La Senatrice Tiziana Drago, M5S, catanese, di recente ha dichiarato di condividere “la linea che sr Anna Monia Alfieri porta avanti da 10 anni”; il riferimento è al finanziamento statale delle scuole paritarie. Questa sua adesione è riportata in un articolo di TS del 1° maggio 2020 [riportato di seguito con inserita numerazione per le note di commento]; l’articolo appare frammentario, lacunoso e non esaustivo; malgrado ciò qualche osservazione e precisazione può essere opportuna, utile e pertinente.
Premessa 1: la situazione contingente
Nessuno disconosce la situazione contingente di “grande difficoltà” [1] delle scuole paritarie dovuta alla pandemia mondiale e il fatto che il Governo debba farsene carico, nei limiti del possibile, come per “le molte piccole imprese, i bar e i ristoranti” (Gabriele Toccafondi, 2 aprile 2020); alcuni provvedimenti risultano già avviati o in atto (vedi “cassa integrazione in deroga o FIS”, Marco Bruschi, fidae.it, 30 marzo 2020).
Premessa 2: la situazione complessiva o strategica
Altro aspetto o questione è quella relativa al costo standard cui si riferisce più propriamente la “linea Alfieri”; questa consiste nel finanziamento regolare (a prescindere dalla pandemia) delle scuole private paritarie da parte dello Stato; finanziamento rivendicato dalle paritarie, ma precluso dalla Costituzione (“senza oneri per lo Stato”) e che il “gruppo di pressione pro-paritarie” da più di 5 anni, cerca di perseguire aggirando il divieto costituzionale con l’escamotage costo standard: però finora senza risultati (v. “un bilancio relativamente scarso”, mons. Mariano Crociata, AgenSir, 11 marzo 2020).
Cercare di saldare – come pare si stia facendo – la situazione contingente delle paritarie con quella strategica (quasi come i compagni di Ulisse uniti ai montoni per uscire dall’antro di Polifemo accecato) per risolverle entrambe, non appare astuzia applicabile, anzi può addirittura ostacolare i rimedi contingenti.
Le scuole paritarie dell’infanzia e le altre (primarie e secondarie)
Sia per la questione contingente che per quella strategica, risultano sistematicamente trascurati alcuni dati statistici, e le conseguenti considerazioni, relativi al numero di scuole e al numero di alunni delle private paritarie cattoliche e al confronto con i dati corrispondenti delle scuole pubbliche (statali e comunali); vediamone alcuni, quelli essenziali e più significativi.
1 – Numero scuole cattoliche
Infanzia 5.826 – 65,8%
Primaria 1.021 – 71,8%
Sec. I grado 517 – 81,3%
Sec. II grado 591 – 35,4%
Totale 7.955 – 63,2%
2 – Numero altre scuole paritarie (non cattoliche)
Infanzia 3.025 – 34,2%
Primaria 401 – 28,2%
Sec. I grado 119 – 18,7%
Sec. II grado 1.079 – 64,6%
Totale 4.624 – 36,8%
3 – Numero alunni scuole cattoliche
Infanzia 330.806 ( : 3 = 110.269 alunni/anno)
Primaria 133.876 ( : 5 = 26.775 alunni/anno)
Sec. I grado 58.464 ( : 3 = 19.488 alunni/anno)
Sec. II grado 46.854 ( : 5 = 9.371 alunni/anno)
4 – Numero alunni scuole statali
Infanzia 901.052 ( : 3 = 300.351 alunni/anno)
Primaria 2.443.092 ( : 5 = 488.618 alunni/anno)
Sec. I grado 1.628.889 ( : 3 = 542.963 alunni/anno)
Sec. II grado 2.626.226 ( : 5 = 525.245 alunni/anno)
5 – Rapporto % alunni paritarie cattoliche / alunni scuole statali
330.806 / 901.052 = 26,9% / 73,1%
133.876 / 2.443.092 = 5,2% / 94,8%
58.464 / 1.628.889 = 3,5% / 96,5%
46.854 / 2.626.226 = 1,8% / 98,2%
6 – Rapporto alunni/scuole cattoliche
Infanzia 57,9 (nord 68,6 – centro 49,5 – sud 37,8)
Primaria 131,1 (nord 153,8 – centro 122,3 – sud 107,6)
Sec. I grado 113,1 (nord 113,8 – centre 88,3 – sud 62,1)
Sec. II grado 79,3 (nord 89,5 – centro 57,4 – sud 54,7)
7 – Considerazioni conseguenti
