I lettori ci scrivono

Scuole paritarie e la “lettera ai politici sulla libertà di scuola”

Il naufragio del costo standard

Ha avuto ragione don Marino Tozzi, che a proposito del Gruppo di lavoro sul costo standard, così scriveva all’Avvenire (giornale dei vescovi Cei): “Intanto però uno scopo è raggiunto: prima che la Commissione [Gruppo di lavoro è la denominazione precisa] cominci a operare arriveranno le festività natalizie. Subito dopo ci troveremo in piena battaglia elettorale. Lo scenario politico cambierà e in un baleno arriverà l’estate e quindi… tutti al mare. E delle promesse della ministra Fedeli non parlerà più nessuno” (link 1). Era il 9.12.2017, undici giorni dopo (il 20 dicembre) il Gruppo di lavoro si riuniva per la prima e unica volta, poi scompariva dal radar nell’indifferenza e nel silenzio di tutti.

La “madre di tutte le battaglie”

Sono passati dieci mesi e il “gruppo di pressione pro-paritarie” sta ora rimettendo in moto la “la madre di tutte le battaglie” (link 2 ) con l’obbiettivo di sempre, cioè conseguire la parità economica completa a carico dello Stato per le scuole paritarie cattoliche, e sembra voglia farlo con i soliti collaudati (?) protagonisti, con le solite modalità (articoli vari, convegni, massiccio uso dei media e dei social, ….), con le solite e ben note argomentazioni, ivi incluse imprecisioni, interpretazioni opinabili, mezze verità e omissioni. Non risulta che sia stato fatto un consuntivo delle attività svolte e dei risultati conseguiti (o non), né un reset, un inventario, una conseguente messa a punto di strategia o di programmi. Molto probabilmente, invece, in sede privata e riservata qualche valutazione è stata fatta.

La “Lettera ai politici sulla libertà di scuola” e recensioni

Costituisce novità la recente (ottobre 2018) pubblicazione del libro “Lettera ai politici sulla libertà di scuola” di Anna Monia Alfieri e Dario Antiseri  (link 3). Ne risultano finora alcune recensioni scopo promozionale: la prima della Diocesi di Milano (link 4), la seconda di Luigi Corbella (link 5), la terza di Tecnica della Scuola (link 6) poi l’articolo di Nicola Porro su Il Giornale di domenica 14 ottobre (link 7), ancora il giorno dopo sempre su Il Giornale l’articolo di Giancristiano Desiderio  (link 8). Qualche altra ancora, ma meno importante.

Da dette recensioni o presentazioni si capisce che il volume riassume e organizza argomenti noti e ben divulgati negli ultimi anni sia dalla suora marcellina che dal filosofo cattolico; inoltre, la cabina di regia o lo stato maggiore della “madre di tutte le battaglie”, costituito dalla gerarchia cattolica (parroci, vescovi, cardinali, Cei, i veri interessati) deve aver dato, confermato o modificato le direttive alla “truppa” dei vari gestori delle paritarie. È anche intervenuta esplicitamente e direttamente anche la Santa Sede, con il card. Giuseppe Versaldi (link 9 ), che è Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica ovvero super-ministro di tutte le scuole e università dello Stato Vaticano, non solo in Italia ma nel mondo cattolico.

Recensioni ripetitive, déjà vu

Le argomentazioni a sostegno del finanziamento da parte dello Stato sono, come già ricordato, le stesse degli ultimi anni, fragili, poco convincenti, a volte pretestuose. Sono state già analizzate, messe in dubbio e anche contraddette più volte con vari documenti (link 10link 11link 12) che non conviene ripetere. Chi fosse interessato trova anche altro materiale in rete.

In estrema sintesi, il “senza oneri per lo Stato” costituzionale è vincolante e non può essere aggirato con escamotage, né con “interpretazioni bizzarre o fantasiose”. Occorrerebbe una riforma costituzionale, tanto che la Lega ora l’ha già proposta: è il ddl n. 354 del 24 marzo 2018. Seguiremo l’iter.

