Le scuole paritarie stanno per dichiarare “bancarotta già entro maggio”, per via dell’emergenza Coronavirus che ha da alcune settimane ha prodotto la sospensione delle rette d’iscrizione e per altri servizi da parte delle famiglie degli alunni iscritti: lo dicono i Superiori Maggiori degli ordini religiosi, allargando così la già lunga lista di coloro che chiedono un intervento urgente da parte del Governo. Le scuole paritarie cattoliche, già da anni in difficoltà economiche, rischiano di subire il colpo finale
Attualmente la scuola paritaria conta in Italia quasi 900.000 alunni, 180.000 tra docenti e operatori scolastici, 12.000 sedi scolastiche distribuite su tutto il territorio nazionale. E soprattutto nella scuola dell’infanzia e primaria, gli istituti paritari, in alto numero cattolici, permettono di coprire il servizio con spese per lo Stato notevolmente ridotte rispetto a quelle che invece dovrebbe sostenere qualora si attivassero istituti di tipo pubblico.
“Senza un intervento serio dello Stato il 30% delle scuole pubbliche paritarie sarà destinato a chiudere entro settembre”, hanno fatto sapere in una nota Madre Yvonne Reungoat, e padre Luigi Gateani, presidenti Usmi e Cism.
“I segnali che arrivano dai Gestori, dai Direttori/Direttrici didattici e dagli Economi sono drammatici”, “non ci sono più soldi per pagare i dipendenti” “non ci sono le condizioni per arrivare fino a giugno”.
“La scuola pubblica paritaria da noi sostenuta e rappresentata non è una scuola di borghesi, di élite, ma è costituita, in buona parte, da una popolazione scolastica fatta da famiglie che non ce la fanno a pagare la retta mensile; si tratta di una scuola che abita zone povere e risponde a situazioni di disagio del nostro territorio, che agisce in termini di sussidiarietà rispetto al diritto all’istruzione”, hanno sottolineato i due religiosi.
I due chiedono quindi al Governo di intervenire “con un fondo straordinario, unica misura realmente efficace e non elemosina, o garantire la detraibilità del 100% delle rette sostenute dalle famiglie”.
Nei giorni passati, erano intervenuti per un sostegno, a vario titolo, per le scuole paritarie diversi partiti: dopo la Lega, Italia Viva e Forza Italia, anche il Partito Democratico aveva speso parole di preoccupazione, in particolare attraverso Valeria Fedeli, senatrice Pd ed ex ministra dell’Istruzione.
Il 17 aprile è tornato alla carica Gabriele Toccafondi, capogruppo di Italia Viva in Commissione Cultura alla Camera (“da settimane abbiamo lanciato allarme e presentato emendamenti per creare subito un fondo in aiuto alle scuole paritarie perché sono sempre di più le famiglie che non possono pagare la retta”) ed è stata la volta del vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli, di Fratelli d’Italia.
Secondo Rampelli “la scuola statale pubblica, già in debito d’ossigeno, deve essere messa in condizione di rilanciarsi mentre una volta costretta ad assorbire la moltitudine di studenti provenienti dalle scuole paritarie e private estinte sarebbe condannata a un penoso abisso”.
Rampelli sostiene che il decreto “’Cura Italia’ può essere il decreto giusto per sospendere le rette alle famiglie e provvedere al ristoro delle scuole da parte dello Stato. Ho presentato in commissione una proposta che va in questa direzione e mi auguro che la maggioranza lo sostenga, nell’interesse comune”.
Nella proposta di FdI si prevede che senza un intervento statale chiuderà entro settembre il 30% delle scuole pubbliche paritarie, con forti “rischi per l’erogazione di un servizio fondamentale, la libertà di scelta del modello educativo da parte delle famiglie e la perdita di tanti posti di lavoro”.
Secondo Federico Mollicone, capogruppo in commissione Istruzione, Paola Frassinetti, vicepresidente della commissione Istruzione, e Carmela Bucalo, responsabile Scuola Fratelli d’Italia, la proposta di FdI va approvata perché in queso modo andranno sospese le rette alle famiglie, sostenute economicamente le scuole e istituito un credito d’imposta del 60% sugli affitti che devono pagare. Ci auguriamo che la sinistra non ricada nel proprio storico pregiudizio e ascolti queste proposte di buon senso”.
A la sinistra non sembra fare opposizione. Anzi. “Raccogliamo il grido d’allarme delle scuole pubbliche paritarie per i gravi problemi creati dalla crisi in corso – ha detto Graziano Delrio, capogruppo democratico alla Camera -: il loro contributo al sistema nazionale di istruzione e alla libertà educativa è fondamentale. Sosterremo con convinzione l’azione del governo per superare queste difficoltà”.
Nel corso dell’esame al Senato del decreto Cura Italia, il gruppo Pd ha anche presentato un emendamento per riconoscere ai soggetti pubblici e privati, tra cui le scuole paritarie, comunali o private, un contributo forfettario mensile per ogni bambino, a compensazione delle mancate rette.
La responsabile Scuola del Partito Democratico Camilla Sgambato, la senatrice Vanna Iori e la deputata Flavia Piccoli Nardelli, capigruppo nelle commissioni Cultura di Senato e Camera, hanno spiegato che Elena Bonetti (Pd), ministra della Famiglia e delle Pari Opportunità, aveva votato contro quella modifica: ma ora sembra avere sposato la causa che salverebbe le paritarie dal baratro.
Inizialmente, “per motivi che sfuggono alla nostra comprensione, il ministero della Famiglia, al contrario di quello dell’Istruzione, ha dato parere negativo nonostante fossero state individuate coperture coerenti. Per tali ragioni, ci è stato chiesto di trasformare l’emendamento in un ordine del giorno. E così abbiamo fatto ma solo dopo aver ottenuto dal Governo un preciso impegno affinché la nostra proposta fosse ripresa nell’ormai imminente ‘decreto aprile'”.
Per il PD, “questa misura è indispensabile per la sopravvivenza di una parte fondamentale dei servizi per i nostri bambini e per la salvaguardia dei posti di lavoro”: si tratta di “un presidio educativo imprescindibile che si fonda su due principi cardine della nostra democrazia, la libertà educativa e la sussidiarietà. Non permetteremo in alcun modo che falliscano”.
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