a – le paritarie cattoliche sono presenti in maniera massiccia nella scuola d’infanzia (26,9% degli alunni totali, escluse le altre paritarie), la loro presenza crolla già nella scuola primaria e più ancora nella secondaria di I e II grado (dal 5,2%, al 3,5%, fino all’1,8%): per ogni 12 alunni dell’infanzia, uno solo arriva al diploma superiore;
b – la percentuale di tutte paritarie (dalla primaria al superiore, 3+13 anni: 2/3 cattoliche e 1/3 le non cattoliche) risulta stabile negli ultimi vent’anni a pari a circa l’11%, ebbene questa percentuale si riduce, per le cattoliche, a meno del 4% per la secondaria I grado e meno del 2% per la secondaria II grado;
c – l’affollamento nelle paritarie dell’infanzia è dovuto all’insufficienza di scuole pubbliche (statali e comunali); i genitori non le scelgono preferendole alle statali, ma perché costretti a ricorrervi; quando davvero i genitori possono scegliere la % delle paritarie crolla; (i genitori costretti alle paritarie potrebbero forse tentare una class action contro lo Stato….);
d – il numero medio di alunni/classe nelle paritarie cattoliche è molto basso, al sud bassissimo; il rischio chiusura appare perciò concreto e reale anche con eventuali contributi statali.
8 – Le fonti
Va sempre usata molta cautela quando si citano dati statistici perché possono essere incompleti, adattati, distorti, selezionati per supportare in modo strumentale una tesi oppure il suo opposto; non è questa l’intenzione, né il caso; perciò vengono indicate le fonti e si rimane in attesa di eventuali osservazioni, segnalazioni di errori, interpretazioni diverse; le fonti sono Miur e CSSC linkate qui di seguito:
Fonte 1: Tavola 1, elaborazione CSSC su dati MIUR 2019.
Fonte 2: Focus Miur a. s. 2019/2020, settembre 2019
Fonte 3: CSSC Venti anni di scuola cattolica in cifre 1997-2018
Fonte 4: Le scuole private in Italia sono solo 13.498
La frase centrale dell’articolo
C’è una frase centrale dell’articolo in esame che riassume gli scopi condivisi dalla Sen. Tiziana Drago; è la seguente: «Questa proposta [la “linea Alfieri”] ha in sé la struttura [17] per migliorare tutto il comparto scolastico italiano, sanare il precariato [18], pagare di più i docenti [19] (una classe altamente sottopagata [20]), risolvere il problema delle classi pollaio [21], spendere meglio le risorse. Non si tratta di tagliare i costi ma di spendere meglio [22]». Verrà commentata secondo i punti numerati.
Al momento, osserviamo che alla soluzione dei molti problemi qui indicati e alla conseguente auspicata scuola migliore, ideale o del “paese della cuccagna” mancano alcune questioni importanti quali: la dispersione scolastica (1 alunno su 5 circa), la dispersione scolastica implicita o nascosta (stimata pari al 15-20%), i bambini e i ragazzi in situazione familiare di povertà assoluta (1,2 milioni secondo Save the Children, ante pandemia), gli alunni privi di computer e-o internet (circa 1 su 4, cioè quasi due milioni); a ciò non provvederà il costo standard ma qualcuno prima o poi se ne dovrà pur occupare.
Altre questioni aperte e trascurate sono: “abolire le classi pollaio, ripristinare i moduli alla primaria, di affidare l’insegnamento della lingua inglese ai laureati e non a docenti che, nel 2008 per volere della Gelmini, hanno frequentato un corso di 150 ore, abbiamo chiesto di mettere in sicurezza le scuole, di costruire palestre, di affidare l’insegnamento di educazione motoria ai docenti specializzati”.
Perciò ci si può chiedere se le paritarie pretendono forse una corsia di sorpasso privilegiata e riservata? E se si ritengono prioritarie rispetto a “piccole imprese, bar, ristoranti” (Toccafondi) e alle sopra citate altre criticità della scuola?
