«Io stessa fino qualche tempo fa conoscevo poco il comparto scuola paritaria. L’esperienza di questi anni mi ha permesso di conoscerlo meglio consentendomi un approccio più reale chiarendo cosi l’importanza di tutto il sistema integrato composto da scuola pubbliche statali e paritarie. » – ha dichiarato la Senatrice Tiziana Drago del MoVimento 5 Stelle – ai microfoni di MCTV in uno speciale Scuola.
Ma – aggiunge – «in questo momento di emergenza covid-19 a fronte dell’allarme che a settembre 2020, una su tre di queste 12 mila scuole rischiano di non riaprire con il reale rischio che 300 mila saranno gli allievi che si riverseranno nella scuola statale, ho rivisto la mia posizione.
Condivido la linea che sr Anna Monia Alfieri porta avanti da 10 anni: sia garantita una quota capitaria alle famiglie pari ai costi standard di sostenibilità per allievo per scegliere fra una scuola pubblica statale e pubblica paritaria. A beneficiarne sarà anzitutto la scuola statale che, a fronte di un costo allievo che si aggira dai 8.000 ai 9.000 euro, è in sofferenza per mancanza di autonomia».
La senatrice Drago ha studiato la documentazione e difatti chiarisce, per fugare il campo da ogni dubbio, che «la proposta di Alfieri (che incontra ormai la più ampia convergenza sia scientifica e politica sia della base dei cittadini) implica che i docenti verranno assunti attingendo ad un albo secondo le graduatorie, nelle scuole paritarie come in quelle statali. Pari diritti a parità di doveri. Queste scuole serie non temono i controlli di uno Stato garante, tutt’altro. Nessun privilegio, nessun sostegno economico domandano queste scuole, ma semplicemente che sia posto al centro lo studente e il suo diritto di apprendere senza alcuna discriminazione economica».
Inoltre aggiunge: «Questa proposta ha in sè la struttura per migliorare tutto il comparto scolastico italiano, sanare il precariato, pagare di più i docenti (una classe altamente sottopagata), risolvere il problema delle classi pollaio, spendere meglio le risorse. Non si tratta di tagliare i costi ma di spendere meglio».
La Senatrice Drago, catanese, conosce bene la realtà della scuola in Sicilia e fa un affondo su questa realtà. «Il sistema integrato siciliano conta 4102 sedi scolastiche statali, frequentate da 717.202 allievi; 993 le sedi scolastiche paritarie frequentate da 39.202 allievi. Il rischio reale, a fronte di un mancato aiuto alle famiglie, di vedere la chiusura di 300 scuole paritarie in Sicilia evidentemente condanna la scuola statale a non ripartire, non potendo – con la necessità del distanziamento sociale e delle classi pollaio – accogliere 11 mila allievi. In aggiunta, per settembre 2020 si imporrebbe ai cittadini una tassazione maggiore, per far fronte al costo, di 100 Ml di euro. Un disastro da scongiurare evitando la guerra fra poveri» conclude la senatrice. In che modo? La senatrice guarda agli appuntamenti dei prossimi giorni in Parlamento.
Infatti, in un momento storico in cui appare evidente che in Parlamento serve una maggioranza di fatto ancor prima che politica, occorre “la conta stile Aldo Moro” e sembra che molti parlamentari abbiano accolto l’appello. Anche la senatrice Drago assicura ai nostri microfoni l’impegno personale nelle prossime discussioni in Parlamento del Decreto Scuola. «Mi impegno a sostenere – dichiara – la proposta depositata della detrazione integrale della retta pagata dai genitori della scuola paritaria, che oggettivamente pagano due volte, con le tasse prima e la retta poi. Il rischio della chiusura di un terzo di questo comparto (complessivamente 12mila sedi scolastiche, 900 mila allievi, 160 mila dipendenti) costerebbe 2.4 mld di euro allo Stato, con una reale difficoltà per la scuola statale di ripartire, già gravata dalle proprie classi pollaio».
Per risolvere quest’ultimo problema, la senatrice guarda alla proposta che il comparto scuole paritarie ha espresso in una nota CISM-USMI alcuni giorni fa. Difatti Drago aggiunge «Queste scuole paritarie hanno proposto di utilizzare le 40 mila sedi scolastiche statali e le 12 mila sedi scolastiche paritarie per consentire la riapertura delle scuole tutte, in modo che gli 8 milioni di studenti italiani rientrino in classe in sicurezza».
La senatrice pentastellata chiarisce, a scanso di equivoci, che non intende affatto «sostenere le scuole private (non paritarie) e le scuole d’élite dalla retta over 8mila, che non solo non sono colpite dalla crisi, ma hanno altre logiche. Oggi si rischia proprio di perdere le scuole paritarie serie e quelle che non tagliano in due la società, essendo scuole che hanno una retta dai 2.000-2.500-3.000 euro per la scuola dell’infanzia, ai 4.500 euro al massimo per le scuole secondarie. Sono scuole che in tempi di covid-19 operano con la didattica a distanza a loro carico, essendo gli 85 mln destinati solo alla scuola pubblica statale. Sappiamo tutti che oggi 1.300.000 allievi non vengono raggiunti con la DAD e sono i più poveri, con l’evidenza che il ricco sceglie e il povero si accontenta… Questo risultato è stato determinato da un sistema classista. La matrice del partito che rappresento, estremamente attenta alle fasce più deboli, non può permettersi che la scuola resti un sistema classista cessando di essere un ascensore sociale. Il nostro partito deve essere quanto mai sensibile a rimuovere qualsiasi ostacolo economico, soprattutto in entrata. Ocse-Pisa ci ha dimostrato che il sistema scolastico è iniquo, perchè il successo scolastico è direttamente correlato alle condizioni economiche. Gli studenti non hanno tutti gli strumenti e i prerequisiti necessari e il sistema scuola tende ad alimentare queste differenze, non riesce più a colmarle».
A conclusione, un appello alla responsabilità politica che rappresenta una delle più alte forme di servizio al cittadino: «In questo momento di emergenza ciascuno di noi ha una responsabilità enorme per permettere all’Italia del dopo covid-19 di ripartire. Se non riparte la scuola non riparte il Paese. Come potremmo pensare di condannare il sistema scolastico italiano a costi cosi ingenti? 3mld di euro ha chiesto l’ex ministro Fioramonti (economista) per riaprire la scuola statale a settembre; un’aggiunta a questa somma è chiaramente insostenibile. Noi oggi dobbiamo aiutare la famiglia e questo comparto per aiutare la scuola statale a ripartire. E’ questa la lettura senza gli occhiali di un pregiudizio che nessuno di noi oggi può permettersi. Ne va della vita della Nazione».
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