“M5S boccia emendamento Pittoni soldi alle scuole paritarie”, significa che – dopo le notizie circolate e la levata di scudi sui social – la manina furba e furtiva del senatore leghista è stata bacchettata e allontanata ameno per il momento.
Escludendo che si sia trattato di uno scherzo o di una bravata, conviene chiedersi quali interessi e quali spinte abbiano sostenuto l’emendamento, che assegnava “pochi spiccioli”, cioè 150 milioni di euro pari a un incremento del 27%, e quali percorsi sotterranei e segreti abbia seguito.
Mentre appare chiara e coerente la posizione di M5S, risulta confusa, ambigua e demagogica quella della Lega di Salvini.
I due partiti al governo, se vogliono durare come dicono, devono chiarirsi sulla questione scuole private paritarie. Meglio sulla duplice questione paritarie che è articolata in due gruppi: 1°) scuole dell’infanzia necessarie a supplire l’insufficienza o l’assenza di scuole statali dello stesso tipo e 2°) altre scuole private che invece affiancano le pubbliche.
Le famiglie sono costrette a ricorrere alle private del primo gruppo, mentre scelgono liberamente – se in grado di sostenere le rette – le private del secondo gruppo. Perciò appare possibile e doveroso un indennizzo alle famiglie costrette, ma non alle altre che scelgono, stante il disposto costituzionale dell’art. 33.
Poi bisognerà attendere l’esito della PdL costituzionale n. 354 che, nell’unico articolo, riporta “al terzo comma dell’articolo 33 della Costituzione, le parole: “senza oneri per lo Stato” sono soppresse”.
Vincenzo Pascuzzi
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