Altre omissioni
Risultano anche omesse o taciute questioni e aspetti operativi, quali: i tempi, le risorse economiche (tagliate e insufficienti), le priorità (o meglio un pert), le modalità decisionali (tutto calato e imposto dall’alto?), i monitoraggi; teniamo presente che l’attuale ministra Azzolina ha istituito un comitato di 18 “esperti” per provvedere a un “piano scuola”, accanto alla già esistente “task force”; la ministra sembra orientata ad attuare una sua riforma sia pure anonima e sottotraccia.
In particolare occorrono indicazioni sull’ipotesi costo standard che venne lanciato con l’esca del risparmio impossibile di ben 17 miliardi di euro (sui 56 del budget del Ministero); risparmio finora mai smentito o rettificato, anzi riproposto seppur ridotto a 12 miliardi.
Segnaliamo in proposito la recente nota riassuntiva “La saga del costo standard”.
Osservazioni critiche dall’interno del M5S stesso
Alla linea Alfieri recepita ed adottata dalla sen. Tiziana Drago sono state già espresse pubblicamente puntualizzazioni e critiche dall’interno dello stesso gruppo M5S; la sen. Bianca Laura Granato, anch’essa M5S, ha così commentato: «Cara Tiziana, ti stanno attirando in una trappola: questi soggetti vogliono trasformare il sistema di istruzione nazionale in un sistema integrato come quello sanitario. La scuola non è un servizio, è un organismo costituzionale che deve garantire dei diritti. Invece di dare credito a qualsiasi portatore di interesse ti contatti, rivolgiti alla commissione e soprattutto, anziché prendere per oro colato tutto quello che ti raccontano e chiedere ascolto a noi, ascoltaci tu qualche volta. Grazie!»; «A questi soggetti interessano solo i finanziamenti pubblici… ascolta l’altra campana prima di partire in quarta!!».
I commenti punto per punto
Veniano ai commenti puntuali con riferimento all’articolo di TS riportato di seguito.
[1] “momento di grande difficoltà”, “momento di emergenza”: d’accordo. Questa è la situazione da analizzare e a cui provvedere, con modalità simili a quelle delle “molte piccole imprese, bar e ristoranti” (Gabriele Toccafondi, 2 aprile 2020); incomprensibile, non utile collegare la situazione contingente con quella strategica e annosa del finanziamento delle paritarie tramite il costo standard ecc.;
[2] al momento non è definito e non esiste un “sistema integrato” pubblico e paritario; la legge 62/2000 cita e recepisce “Il sistema nazionale di istruzione…. costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie private ….”. non dice “integrato”, non indica implicazioni all’essere “sistema”, siamo in presenza di una giustapposizione di scuole statali e private; e le private paritarie non sono la seconda gamba (Giannini, poi altri) di un sistema solo nominale;
[3] non esistono “scuole pubbliche paritarie” (meglio sono solo quelle degli enti locali, non le private cattoliche); l’uso corrente di “scuola pubblica” indica esclusivamente la scuola statale o comunale, senza retta; il “gruppo di pressione pro-paritarie” cerca ad arte di etichettare le paritarie cattoliche come pubbliche per poi pretendere conseguenti finanziamenti statali;
Scuole paritarie cattoliche: non sono pubbliche, sono private. Anzi anche un po’ estere
La Scuola Privata Non È Scuola Pubblica – libro
Le scuole “private paritarie cattoliche” che si etichettano come “pubbliche”
[4] “una su tre” o 30% è un numero sorto come un fungo, inventato, di fonte ignota, ripreso da un articolo dopo l’altro, privo di paternità e fondamenta, usato a sostegno di richieste economiche anch’esse generiche; vedere in proposito la nota “Troppi titoli allarmistici sulla chiusura delle scuole paritarie”;
[5] “la linea Alfieri” c’è da ricordare che la linea perseguita Alfieri da 10 anni non ha trovato risposte esaustive nemmeno con Moratti e Gelmini, cioè con ministre appartenenti alla parte politica (destra), che quando è all’opposizione, si dichiara (a parole) a sostegno delle scuole cattoliche paritarie;
[6] “quota capitaria” (o dote scuola, o voucher, o altro) è somma o importo forfettario pari a una frazione del costo medio della scuola statale; quota capitaria non è il costo standard;
[7] il “costo standard ecc.” corrisponde – secondo chi lo ha proposto nel 2014 – a un importo “scientifico”, preciso, sartoriale del costo per allievo, calcolato sì in modo complesso, ma in base a ipotesi e approssimazioni soggettive che contraddicono e vanificano l’aggettivo scientifico; ultimamente è stato, per così dire, ridotto, scontato a quota capitaria o dote scuola; è di questi giorni la richiesta a saldo (?), da parte dell’Istituto Bruno Leoni di un “contributo pari alla metà del costo medio per studente”.
