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Scuole paritarie e le parole di Lucia Azzolina: alcune riflessioni

Alcune affermazioni fanno la storia, lasciano il segno nella vita delle Istituzioni e, quindi, dei cittadini. Forse i più non se ne saranno neanche accorti ma oggi è stata scritta una pagina importante della storia politica del nostro Paese. Mi riferisco  alle dichiarazioni della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina che, rispondendo, alla Camera, all’interrogazione promossa da Italia Viva, ha affermato: «Colgo l’occasione per ricordare la funzione sussidiaria che le scuole paritarie svolgono nella società e nell’ambito dell’istruzione quale parte integrante del sistema nazionale di istruzione, secondo quanto previsto dalle Legge 62/2000». E non si è fermata qui: ha anche ricordato che «Nel mese di marzo ho provveduto alla firma del DM per lo stanziamento dei contributi di 512 mln di euro per le scuole paritarie».  Sono parole chiare, il principio è stato affermato con forza e, soprattutto, non nel corso di una delle tante  interviste rilasciate sui vari mezzi di comunicazione, ma nel luogo simbolo della nostra democrazia, il Parlamento. Si tratta di dichiarazioni che conducono alla vittoria   la famiglia che vede riconosciuto il proprio diritto alla libertà di scelta educativa, la scuola paritaria che si vede riscattata nel suo ruolo pubblico  di servizio alla nazione,  la scuola statale che ha una prospettiva di ripartire senza correre il rischio di dover gestire alunni e docenti provenienti dalla chiusura delle scuole paritarie.  In una parola: vincono i cittadini italiani.

Ovviamente la soddisfazione non cancella la dura realtà: siamo ancora ben lontani dal reale riconoscimento della libertà di scelta educativa. Infatti, a ben vedere (sono sempre i numeri a tracciare la strada), lo stanziamento di fondi ricordato dalla Ministra Azzolina  per le 12mila scuole paritarie e i 900 mila allievi che le frequentano rappresenta un fondo pari a euro 591.00 annui per allievo, briciole in tempi normali,  figurarsi in tempi di covid-19. Il principio però è stato dichiarato a chiare lettere. Questo, adesso, è quello che conta, unitamente alla trasversalità delle forze politiche scese in campo a sostegno delle famiglie italiane. A tutto questo si è arrivati dopo  anni di discussione, di studio, di approfondimento da parte di esperti del mondo della scuola, del diritto e dell’ economia. Nello studio, pubblicato dall’Istituto Bruno Leoni – “Diritto all’istruzione: ripartire dalle scuole paritarie. Le scuole paritarie possono fornire, con i loro spazi e le loro risorse, un forte aiuto e supporto in ottica sussidiaria” (link per scaricare il testo gratuitamente) – ho voluto fornire alla classe politica un focus esclusivo, ricco di dati e statistiche che giustificano ampiamente le richieste avanzate al Governo dal mondo della famiglia e della scuola paritaria, ossia la detrazione delle rette pagate in tempi di covid-19, l’istituzione di due fondi straordinari, uno per il comparto 0-6 anni, l’altro per consentire ai Gestori di scuole paritarie  di poter scontare la retta da chiedere alle famiglie, garantendo però la sostenibilità economica delle opere. Studi come questo, dibattiti, convegni hanno, attraverso gli anni, portato a creare un humus culturale, sgombro da ogni impostazione ideologica, dal quale sono scaturite le dichiarazioni della ministra Azzolina.  Ora la classe politica è chiamata ad un atteggiamento di  “responsabile coerenza”: il  Decreto Scuola e il Decreto Liquidità al voto in Parlamento dovranno prevedere aiuti concreti alla famiglia, salvando così la scuola Pubblica, statale e paritaria. Se non si salva oggi la scuola paritaria, si lede gravemente la scuola statale, sulla quale si riverseranno gli studenti e i docenti delle scuole paritarie che a settembre non potranno riaprire, con un danno economico e culturale immenso. Ma, se non riparte la scuola, non riparte il Paese. La situazione è chiara e l’allarme è stato lanciato: il 30% delle scuole paritarie è a rischio chiusura, 300 mila sono gli allievi che busseranno alla scuola statale che già rischia il collasso, 2.4 mld di euro costerà in tasse questo disastro, con l’aggiunta dei 3mld di euro chiesti da Fioramonti per ripartire a settembre con le scuole statali… Sono in gioco la cultura, e l’economia italiane, è in gioco il futuro della Nazione. L’emergenza determinata dalla pandemia non va affrontata solo a livello sanitario ma va affrontata trasversalmente, creando soluzioni nuove per un reale cambiamento della società. La scuola e il mondo della cultura in questo devono essere posti nelle condizioni di svolgere il loro ruolo in modo nuovo e strategico.

Quella “responsabile coerenza” cui prima facevo riferimento dovrà  tradursi in azione attraverso il voto, nel corso della discussione del Decreto Scuola e a seguire del Decreto Liquidità, degli emendamenti trasversalmente definiti e già depositati al Senato (stralciati dal decreto Cura Italia). Nel loro percorso fra il Senato e la Camera dei Deputati questa convergenza ideale dovrà tradursi in voti concreti. A chi oggi mette le mani avanti sostenendo che gli emendamenti sono necessari ma manca la copertura finanziaria ricordo che per settembre occorre trovare 4 volte quella cifra. L’obiezione si rivela pertanto infondata. Conseguentemente l’unico scenario che mi prefiguro è che in questi giorni vengano votati gli emendamenti prima al Senato e poi alla Camera. Diversamente i cittadini italiani saranno traditi da quegli stessi politici che hanno votato. Ancora una volta saranno i più deboli a dover sopportare le tragiche conseguenze: gli alunni figli delle famiglie economicamente più svantaggiate e delle zone della Penisola Italiana più povere (1.600 mila gli allievi esclusi dalla dad già oggi, e aumenteranno), assieme agli allievi più fragili (300 mila gli allievi disabili che già oggi vivono in isolamento). Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur: la Sagunto di oggi è la cultura degli Italiani, presidio della democrazia. Mi auguro che essa non faccia la stessa fine di quella antica: assediata, incendiata e distrutta.

Anna Monia Alfieri

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