Con padre Franco Ciccimarra, responsabile dell’Associazione gestori istituti dipendenti dall’autorità ecclesiastica, La Tecnica della Scuola ha affrontato non solo l’ipotesi di accogliere negli istituti paritari gli alunni in sovrappiù nella scuola statale: si è anche parlato delle novità sulla sempre più complicata gestione degli oltre 150 mila dipendenti delle scuole paritarie.
Come si supera il problema delle iscrizioni alle paritarie in progressiva diminuzione?
Facciamo chiarezza. I dati nazionali sono quelli, ma va anche detto che ci sono delle sezioni in crescita. A Roma, ad esempio, vi sono alcune sezioni dove non c’è posto perché la richiesta delle famiglie è eccessiva. Altre, invece, sono in difficoltà, soprattutto dopo il Covid: questo è avvenuto sia per la riduzione del personale religioso, sia perché le famiglie che non hanno più pagato le rette.
L’accoglienza degli alunni delle statali nelle paritarie potrebbe risollevare il problema dei finanziamenti pubblici insufficienti per il loro sostentamento?
Non credo. Penso che lo Stato in questo periodo difficile abbia fatto già abbastanza: per la prima volta è stata attuata la cassa integrazione in deroga e il fondo di solidarietà per i nostri dipendenti. Poi, sono arrivati 300 milioni con il Decreto Rilancio approvato un paio di giorni fa. I nostri problemi sono anche altri.
Quali?
Le suore e i religiosi sono in prevalenza anziani: c’è il problema del ricambio.
Però avete tanti laici che operano nelle paritarie?
Appunto. Mentre i religiosi operano senza compensi, il personale laico dipendente comporta dei costi. Parliamo di almeno 25 mila euro annui per ogni docente.
E’ una bella cifra: non è vero, quindi, che chi lavora nelle scuole paritarie percepisce compensi molto al di sotto di chi opera per lo Stato?
I nostri stipendi sono appena inferiori a quelli statali: basta andarsi a leggere i contratti e le relative tabelle.
Però il docente delle paritarie lavora di più rispetto al collega della scuola statale?
Anche questo non è vero: gli orari di lezione sono speculari.
È sicuro?
Certamente: alla primaria, ad esempio, il docente svolge 24 ore di lezione a settimana.
Ma con i pagamenti siete a posto?
Sì. I nostri dipendenti percepiscono regolarmente lo stipendio. I ritardi sono invece nei contributi che attendiamo da parte dello Stato: nel Lazio, ad esempio, il direttore generale li ha nella disponibilità, ma sono mesi che attendiamo. È una vergogna.
Il ritardo si deve, probabilmente, al fatto che il nuovo direttore dell’Usr del Lazio, il dottor Rocco Pinneri, si è insediato da poco tempo, dopo che per tanti mesi la carica è rimasta vacante.
Non credo che possa valere come giustificazione. Gli uffici dell’Ufficio scolastico regionale devono funzionare: nel frattempo le scuole assolvono i loro doveri. L’Usr non può bloccare tutto.