[8] “costo per allievo” nella scuola statale il costo allievo NON “si aggira dai 8.000 ai 9.000 euro” (calcolati non si sa come e ballerini); ma il Ministero ha calcolato di recente che “il costo medio per studente parte da 5.278 euro per la scuola dell’infanzia, passando per i 5.704 della primaria, i 6.348 delle medie fino ai 6.693 delle secondarie di II grado”.
[9] “mancanza di autonomia” la scuola statale è in sofferenza soprattutto per due motivi: 1) i tagli delle risorse economiche, principalmente quelli “targati” Gelmini: 10 miliardi e 100 mila cattedre in meno” e 2) le continue (mal)riforme epocali, a cominciare da quella Berlinguer (2000) fino alla c.d. Buona Scuola (2015); c’entra anche l’autonomia, perché non democratica, burocratica, autoritaria, con troppo potere, incombenze e responsabilità attribuiti ai presidi-ds;
[10] “ha studiato la documentazione” sarebbe interessare conoscere quale documentazione ha studiato la sen. Drago; forse solo quella di fonte Alfieri o del “gruppo di pressione pro-paritarie”?
[11] “ampia convergenza” non risulta affatto questa richiamata “ampia convergenza sia scientifica e politica sia della base dei cittadini”; la convergenza è solo dei gestori interessati e delle gerarchie, ed è illusoria ed apparente perché ottenuta e amplificata dalla propaganda massiccia sui media e sui social e da convegni e incontri cui partecipano quasi solamente gestori e gerarchie che sono già tutti d’accordo da prima;
[12] “secondo le graduatorie“ sarebbero auspicabili, ma nelle paritarie non risultano graduatorie come nelle statali, non possono esistere, a meno che il riferimento sia a graduatorie scuola per scuola per scuola; nelle paritarie vige la chiamata diretta discrezionale da parte dei gestori;
[13] “pari diritti” nelle paritarie i docenti non hanno parità di diritti e di doveri come nelle statali; sono più svantaggiati; tant’è che appena possono fuggono nelle statali, senza rimpianti;
[14] “non temono i controlli” poche notizie certe si sanno sui controlli statali alle paritarie: sono rari, saltuari, a volte ridotti alla semplice compilazione, tipo auto-certificazione; lo Stato infatti ha grave carenza di ispettori (sono solo 120); costituisce anomalia il fatto che gli esami di diploma avvengano con commissari interni; all’inizio (2000) risulta che “è stato riconosciuto alle scuole lo status di paritarie sulla base delle sole autocertificazioni”.
[15] “nessun privilegio” è vero solo formalmente; nella sostanza le paritarie mirano ad aggirare il “senza oneri per lo Stato” con una triangolazione Stato-Famiglie-Scuole prima con il costo standard, ora magari con un forfait al 50% (vedi punto [7]);
[16] “senza discriminazione economica” questo diritto di apprendere o diritto di scelta, inteso con costi a carico dello Stato, è uno slogan ricavato tramite un’interpretazione soggettiva e furbastra della Costituzione;
[17] “ha in sé le struttura” è un altro modo per dire promette, non si esclude che in futuro possa accadere, ma non c’è nessuna certezza o garanzia; è una richiesta per avere certezze concrete oggi, in cambio di possibilità non certe domani o ancora più in là; un po’ come piantare zecchini nel Campo dei Miracoli;
[18] “sanare il precariato” sarebbe meraviglioso, ma è del tutto improbabile, non risulta nemmeno enunciato, mancano piani, risorse;
[19] “pagare di più i docenti” anche questo meraviglioso, ma improbabile; sono almeno vent’anni che i vari ministri promettono, poi dimenticano e nemmeno si scusano; Giannini indicò 2.000 euro, Fedeli 3.000, ora c’è chi chiede seriamente il raddoppio per avere una “retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro”, art. 36, Cost.