Scansano la Costituzione ma citano la Dichiarazione ONU e la Risoluzione UE (che leggi non sono)

Appare riempitivo e platonico il ricorrente richiamo all’art. 26 della Dichiarazione Universale sui Diritti Umani/ONU (1948) che costituisce però non una legge sovra-nazionale, ma un “ideale comune da raggiungersi ….” come riportato all’inizio della Dichiarazione stessa: “L’Assemblea Generale proclama la presente dichiarazione universale dei diritti umani come ideale comune da raggiungersi da tutti i popoli e da tutte le Nazioni, al fine che ogni individuo ed ogni organo della società, avendo costantemente presente questa Dichiarazione, si sforzi di promuovere, con l’insegnamento e l’educazione, il rispetto di questi diritti e di queste libertà e di garantirne, mediante misure progressive di carattere nazionale e internazionale, l’universale ed effettivo riconoscimento e rispetto tanto fra i popoli degli stessi Stati membri, quanto fra quelli dei territori sottoposti alla loro giurisdizione”.

Considerazioni simili valgono per la Risoluzione del Parlamento Europeo sulla libertà di Insegnamento (1984) in cui il Parlamento Europeo “chiede” – verosimilmente ai Parlamenti dei singoli Stati – il riconoscimento di principi e di misure per l’attuazione; perciò anche questa non è una legge sovra-nazionale.

Le paritarie allineate alle statali

Non supportata dai fatti, cioè da dati numerici chiari e affidabili e dal confronto con la scuola statale, risulta la lamentazione sul calo di iscritti, sulla chiusura delle scuole, ora anche dal “taglio”, cioè dal calo di docenti segnalato da Disal (link 13). Però, in termini percentuali, la situazione delle paritarie coincide con quella delle statali, salvo differenze dell’ordine del 2% o meno, causate dal fatto che le paritarie sono maggiormente presenti nelle scuole dell’infanzia e siamo in fase di nascite calanti.

In proposito conviene ricordare che la questione scuole paritarie è duplice, sono due situazioni diverse: da una parte le scuole dell’infanzia, dall’altra le restanti, e che perciò andrebbero affrontate separatamente (link 14). Per le prime, le famiglie potrebbero forse agire una class action per ottenere l’adempimento del comma 2, art. 33, Cost. oppure indennizzi di rette pagate.

Due confronti di Tecnica della Scuola

L’articolo citato di Tecnica della Scuola è interessante perché richiama due confronti: uno valido, interessante, da tener presente, l’altro meno e pretestuoso.

Il primo è il confronto con l’UE e l’Ocse dove dati, percentuali, posizioni nelle classifiche confermano che l’istruzione pubblica in Italia è messa malissimo, trascurata dai governi, è agli ultimi posti, in zona …. retrocessione se fosse una squadra di calcio! Appare un piccolo errore da segnalare; l’Italia investe non il 4,9% di Pil ma solo il 4,0% di Pil (4,9 di Pil è invece la media UE, la differenza in assoluto corrisponde ad …. appena a 15 mld € in meno!). Mancano anche dati e confronti relativi alle retribuzioni di docenti, ata, presidi e sulla situazione di edifici scolastici e spazi dedicati.

Il secondo confronto cita dal libro, come esempio, la realtà economica del L.S. Statale Leonardo da Vinci di Milano e quella di una scuola privata paritaria imprecisata: il L.S. costa 10 mila euro per anno e per studente, la seconda solo 500 euro all’anno per studente. Questo confronto non ha proprio senso logico, non sussiste, non è utile a nessuno, serve a (tentare di) drammatizzare e oggettivare una lamentela, ma non a giustificare contributi economici alle paritarie. Manca di validità perché si riferisce a situazioni completamente diverse, inoltre dà implicitamente veste statistica impropria a un solo unico caso, esaminato da una sola unica agenzia – la Deloit – seria ma sola. Si poteva quanto meno prendere come paragone una scuola privata paritaria con dimensioni e caratteristiche simili.

Due esche per il governo

La prima esca, che risale al 2014 e consisteva nel risparmio stratosferico (17 miliardi di euro pari a un terzo o un quarto del budget Miur!) conseguente all’introduzione del costo standard, è stata pian piano messa in ombra, accantonata, non se ne parla più. Nessuno ha detto ha detto perché, né “scusate, ci siamo sbagliati”.

