Come abbiamo anticipato, il DL Sostegni bis va verso la conversione in legge. Dopo l’approvazione della Camera alla questione di fiducia posta dal Governo prossimamente l’approvazione al Senato. Tra gli emendamenti al Dl Sostegni bis che ritroviamo nel documento, quello relativo ai fondi destinati alle scuole paritarie, rispetto ai quali una serie di vincoli precisano i requisiti che gli istituti devono possedere per potere accedere a tali finanziamenti.
Alle scuole dell’infanzia e alle scuole primarie e secondarie paritarie, facenti parte del sistema nazionale di istruzione di cui all’articolo 1 della legge 10 marzo 2000, n. 62, è erogato un contributo complessivo di 60 milioni di euro nell’anno 2021, di cui 10 milioni di euro a favore
delle scuole dell’infanzia. Contributo che verrà erogato dagli USR in proporzione al numero di alunni iscritti.
Pena la revoca del finanziamento, le scuole dovranno pubblicare sul proprio sito tutta una serie di informazioni, quali:
a) l’organizzazione interna, con particolare riferimento all’articolazione degli uffici e all’organigramma;
b) le informazioni relative ai titolari di incarichi di collaborazione o consulenza, compresi gli estremi dell’atto di conferimento dell’incarico, il curriculum vitae e il compenso erogato;
c) il conto annuale del personale e delle relative spese sostenute, con particolare riferimento ai dati relativi alla dotazione organica e al personale effettivamente in servizio e al relativo costo, nonché i tassi di assenza;
d) i dati relativi al personale in servizio con contratto di lavoro non a tempo
indeterminato;
e) i documenti e gli allegati del bilancio preventivo e del conto consuntivo;
f) le informazioni relative ai beni immobili e agli atti di gestione del patrimonio.
Un finanziamento – lo ricordiamo – legato al forte calo di iscritti dell’anno scorso, per via della pandemia, a seguito del quale si è sollevata, da parte delle scuole paritarie, una richiesta d’aiuto allo Stato. Nei due anni scolastici appena trascorsi, infatti, dato che le famiglie erano costrette a tenere a casa i propri figli, è cessato il pagamento delle rette scolastiche, con ciò che ne è derivato in termini di difficoltà a garantire il servizio scuola.
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