[20] “altamente sottopagata” di recente anche Papa Francesco ha riconosciuto gli “stipendi bassi ai prof”; la CEI potrebbe almeno almeno allineare gli stipendi delle paritarie a quelli – pur miseri – delle statali;
[21] “classi pollaio” questione incancrenita come le precedenti (precariato e retribuzioni) anche questa sarebbe meraviglioso, ma improbabile da risolvere senza programmi, risorse, volontà, solo a parole;
[22] “spendere meglio” matematica, addizioni, fare 2 + 2 sono forse al di sopra delle capacità delle scuole paritarie? il costo standard venne lanciato nel 2014 con la promessa, previsione o esca di un risparmio di 17 miliardi equivalenti ad un risparmio fantastico di 1/3 sul budget del Miur di 56 miliardi (e c’era un trucco…. ), pur con l’assorbimento dei 6 miliardi di costo (o risparmio) dovuti alle paritarie (Agesc/2007); qualcosa di grosso non torna, considerato che l’ “L’Italia è ultima in Europa per fondi all’istruzione”;
[23] “conosce bene il sistema integrato siciliano” allora conviene rendere nota e diffondere questa conoscenza; la scuola in Sicilia risulta disastrata per abbandoni e scarsi risultati (Invalsi o Ocse-Pisa), oltre che per sicurezza e idoneità degli edifici; si ha notizia solo di qualche sistema integrato 0-6 a Palermo. tipo “La Cittadella dell’infanzia”; va chiarito se per sistema integrato 0-6 si deve intendere segmento 0-3 più segmento 3-6 entrambi statali o comunali, come appare logico, oppure vanno incluse anche le paritarie che aspirano ai finanziamenti statali: “Il sistema integrato 0-6 anni riguarda anche le scuole private paritarie?”
[24] “mancato aiuto alle famiglie” vedremo i provvedimenti del Governo; certo sarebbe anomalo dare alle famiglie contributi da destinare alle scuole paritarie, lasciandole però scoperte per vitto, bollette, altre spese necessarie;
[25] “accogliere 11 mila allievi” sono tutti aspetti da valutare, documentare, prevedere, non possono essere indicati in modo approssimato e unilaterale;
[26] “maggioranza di fatto ancor prima che politica” questo è un punto critico, illusorio, pericoloso, discriminante; una maggioranza di fatto o trasversale non serve, è inutile, è …. platonica (sempre ammesso che davvero ci sia, in termini numerici), solo propagandistica; tale maggioranza non può essere alternativa o contraria alla maggioranza governativa attuale; ci sono aspetti economici rilevanti e anche implicazioni costituzionali; del resto, già da prima della pandemia, il ddl Comaroli/Lega e il ddl Lonardo/FI giacciono abbandonati nei cassetti della Camera e del Senato;
[27] “lo stile Aldo Moro” non serve richiamare questo approccio che non ebbe seguito e purtroppo portò a conseguenze tragiche; incidentalmente conviene ricordare che Aldo Moro, il 22 ottobre 1946, dichiarò in Assemblea Costituente che per le scuole private “non si richiedevano sussidi dallo Stato, ma si richiedeva semplicemente la garanzia di un’effettiva libertà”;
[28] “molti parlamentari abbiano accolto l’appello” niente affatto, a parte le opposizioni di destra o IV, solo qualche esponente PD e ora la senatrice M5S condividono l’appello ma a titolo personale e utilitaristico; ora si dicono a favore per poterlo ricordare ed esibire in future elezioni;
[29] “pagano due volte” questo è un ritornello o uno slogan che data da 70 anni; intanto scelgono, non sono affatto costretti a pagare per un servizio pubblico privato che a loro risulta più congeniale e gradito; poi ogni cittadino paga con le tasse in media una parte su 60 milioni (n. di abitanti) per scuola, sanità, viabilità, infrastrutture, forza pubblica, protezione civile, ecc.; perciò ogni famiglia che sceglie le paritarie rinuncia mediamente a meno del 10% di quanto versato con le tasse, che vengono pagate anche da chi non ha figli o nipoti impegnati in scuola o con l’università e magari che già lavorano e pagano tasse; quindi “due volte” non vuol dire il doppio o il 200% ma solo un 10% in più e per scelta;