La seconda esca è costituita da presunti, imprecisati, teorizzati, indimostrati miglioramenti della qualità delle scuole dovuti alla concorrenza virtuosa (?) fra paritarie e statali. Vengono richiamate acriticamente le teorie di Milton Friedman (link 15), premio Nobel, ecc. ecc., bla bla bla, teorie appunto, ipotesi astratte, senza conferme convincenti univoche. Infatti c’è chi contesta Friedman (link 16link 17link 18link 19).

Riguardo a Friedman, così scriveva nel 2006 Richard Adams sul theguardian.com:

“Milton Friedman, who has died aged 94, was not the most important economist of the post-war era – that title belongs to the brilliant Paul Samuelson – but he was certainly the most controversial. Yet despite his views being championed by so many politicians on the right, it may come as a surprise that Friedman’s career as a policymaker largely ended in failure.”

“But very few of Friedman’s most cherished proposals were ever put in to practice.”

“Friedman also railed long and hard for school vouchers to be adopted, to little avail, and his libertarian leanings provoked him to call for recreational drugs and prostitution to be legalised. He lobbied against environmental protection and regulations of all kinds, the vast majority of which were happily ignored by his friends and enemies. Even the economic reforms in Pinochet’s Chile he is said to have inspired have run into trouble.” (link 20).

I politici non rispondono alle lettere aperte

È ben noto, è sotto gli occhi di tutti che praticamente mai i politici rispondono alle lettere aperte. Se lo fanno in privato non è dato sapere. Entrambi gli autori della “lettera ai politici sulla libertà di scuola” lo sanno certamente e per esperienza vissuta già.

Infatti già nel 2015, Anna Monia Alfieri si rivolgeva al coetaneo quarantenne con “Caro Matteo, ti scrivo ….” (link 21), l’anno dopo, il 2016, c’era chi si preoccupava di dare “Ripetizioni Renzi …. “ (link 22). Ancora quest’anno a febbraio, in vista delle elezioni, Alfieri si rivolgeva ai candidati e agli elettori (link 23); anche in altri articoli successivi si rivolgeva indirettamente ai due partiti al governo.

A gennaio di quest’anno, Dario Antiseri e Flavio Felice inviavano un lettera aperta a un gruppo di leader politici: Di Maio, Renzi, B., Salvini, Meloni ed altri ancora (link 24).

E come non ricordare la “Lettera aperta al premier Renzi di 44 parlamentari della maggioranza”, del 28 febbraio 2015 (link 25), seguita dopo appena 72 ore (il 3 marzo) dalla lettera-appello di altri 43 parlamentari “del centro-destra per la libertà educativa” (link 26).

Tutte queste lettere risultano senza risposta, né risconto alcuno. Chissà, se una lettera in formato libro avrà sorte migliore e più fortunata? Vedremo.

Nostradamus o Paolo Fox o Branco?

Perché allora la lettera formato libro e a che scopo? Intanto un libro stampato si presenta più autorevole, serio, credibile, il contenuto si presume più meditato, organizzato, esaustivo. Poi un volume si presta ad essere presentato in dibattiti o convegni organizzati ad hoc, come del resto è stato per il precedente saggio “Il diritto di apprendere” che venne presentato più volte in incontri (con pubblico selezionato?) dando spunto per articoli sui media cattolici o di destra.

Già si possono ipotizzare o intuire presentazioni del saggio prima a Milano, poi a Foggia e a Roma, magari organizzando e concordando anche la partecipazione del Ministro Bussetti, che come Provveditore a Milano si dichiarò favorevole alle paritarie ….

Il libro è, sta già operando come una nuova sorgente o un ripetitore-diffusore di messaggi promozionali. Il libro potrà funzionare anche da compendio, vademecum, breviario, catechismo all’interno del mondo delle paritarie cattoliche e per far maturare l’opinione pubblica.

Peraltro, il “senza oneri per lo Stato”, pur ignorato, permane, è l’ostacolo davvero insuperabile per le richieste e le aspirazioni cattoliche. L’iter del citato ddl costituzionale di modifica appare lungo, difficile, tutto in salita, anzi sembra intrapreso a mo’ di alibi o giustificazione. La percentuale di parlamentari disponibili e interessati risulta intorno al 5%, come indica il numero di sottoscrittori delle due citate lettere ignorate del 28.2.2015 e 3.3.2015. Ciò va constatato realisticamente senza compiacimento, né frustrazione.

