovo. Una novità però c’è: è quella che, nei casi in cui sia accertata la mancanza di sicurezza per chi vive l’edificio, i presidi sembrano diventati più inclini, rispetto al passato, a chiudere gli istituti.

È andata così ad Ostia, la località di mare più vicino alla capitale, dove circa cento alunni di una scuola primaria rimarranno a casa “sine die”.

La scuola, scrivono le agenzie di stampa, è la “via Mar dei Caraibi”, ad Ostia: la dirigente, Lucia Carletti, ha disposto con una Circolare “l’interruzione delle lezioni” delle classi IV e V, sezioni E ed F, “a partire dal giorno 22.09.2017 fino all’individuazione di soluzioni organizzative”.

Il provvedimento fa seguito al verbale dei vigili del fuoco che hanno chiuso l’ala sinistra del plesso: in pratica, è stato interdetto l’accesso alle aule del secondo piano, all’area sottostante i balconi nonché l’uso di una scala e di una parte dello spazio esterno.

La scuola non versa in condizioni ideali: qualche giorno fa ha dovuto affrontare alcuni problemi ai servizi igienici.

Di sicurezza degli edifici scolastici ed eccessivi rischi per i presidi si è parlato il 21 settembre a Montecitorio, presso le commissioni riunite Cultura e Lavoro, alla presenza di esperti sulla sicurezza scolastica e dell’ex giudice di Cassazione Raffaele Guariniello, in occasione di una audizione del sindacato Udir. Il quale sostiene di avere “aperto una breccia su una tematica impantanata da norme strozza-presidi e conservatorismi”: durante l’audizione si sono esaminate le richieste di modifica della normativa vigente, presentate dalla delegazione Udir a Montecitorio.

 

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Walter Rizzetto, (Fratelli d’Italia-AN), vicepresidente XI Commissione Lavoro della Camera, si è detto pronto a presentare un emendamento alla legge di stabilità che sollevi la presidenza delle scuole dalle responsabilità amministrative e penali relative alla violazione delle norme del testo unico dopo la segnalazione alle autorità competenti dei rischi a cui sono sottoposti gli edifici della scuola, rischi strutturali e ambientali: “sono completamente contrario a questo modus operandi contro il dirigente scolastico, magari è un docente di lettere che non sa definire la gravità di una crepa. Serve un segnale forte: sino alla chiusura dell’istituto”, ha concluso il deputato.

Tra i presenti all’audizione c’era anche Raffaele Guariniello, ex giudice di Cassazione: seguì il processo sul crollo del convitto dell’Aquila che il 6 aprile 2009 portò alla morte di quattro persone. Al termine del lungo dibattimento, nell’ottobre 2014, la Cassazione sentenziò la condanna quattro anni dell’allora preside di quel Convitto, il ds Livio Bearzi.

Quella condanna, probabilmente, ha creato uno spartiacque: da quel giorno, molti presidi hanno trovato meno rischioso chiudere il loro istituto non a norma (rischiando di ‘beccarsi’ una denuncia per interruzione di servizio pubblico), piuttosto che limitarsi a segnalare agli enti locali i motivi della pericolosità (rischiando di finire alla sbarra in caso di crolli e tragedie, come quella dell’Aquila del 2009).

Guariniello ha detto che “c’è un problema di fondo, la disponibilità di risorse non illimitate e la difficoltà di sospendere l’attività. Per il caso dell’Aquila si è compreso questo: non avete i soldi? Allora bisognava chiudere il convitto nazionale. Oggi, in pratica, viene detto: non hai le risorse, chiudi la scuola. Allora dico, dobbiamo dire grazie a questi dirigenti scolastici”.

Marcello Pacifico, presidente Anief-Udir, ha detto che il preside in Italia “la mattina apre le scuole, ma tra amministrativo, civile e penale, ha 105 capi d’imputazione. Noi abbiamo presentato una proposta: aggiungere un titolo tredicesimo bis al T. U. sulla sicurezza, laddove il testo unico sulla sicurezza non si è occupato in passato del problema specifico della dirigenza scolastica. Chi è il datore di lavoro? È vero che il dirigente scolastico è il datore di lavoro sull’organizzazione, ma non ha potere di spesa, né d’intervento”.

 

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Alessandro Giuliani

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