[30] “costerebbe 2.4 mld di euro allo Stato” questa è una cifra stimata, approssimata, quasi alla carlona, non risulta una previsione ricavata con un modello matematico applicato a dati e rilevazioni almeno credibili, condivisibili, in qualche modo fondate; è ottenuta partendo da un 30% di possibili chiusure, 300.000 alunni che si riversano sulle statali o comunali, e un costo unitario di 8.000 euro per studente nella scuola statale; ma quale cifra occorrerebbe per “salvare” 4.000 scuole paritarie? 1,2 mld di euro? o 1,5 o 2,0 mld? Nessuno lo indica, perché? Altro aspetto: qual è il senso, il significato, la convenienza, la certezza o probabilità per lo Stato di erogare (per esempio) 1,2 mld sicuri adesso in cambio di 2,4 mld probabili (?) a settembre o dopo? Questa proposta impellente di scambio appare come una scommessa, un gioco d’azzardo, un investimento ad alto rischio in Borsa, una proposta di assicurazione con clausole non chiare, da interpretare, scritte magari a caratteri microscopici, e perciò difficilmente accettabile; da considerare anche che, ad esempio nel Sud Italia, le paritarie dell’infanzia hanno mediamente meno di 40 iscritti (13 per classe) e il calo anche solo di pochi (2 o 3) iscritti renderebbe inutile il sostegno statale; infine si potrebbe verificare la situazione di dover scegliere se aiutare la scuola o la famiglia in difficoltà economica; avrebbe senso provvedere la scuola paritaria in alternativa ad aiuti economici per vitto, bollette, altre necessità?
“Troppi titoli allarmistici sulla chiusura delle scuole paritarie”
[31] “proposta CISM-USMI” Scrivono insieme CISM e USMI: “Non è più il tempo del silenzio, per questo chiediamo al Governo non mezze misure, ma un gesto di coraggio e di giustizia sociale, dando compimento all’articolo 33 del dettame costituzionale -diritto di Enti e privati di istituire scuole- e alla 62/2000, completando la riforma e riconoscendo fondi alle scuole pubbliche paritarie come alle pubbliche statali, così come accade in tutti i Paesi europei”; non mezze misure, non briciole, ma richieste sostanziose e pesanti di tipo strategico, non solo contingente sia sul piano normativo che su quello economico; qualcosa come 6 mld di euro in base a proprie interpretazioni della Costituzioni e della legge 62/2000, a prescindere dalla situazione del paese e dalle altre numerose situazioni di crisi e sofferenza, a cominciare proprio dalla scuola statale!
Alle scuole paritarie non bastano le briciole…
Comunicato stampa CISM-USMI del 16.04.2020
[32] “rientrino in classe in sicurezza” la proposta di un’aggregazione scuole statali-scuole paritarie risulta vaga, macchinosa, non operativa, mancano modalità e costi, forse anche strumentale e pubblicitaria; comunque il Governo e il ministro la prendano in esame se le paritarie presentano un documento esaustivo e non solo un’idea;
[33] “private (non paritarie) e d’élite” non si capisce perché queste scuole dovrebbero essere escluse a priori da eventuali contributi statali? In particolare, per le non paritarie i contributi potrebbero essere subordinati al superamento degli esami statali; e perché le scuole d’élite dovrebbero essere precluse ai meno abbienti; in proposito sarebbe opportuna un’indagine demoscopica;
[34] “4.500 euro al massimo” questi costi bassi sono quelli che poi producono il ricorso all’indebitamento delle scuole paritarie, che hanno scelto di operare in situazione di dumping, cioè con rette inferiori ai costi;
“Scuole paritarie, costano poco? Certo, sfruttando i docenti“
“Scuole paritarie e costo standard: dumping salariale e sfruttamento delle suore”
[35] “didattica a distanza a loro carico”? è ovvio, normale, avendo chiesto ed ottenuto la parità ai sensi della l. 62/2000;
[36] “partito che rappresento” d’accordo in termini generali, sul punto specifico, no; la sen. Drago si è espressa a titolo personale, le posizioni espresse non sono quelle del M5S, né del Governo Conte;
[37] “sistema scolastico è iniquo” è vero e, in un certo senso, anche ovvio, normale, ineliminabile; c’è da dire che, almeno in parte, le paritarie sono classificate e indicate come scuole per “ricchi”, stanno nella parte pregiata secondo l’”effetto segregazione”; scrive Ocse-Pisa: “I sistemi scolastici di maggior successo, secondo i risultati di PISA, sono quelli in cui si dà a tutti la stessa opportunità, indipendentemente dallo stato sociale e familiare. D’altra parte, come ovvio, il background familiare ha enorme impatto sulle possibilità di successo degli studenti”.