Domanda finale: c’è davvero libertà nelle paritarie cattoliche?

Da testimonianze individuali o riportate anche dai media, i docenti delle paritarie risultano condizionati dai gestori delle paritarie stesse per quanto riguarda le loro libertà individuali come cittadini. Non sono ammessi: divorzio, convivenze, aborto, scelte omosessuali peraltro consentite dalle leggi. Agli irc viene applicato un dettagliato codice religioso (del Vaticano) per ottenere l’idoneità e mantenerla (link 27). In esso possiamo leggere: “l’idoneità all’insegnamento della religione cattolica al docente del quale sia stata accertata una grave carenza concernente la retta dottrina o l’abilità pedagogica oppure risulti un comportamento pubblico e notorio contrastante con la morale cattolica”!!

Verosimilmente anche ai docenti delle scuole cattoliche si applica un codice simile, forse appena attenuato.

Altro aspetto da tener presente è il ruolo che la CEI indica o prescrive alle “sue” scuole: “la scuola cattolica deve essere considerata una vera risorsa della Chiesa locale e non un fattore accessorio o una pesante incombenza gestionale. La scuola cattolica è espressione viva della comunità ecclesiale e, come si afferma proprio nel testo di questa Nota, occorre puntare a un «inserimento organico delle scuole cattoliche nella pastorale diocesana» (n. 26). Più che un generico servizio scolastico, sostitutivo di quello statale, la scuola cattolica è manifestazione peculiare di sussidiarietà e di autonoma iniziativa della comunità cristiana”(link 28).

E bisognerà anche riflettere e confrontarsi su “Apologia della Scuola Cattolica”, un articolo di Andrea Fauro del 4 settembre 2017 (link 29link 30), magari  in una prossima occasione.

Vincenzo Pascuzzi

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I LINK CITATI

  1. Scuola: «fare» la giusta parità (senza tagliare le gambe al tavolo)
  2. Scuole paritarie:  riparte da Todi (Perugia) la “madre di tutte le battaglie
  3. Anna Monia Alfieri, Dario Antiseri: Lettera ai politici sulla libertà di scuola
  4. Contro il monopolio statale per la libertà di scuola
  5. (10/10/2018) “Lettera ai politici sulla libertà di scuola”
  6. I politici e la scuola: lettera sulla libertà educativa
  7. Studenti, leggete questo libro. Meglio di “Bella ciao”
  8. Il monopolio dell’educazione è un danno economica ma anche morale
  9. Versaldi: le scuole cattoliche offrono un servizio pubblico, lo Stato le aiuti
  10. Scuole paritarie:  riparte da Todi (Perugia) la “madre di tutte le battaglie”
  11. “Senza oneri per lo Stato”: una riflessione sui finanziamenti alle scuole paritarie
  12. Paritarie private e costo standard, in attesa della “madre di tutte le battaglie” (9 pagg.)
  13. Persi 10 mila docenti di scuola cattolica negli ultimi dieci anni
  14. Scuole paritarie e promesse elettorali. La questione paritarie è duplice
  15. La proposta del buono-scuola: Friedman e Von Hayek
  16. La scuola, il neoliberismo e il referendum di Bologna
  17. Milton Friedman svelato
  18. Il sistema del buono-scuola proposto da Miltom Friedman
  19. Milton Friedman: buono scuola, non buono carità
  20. Milton Friedman: study in failure, by Richard Adams, 16 Nov 2006
  21. Caro Matteo ti scrivo… Lettera aperta di Anna Monia Alfieri al premier Renzi
  22. Ripetizioni Renzi su come risparmiare sulla scuola (e renderla libera
  23. Scuola. Lettera aperta ai candidati politici del 4 Marzo e ai cittadini elettori
  24. Lettera di Dario Antiseri e Flavio Felice sui problemi della scuola
  25. Lettera aperta. «La parità scolastica diventi una realtà concreta»
  26. La lettera . “La buona scuola”, appello centro-destra per la libertà educativa
  27. Idoneità Insegnati di Religione Cattolica (idr)
  28. La scuola cattolica risorsa educativa della chiesa locale per la società. Nota pastorale
  29. Apologia della Scuola Cattolica
  30. educazione – Archivio per | Radio Spada
I lettori ci scrivono

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