Con una nota precedente ho già segnalato l’errore macroscopico di generalizzare come costo unitario per studente la cifra di 10.000 euro, calcolata per scopi diversi, relativa un solo Liceo Statale del centro di Milano e adottata in un articolo di A.M. Alfieri.
Riporto di seguito una disanima dettagliata e puntuale relativa ai calcoli matematici che può interessare qualche lettore scrupoloso.
Mi è necessario richiamare un intero paragrafo dell’articolo di Alfieri che riporta i numeri e i calcoli.
<< E chiedo conto al Parlamento di come vengono utilizzati i 10.000 € di tasse destinate agli allievi che frequentano la scuola statale, …..
Insomma, i cittadini avranno pur diritto di sapere come vengono impiegati questi 10.000 € per allievo (e si tratta di 7.682.635 studenti) e potranno ben domandarsi perché sentano tanto spesso proclamare: «Tagliamo i soldi alle scuole paritarie – cioè 500 € per ogni allievo (e si tratta di 879.158 studenti) – così risolleveremo la scuola statale!». Come si fa a credere che il cittadino non sappia eseguire qualche semplice operazione?
€ 10.000 – € 500 = € 9.500 ad allievo (quelli che la scuola paritaria fa risparmiare ai cittadini);
€ 10.000 + € 500 = € 10.500 (quelli che destineremo alla scuola pubblica statale).
…..
€ 10.500 x (7.682.635 + 879.158) = € 89.898.826.500: la spesa totale per gli allievi che frequentano tutti la scuola statale in regime di Monopolio;
€ 5.500 x (7.682.635 + 879.158) = € 47.089.861.500: la spesa totale a fronte dell’applicazione del costo standard di sostenibilità in un Welfare democratico che incentivi la libertà e gestisca in modo oculato le tasse dei cittadini. >>
Le osservazioni su calcoli ed errori di matematica sono le seguenti:
1) 10.000 euro/anno per studente: questa è la quota individuale del costo complessivo calcolata – per la prima volta su un solo Liceo statale milanese – con «L’obiettivo è far emergere idee per migliorare l’organizzazione del liceo» e perciò non va generalizzata per fare confronti fra scuole statali e scuole paritarie per i quali vanno invece considerati i bilanci Miur.
Secondo il tipo di scuola, risultano costi diversi:
Infatti anche tempi.it (sito vicino alle scuole paritarie) osserva che “mediamente (dati 2016) un alunno di scuola secondaria statale costa 7.000 euro” e adotta questa somma.
2) 500 euro per ogni allievo: è cifra approssimata per difetto; infatti Gabriele Toccafondi aveva portato, già nel 2017, a 575 milioni i contributi statali alle paritarie, oltre le detrazioni concesse alle singole famiglie; questi 575 mln se ripartiti fra 879.158 studenti sono perciò pari a 654 euro per allievo delle paritarie; ma invece 575 mln ripartiti fa i 7.682.635 studenti delle statali risultano pari a 75 euro per allievo (e non 500, che pure va corretto in 654).
3) € 10.000 – € 500 = € 9.500 ad allievo va perciò corretto in:
4) € 10.000 + € 500 = € 10.500 è operazione errata perché gli studenti delle statali non sono nel rapporto 1 a 1 con gli studenti delle paritarie, ma nel rapporto di circa 9 a 1. Quindi non solo 10.000 euro andrebbe modificato e sostituito da uno dei tre valori riportati nel punto 1), ma anche i 500 euro non vanno sostituiti da 654 bensì dai 75 euro del punto 2). Inoltre non serve ripartire e poi riunire, basta aggiungere i 575 mln (di Toccafondi) al budget governativo per l’istruzione preso pari a 50.985 mln (tesi laurea Luiss/2017) o pari a 48,3 mld (Mario Sensini/Corriere del 27.12.2018). Viene così demolito il risultato stratosferico di 89 mld che dovrebbe terrorizzare governo, Miur, Mef e indurli ad arrendersi al costo standard (secondo la Alfieri).
5) € 5.500 x (7.682.635 + 879.158), il risultato (47 mld) è corretto e allineato ai livelli di spesa attuali, però non risulta nessun risparmio promesso! E dire che la proposta di adozione del costo standard era partita nel 2014 per far “risparmiare 17 miliardi di euro (diciassette)” allo Stato.
6) € 5.500, che è il valore assegnato al costo standard arbitrariamente (e senza che il Gruppo di lavoro del Miur abbia potuto valutare né l’ipotesi, né i conteggi!), merita alcune osservazioni e considerazioni.
La prima è che alcune paritarie chiedono rette di frequenza inferiori, ad esempio il centenario Istituto Barbarigo di Padova ha stabilito rette annuali di 4.500 euro per la Media e 4.950 per il Superiore, mentre le corrispondenti statali costano, come sopra indicato, 5.700 euro la Media e 6.950 il Superiore. Così avremmo paritarie satolle e statali …. a dieta?!
La seconda osservazione è che le paritarie possono avvalersi (art. 1, c. 5. legge 62/2000), fino ad un quarto delle prestazioni complessive, di personale docente volontario e difatti lo fanno nella misura del 9% circa (4.761 su 52.949 docenti; di cui 3.997 donne, suore?). Forse è incostituzionale il comma citato della legge 62? Lo Stato. che eventualmente adottasse il costo standard a forfait e a 5.500 euro, non avallerebbe una situazione di sub-appalto al ribasso con docenti (suore?) non retribuite? Oppure consoliderebbe una situazione di dumping come ha già segnalato la Preside emerita Renata Puleo?
La terza osservazione consiste nel fatto che le paritarie migliori propongono, oltre all’ambiente elitario, un po’ esclusivo, anche snob, diverse opzioni educative, didattiche, culturali, sportive, artistiche, estive, anche estere, tutte con costi aggiuntivi rispetto alla retta. I siti degli istituti partitari dettagliano questi extra.
L’ultima osservazione è che sì, le paritarie svolgono un servizio pubblico, ma questo risulta in parte diverso dal servizio delle scuole statali: maggiore disponibilità dell’orario, orientamento religioso, votazioni generose, promozioni più sicure, ma qualità didattica media inferiore rispetto alle statali. Le statali devono costituzionalmente essere presenti in tutto il territorio nazionali e con tutti gli indirizzi scolastici, mentre le paritarie possono scegliere dove e quali scuole gestire, sono indubbiamente avvantaggiate economicamente.
Vincenzo Pascuzzi
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