OCSE PISA: risultati 2018
L’effetto-segregazione
[38] “Se non riparte la scuola” ovvio, è un po’ la scoperta dell’acqua calda; c’è da dire che le richieste delle paritarie così particolari, ultimative, pressanti, reiterate, gravose (vedi Cism e Usmi) alterano ed ostacolano un dibattito serio e un confronto pacato, che dovrebbe svolgersi in un clima sereno, collaborativo, realistico;
[39] “costi cosi ingenti” vedere punto [30];
[40] “gli occhiali di un pregiudizio” in mancanza d’altro, l’argomentare delle paritarie ricorre gratuitamente a termini quali appunto “pregiudizio” e “ideologismo” (ovviamente altrui e perciò sbagliato); si potrebbe ribattere con “paraocchi” finalizzati a vedere solo i problemi e le situazioni del mondo paritario e non quelli di tutta la scuola italiana; ma non è utile percorrere questa strada.
Scuole paritarie, Drago (M5S): “aiutarle in questo momento di grande difficoltà [1]”
di Redazione – 1 maggio 2020
«Io stessa fino a qualche tempo fa conoscevo poco il comparto scuola paritaria. L’esperienza di questi anni mi ha permesso di conoscerlo meglio consentendomi un approccio più reale chiarendo cosi l’importanza di tutto il sistema integrato [2] composto da scuola pubbliche statali e paritarie [3]. » – ha dichiarato la Senatrice Tiziana Drago del MoVimento 5 Stelle – ai microfoni di MCTV in uno speciale Scuola.
Ma – aggiunge – «in questo momento di emergenza [1] covid-19 a fronte dell’allarme che a settembre 2020, una su tre [4] di queste 12 mila scuole rischiano di non riaprire con il reale rischio che 300 mila saranno gli allievi che si riverseranno nella scuola statale, ho rivisto la mia posizione.
Condivido la linea che sr Anna Monia Alfieri porta avanti da 10 anni [5]: sia garantita una quota capitaria [6] alle famiglie pari ai costi standard di sostenibilità [7] per allievo per scegliere fra una scuola pubblica statale e pubblica [3] paritaria. A beneficiarne sarà anzitutto la scuola statale che, a fronte di un costo allievo che si aggira dai 8.000 ai 9.000 euro [8], è in sofferenza per mancanza di autonomia [9]».
La senatrice Drago ha studiato la documentazione [10] e difatti chiarisce, per fugare il campo da ogni dubbio, che «la proposta di Alfieri (che incontra ormai la più ampia convergenza sia scientifica e politica sia della base dei cittadini [11]) implica che i docenti verranno assunti attingendo ad un albo secondo le graduatorie, nelle scuole paritarie [12] come in quelle statali. Pari diritti a parità di doveri [13]. Queste scuole serie non temono i controlli di uno Stato garante [14], tutt’altro. Nessun privilegio, nessun sostegno economico [15] domandano queste scuole, ma semplicemente che sia posto al centro lo studente e il suo diritto di apprendere senza alcuna discriminazione economica [16]».
Inoltre aggiunge: «Questa proposta ha in sé la struttura [17] per migliorare tutto il comparto scolastico italiano, sanare il precariato [18], pagare di più i docenti [19] (una classe altamente sottopagata [20]), risolvere il problema delle classi pollaio [21], spendere meglio le risorse. Non si tratta di tagliare i costi ma di spendere meglio [22]».
