Il sito dell’UCCR (Unione Cristiani Cattolici Razionali) ripubblica con altro titolo, “Le scuole paritarie sono le più formative, premiate da Eduscopio 2018”, l’articolo di Luisa Ribolzi già pubblicato giorni fa da il sussidiario.net, e che già ho avuto modo di commentare su Tecnica della Scuola (link 1) e su Aetnascuola.it (link 2)
Interessante commento da segnale è quello di Marina Boscaino e Giorgio Tassinari sul blog di MicroMega (link 3), dove Eduscopio viene prima etichettato come “cinepanettone” e poi contestato nonostante il suo “Grande successo di critica, a tener conto della grande risonanza mediatica. Tuttavia non siamo convinti della “bontà” dell’operazione; la troviamo mistificatoria, almeno sotto tre punti di vista”.
Boscaino e Tassinari giustamente sottolineano “Quello che negli Stati Uniti è chiamato l’“effetto Volvo” (basterebbe constatare il numero di auto di grossa cilindrata che accompagnano i ragazzi a scuola la mattina per predire i risultati dei loro test di apprendimento) si riverbera in maniera non sorprendente anche nelle graduatorie di Eduscopio”. Cioè la nota relazione o circolo virtuoso tra “istruzione dei genitori ↔ reddito familiare ↔ pregio dell’abitazione e dell’autovettura ↔ salute ↔ qualità della vita ↔ profitto scolastico dei figli ↔ occupazione dei figli ↔ minore dispersione scolastica“ ovviamente si parla di medie e salvo possibili eccezioni di ragazzi incapaci, sbandati e viziati.
Infatti l’entusiasmo di Luisa Ribolzi è per le scuole milanesi Alexis Carrel e Sacro Cuore e manca sia qualsiasi riferimento alle condizioni economiche familiari e locali, sia una sintesi complessiva della situazione nazionale secondo Eduscopio.
Dal XX Rapporto CSSC sulla scuola cattolica (link 4) possiamo leggere a pag. 8: “Nell’insieme il 58,6% delle scuole cattoliche si trova nelle regioni del Nord, il 16,0% al Centro e il 25,4% al Sud” e da sola la Lombardia ha il 24,2%% (che è pari a una volta e mezza la media nazionale; 1.922 scuole su 7.933)!
Per quanto riguarda le Scuole Secondarie di II grado, abbiamo che il 61,5% delle paritarie cattoliche si trova nelle regioni del Nord, il 19,4% al Centro e il 19,1% al Sud, e da sola la Lombardia ha il 34,1% (pari al doppio della media nazionale; 205 su 602)!
Viene spontaneo esclamare “bella forza!” e si capisce perché c’è chi si ripromette di “fare della Lombardia la locomotiva della parità scolastica, anche dal punto di vista economico, per l’intero Paese” (link 5),
Tra qualche giorno (il 22 nov. p.v.) ricorre il primo anniversario dalla Costituzione del “Gruppo di lavoro sul costo standard dell’alunno” avvenuta con DM 917/22.11.2017 (link 6) del ministro Valeria Fedeli.
Il Gruppo, accolto con entusiasmo all’annuncio, applaudito come “Un passaggio storico, un punto di non ritorno”, si riunì una sola volta il 20 dic. 2017 poi scomparve dai radar e non se ne è saputo più nulla, omettendo così di assolvere ai compiti assegnati; compiti impegnativi (essenzialmente valutare in dettaglio la fattibilità tecnica, economica, operativa, politica del costo standard) visto che la durata in carica venne stabilita in un triennio, con possibilità di rinnovo.
La celebrazione di un primo “Costo Standard Day” potrebbe stimolare e indurre il Miur a fare il punto in proposito, a verificare finalmente se quanto continua a proporre e sostenere il “gruppo di pressione pro-paritarie” è davvero confermato valido e fattibile; da notare che i “pro-paritarie” sembrano ritenere che il costo standard da loro richiesto abbia già superato tranquillamente gli esami del Gruppo di lavoro suddetto!
Il Gruppo di lavoro dovrebbe dare risposte ad alcune domande importanti, strategiche, quali:
si avrebbe davvero un risparmio consistente per il bilancio statale? 17 miliardi di euro, o solo 2,8 miliardi? oppure un solo misero milione (link 7)? e decorrere da quando, visto che c’è chi segnala “nel passaggio secco dal sistema di finanziamento attuale ad un modello basato sul costo standard, il costo complessivo a carico della fiscalità in prima battuta aumenterebbe” (link 8)?
Infine, forse non è inutile esplicitare che le osservazioni formulate (qui come altrove) non sono conseguenze di ideologie o odiologie, ma solo coerenti, allineate e conseguenti al giudizio oggettivo sull’iniziativa impossibile (?) di chi si è prefisso di aggirare il ben noto e granitico “senza oneri per lo Stato”, con l’espediente o l’escamotage del costo standard più la triangolazione Stato-famiglie-scuole private; in altre parole, l’impraticabilità costituzionale del percorso rende l’obiettivo utopistico più che difficile e aleatorio.
Bisogna anche considerare che la l. 62/2000, oltre che di costituzionalità dubbia, risulta monca, incompleta proprio per aver dovuto scansare un’incostituzionalità palese. Tanto che, il 24.3.2018, alcuni deputati della Lega (Comaroli ed altri) hanno presentato il ddl n. 354 volto alla modifica proprio dell’art. 33, c. 3, Cost. mediante la soppressione delle parole «, senza oneri per lo Stato.
Vincenzo Pascuzzi
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