Ha fatto il giro dell’Italia la notizia del gruppo di studenti — volto coperto da passamontagna e incappucciati con le felpe — che tra domenica 20 e lunedì 21 gennaio ha deciso di occupare l’istituto professionale per i servizi alberghieri e della ristorazione Giacomo Matteotti di Pisa, impedire ai compagni di fare lazione e poi, seguito di un vero e proprio blitz durato un paio d’ore, distruggere tutto quello che avevano a portata di mano. A reagire vibratamente è stato anche il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti: intervistato dal Tirreno, il responsabile del Miur ha detto che nell’istituto si sono compiuti dei veri atti vandalici ed “è gravissimo. Parliamo di veri e propri reati che come tali devono essere giudicati”.
Verso i giovani responsabili dell’occupazione “va adottata una linea dura. Sono certo che ci saranno provvedimenti severi”, ha detto ancora Bussetti, invitando anche “a interrogarsi profondamente sulle implicazioni educative di questa vicenda”.
Per il ministro il capo d’istituto va “supportato” perchè “nessuno, dirigente, studenti e docenti deve sentirsi in balia dei vandali”, saprà “agire nel migliore dei modi”.
Sul fronte del rispetto delle regole, probabilmente più di qualcosa con quei ragazzi di Pisa “non ha funzionato”, e l’intera comunità (famiglie comprese) deve “interrogarsi sul perchè un gruppo di violenti abbia scelto di danneggiare una scuola per avere visibilità”; quella “che i vandali cercano, e ottengono, grazie all’amplificazione dei social media”.
L’aspetto “molto positivo” di quello che è accaduto è però stato quello della “netta presa di distanza degli altri studenti”.
Intanto, mercoledì 23 gennaio gli alunni dell’istituto alberghiero pisano sono tornati in classe e le lezioni sono riprese regolarmente.
Intanto, si contano i danni dell’azione devastante del gruppo di studenti incappucciati dell’istituto di Pisa: fotocopiatrici rotte, computer spariti, banchi rovesciati e distributori automatici completamente smontati. Secondo le prime stime, riportate dai giornali, i ragazzi avrebbero provocato fino a 20 mila euro di danni.
Skuola.net ha di recente verificato, a seguito di un sondaggio cui hanno partecipato circa 2 mila studenti, che una occupazione su tre porta a comportamenti estremi: il 34% dei ragazzi che hanno partecipato a un’occupazione, infatti, ha riportato episodi di furti, il 48% di atti vandalici e danni alle strutture (37% lievi, 11% gravi).
Non tutti hanno però difese il preside del Matteotti di Pisa: “Non mi sono piaciute le parole finali del preside, che ha detto ‘non bisogna punire, ma bisogna far pagare per quello che si è fatto'”, ha detto Dario Nardella, sindaco di Firenze, commentando i danneggiamenti all’istituto alberghiero di Pisa.
Secondo il primo cittadino di Firenze, “la scuola non deve essere un’istituzione punitiva, però quando si sbaglia se si abbassasse la guardia sarebbe un danno ulteriore, quindi chi ha fatto queste cose merita di pagare perché si è preso una responsabilità brutta”.
“Credo che da un lato si debba essere molto severi nel prendere provvedimenti – ha affermato, intervenendo alla rassegna stampa di Italia 7 – dall’altro non dobbiamo essere ipocriti, dobbiamo prenderci carico di questi ragazzi: se i ragazzi fanno questa cosa abbiamo fallito noi adulti per primi. Non scarichiamoci di dosso la responsabilità gettando addosso a loro tutta la colpa, ma chiediamoci perché in una società cosi succedono queste cose”.
Nel frattempo, scrivono le agenzie, dilagano le occupazioni studentesche a Pisa: il 23 gennaio anche gli stuenti dei licei artistico e scientifico hanno occupato gli edifici e le lezioni, portando a cinque il totale delle scuole superiori dove non si fa lezione.
La protesta del movimento studentesco pisano riguarda soprattutto le condizioni dell’edilizia scolastica ma anche alcune vicende politiche locali.
L’occupazione, hanno fatto sapere gli studenti del liceo scientifico ‘Ulisse Dini’, non è rivolta “contro l’istituto: studiare in una scuola riconosciuta a livello nazionale come tra le migliori non è altro che una grande fortuna, ma il liceo Dini si rifiuta di essere e rimanere una cattedrale nel deserto, ma vuole offrire il suo atto di protesta come esempio in un contesto generale sempre più problematico”.
Nel mirino, c’è anche il nuovo esame di maturità, cambiata in corso d’anno: “Un provvedimento assurdo che mette in grave difficoltà studenti e docenti”.
In generale, i liceali pisani affermano che la protesta affonda le radici nelle recenti manifestazioni di Roma, Livorno e Pisa e “il messaggio che la gioventù di queste città sta mandando è chiaro e univoco: mettere sotto accusa tutta la classe politica attuale, governo incluso, che ignora sistematicamente alla radice i problemi di tutto il sistema e insegue invece politiche demagogiche e inconsistenti, con una gestione che mira al consenso attraverso un clima di tensione e confusione generale che può solo alimentare il forte disagio latente”.
"Nelle more dell’emissione della nota M.I.M. sui termini, modalità e presentazione delle domande, da parte…
Nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, una settantina di studenti di tre…
L’insegnante e scrittore Christian Raimo ripercorre con ‘La Tecnica della Scuola’ i motivi che hanno…
La rivista online La Scuola Oggi ha organizzato un dibattito pubblico sul tema “Aggressioni in…
In occasione della Giornata della Sicurezza nelle Scuole, il Ministero dell’Istruzione e del Merito d’intesa…
Nelle scuole della provincia autonoma di Trento sta per arrivare una grande novità: come annunciato…