La Senatrice Drago, catanese, conosce bene la realtà della scuola in Sicilia e fa un affondo su questa realtà. «Il sistema integrato siciliano [23] conta 4102 sedi scolastiche statali, frequentate da 717.202 allievi; 993 le sedi scolastiche paritarie frequentate da 39.202 allievi. Il rischio reale, a fronte di un mancato aiuto alle famiglie [24], di vedere la chiusura di 300 scuole paritarie in Sicilia evidentemente condanna la scuola statale a non ripartire, non potendo – con la necessità del distanziamento sociale e delle classi pollaio – accogliere 11 mila allievi [25]. In aggiunta, per settembre 2020 si imporrebbe ai cittadini una tassazione maggiore, per far fronte al costo, di 100 Ml di euro. Un disastro da scongiurare evitando la guerra fra poveri» conclude la senatrice. In che modo? La senatrice guarda agli appuntamenti dei prossimi giorni in Parlamento.
Infatti, in un momento storico in cui appare evidente che in Parlamento serve una maggioranza di fatto ancor prima che politica [26], occorre “la conta stile Aldo Moro” [27] e sembra che molti parlamentari abbiano accolto l’appello [28]. Anche la senatrice Drago assicura ai nostri microfoni l’impegno personale nelle prossime discussioni in Parlamento del Decreto Scuola. «Mi impegno a sostenere – dichiara – la proposta depositata della detrazione integrale della retta pagata dai genitori della scuola paritaria, che oggettivamente pagano due volte [29], con le tasse prima e la retta poi. Il rischio della chiusura di un terzo di questo comparto (complessivamente 12mila sedi scolastiche, 900 mila allievi, 160 mila dipendenti) costerebbe 2.4 mld di euro allo Stato [30], con una reale difficoltà per la scuola statale di ripartire, già gravata dalle proprie classi pollaio».
Per risolvere quest’ultimo problema, la senatrice guarda alla proposta che il comparto scuole paritarie ha espresso in una nota CISM-USMI alcuni giorni fa [31]. Difatti Drago aggiunge «Queste scuole paritarie hanno proposto di utilizzare le 40 mila sedi scolastiche statali e le 12 mila sedi scolastiche paritarie per consentire la riapertura delle scuole tutte, in modo che gli 8 milioni di studenti italiani rientrino in classe in sicurezza [32]».
La senatrice pentastellata chiarisce, a scanso di equivoci, che non intende affatto «sostenere le scuole private (non paritarie) e le scuole d’élite dalla retta over 8mila, che non solo non sono colpite dalla crisi, ma hanno altre logiche [33]. Oggi si rischia proprio di perdere le scuole paritarie serie e quelle che non tagliano in due la società, essendo scuole che hanno una retta dai 2.000-2.500-3.000 euro per la scuola dell’infanzia, ai 4.500 euro al massimo [34] per le scuole secondarie. Sono scuole che in tempi di covid-19 operano con la didattica a distanza a loro carico [35], essendo gli 85 mln destinati solo alla scuola pubblica statale. Sappiamo tutti che oggi 1.300.000 allievi non vengono raggiunti con la DAD e sono i più poveri, con l’evidenza che il ricco sceglie e il povero si accontenta… Questo risultato è stato determinato da un sistema classista. La matrice del partito che rappresento [36], estremamente attenta alle fasce più deboli, non può permettersi che la scuola resti un sistema classista cessando di essere un ascensore sociale. Il nostro partito deve essere quanto mai sensibile a rimuovere qualsiasi ostacolo economico, soprattutto in entrata. Ocse-Pisa ci ha dimostrato che il sistema scolastico è iniquo [37], perché il successo scolastico è direttamente correlato alle condizioni economiche. Gli studenti non hanno tutti gli strumenti e i prerequisiti necessari e il sistema scuola tende ad alimentare queste differenze, non riesce più a colmarle».
A conclusione, un appello alla responsabilità politica che rappresenta una delle più alte forme di servizio al cittadino: «In questo momento di emergenza ciascuno di noi ha una responsabilità enorme per permettere all’Italia del dopo covid-19 di ripartire. Se non riparte la scuola non riparte il Paese [38]. Come potremmo pensare di condannare il sistema scolastico italiano a costi cosi ingenti? 3mld di euro ha chiesto l’ex ministro Fioramonti (economista) per riaprire la scuola statale a settembre [39]; un’aggiunta a questa somma è chiaramente insostenibile. Noi oggi dobbiamo aiutare la famiglia e questo comparto per aiutare la scuola statale a ripartire. E’ questa la lettura senza gli occhiali di un pregiudizio [40] che nessuno di noi oggi può permettersi. Ne va della vita della Nazione».
di Vincenzo Pascuzzi