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Scuole paritarie e promesse elettorali. La questione paritarie è duplice

Un commento odierno di Alessandro Giuliani riguarda i contributi statali alle scuole private paritarie e i diversi orientamenti in proposito di M5S e F.I. M5S è intenzionato a togliere alle private paritarie il finanziamento pubblico attualmente erogato e pari a circa 500 milioni di euro all’anno. Al contrario FI ha promesso alle stesse scuole di rilanciare il “costo standard di sostenibilità” qualcosa come una quota capitaria e la cui entità complessiva potrebbe arrivare a circa 6 miliardi di euro (secondo calcoli Agesc del 2007).

L’articolo di Giuliani conclude con due osservazioni: “(1ª) soprattutto per la scuola dell’infanzia, la paritaria assicura in servizio che altrimenti lo Stato non sarebbe in grado di assolvere. (2ª) Il tutto, in cambio di finanziamenti la cui entità è fortemente inferiore a quelli utili alla costituzione di istituti di formazione pubblici”.

La prima osservazione è sicuramente e totalmente vera: le scuole dell’infanzia statali o comunali non sono sufficienti e le paritarie coprono circa il 75% del servizio con contributi pubblici solo parziali. Anche la seconda osservazione è valida, ma occorre precisare che è improprio il confronto fra contributi da ripetere anno per anno e investimenti patrimoniali una tantum che ridurrebbero i primi.

Sempre a proposito di “scuole private paritarie che svolgono un servizio pubblico” (come stabilisce la legge 62/2000) conviene fare una distinzione sulle problematiche che le riguardano. Appare evidente – anche se è un aspetto finora stranamente trascurato – che dette private vanno ripartite in due gruppi diversi: 1°) quelle, come le scuole dell’infanzia, che operano in situazione di quasi-monopolio per l’insufficienza o l’assenza di scuole statali dello stesso tipo e 2°) le altre private che affiancano le pubbliche.

Per il primo gruppo, lo Stato risulta inadempiente – verso i cittadini, sia chiaro! – dei dettami  costituzionali: “La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi” (Art. 33, c. 2, Cost.).

Le famiglie costrette a ricorrere alle scuole private potrebbero FORSE intraprendere una class action per ottenere il rimborso delle spese sostenute, ma dovrebbero organizzarsi o rivolgersi a qualche associazione che tutela i cittadini.

Lo Stato farebbe bene ad attrezzarsi costruendo le scuole mancanti e nel frattempo convenzionandosi con scuole private idonee ma solo per tempi limitati e stabiliti.

Vincenzo Pascuzzi

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