“Sostenere le scuole paritarie significa sostenere la scuola pubblica” così ha scritto il Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Stefania Giannini, in una lettera inviata a suor Anna Monia Alfieri, presidente della Fidae Lombardia, in occasione del riuscitissimo convegno “Una scuola per tutti: il costo standard di sostenibilità”, svoltosi presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
“Queste occasioni di confronto aiutano a realizzare quello spirito di collaborazione indispensabile per affrontare le sfide educative e contribuisce al superamento degli stereotipi che da tempo accompagnato le scuole paritarie.”
Vincere e superare gli stereotipi significa aprire gli occhi e guardare con obiettività un fenomeno sociale, diventa sempre più vasto e complesso.
In Italia ci sono 13mila istituti scolastici, 130 mila docenti e personale non docente e un milione di studenti e famiglie che, per esercitare il diritto della libertà di scelta educativa pagano due volte il servizio scolastico: da cittadini, pagando le tasse e sostenendo a proprie spese la retta dell’istruzione dei figli.
Tutto ciò non è civiltà, non è progresso, non è “buona scuola”.
L’art. 34 della Costituzione è chiaro e non ammette interpretazioni soggettive o ideologiche: “L’istruzione inferiore per almeno otto anni è obbligatoria e gratuita”.
La scuola dell’infanzia e primaria deve essere gratuita per tutti i cittadini italiani.
Non è quindi da considerare un’elargizione benefica o da contestare, il fatto che lo Stato assegni 500 milioni di euro previsti per le scuole primarie paritarie.
Tale somma è, infatti, una piccola briciola rispetto ai 40 miliardi che si spendono per le scuole statali che spesso non funzionano e cadono a pezzi.
La legge n.62 del 2000, sancisce la pari dignità tra le istituzioni scolastiche statali e non statali, e la scuola paritaria a buon diritto, è una delle due gambe del sistema pubblico integrato dell’Istruzione. Quella statale, con 9 milioni fra bambini e ragazzi, quella paritaria, con circa 1 milione. Se cede una delle due gambe, cede il sistema, ma l’effettiva parità, oltre che normativa deve essere anche economica, ed allora si potrà meglio contare sulla qualità e l’efficienza dei servizi.
Le scuole statali e non statali “corrispondono agli ordinamenti generali dell’istruzione, sono coerenti con la domanda formativa delle famiglie e sono caratterizzate da requisiti di qualità ed efficacia”, scrive ancora il Ministro Giannini. Non ci devono essere, pertanto contrapposizioni, e le due istituzioni convergono nell’espletamento di un servizio pubblico.
Se le scuole paritarie dovessero chiudere domattina, occorrerebbero altri 6 miliardi di spesa.
Lo sanno i Deputati e le forze politiche di Governo e di opposizione?
Quando chiude una fabbrica si scende in piazza, si protesta, si chiede giustizia; quando chiude una scuola, anche storica e gloriosa, cala il silenzio e la coltre della trascuratezza copre ogni cosa.
Oggi, tante scuole cattoliche, non riuscendo a sostenere le spese sono costrette a chiudere, privando la comunità di un servizio che viene meno, di uno spazio educativo che viene negato, di una luce che si spegne.
In quest’ultimo triennio sono state chiuse ben 429 scuole cattoliche ed ogni anno si riducono sempre più i numeri dei frequentanti, rendendo instabile e insicuro il servizio scolastico di tanti docenti.
Il volume presentato in Cattolica, “Il diritto di apprendere. Nuove linee d’investimento per un sistema integrato”, avanza la proposta scientifica del costo standard di sostenibilità per tutto il sistema scolastico, proposta che ormai sta registrando il favore popolare, anche del mondo laico.
In pratica si tratta di porre al centro della questione lo studente e la libertà educativa della famiglia. Ambedue devono essere liberi di poter scegliere la scuola pubblica, statale o paritaria che sia, senza aggravi di spesa, come, avviene in quasi tutti i Paesi Europei e purtroppo tutto ciò non accade in Italia anche a causa della formula che Concetto Marchesi fece inserire nel testo della Costituzione: “Senza oneri per lo Stato”.
La constatazione che il costo di uno studente della scuola statale ammonta a circa 6mila euro l’anno, mentre nella scuola paritaria è notevolmente inferiore, dovrebbe far riflettere che, considerando il valore del costo standard per alunno, lo Stato potrebbe beneficiare di un risparmio di 17 miliardi l’anno; elemento non trascurabile in epoca di revisione della spesa pubblica, e tale intervento attiverebbe una sana concorrenza tra le scuole, ed un efficace miglioramento dell’offerta scolastico – educativa e della qualità del servizio.
Quella del costo standard, per studente, che potrebbe essere tradotto un “buono scuola del cittadino”.
ha tutte le caratteristiche di una svolta concreta, scientifica, efficace, a costo zero e proiettata verso i traguardi di qualità e di progresso per realizzare il progetto della “buona scuola”, che aiuta tutti gli studenti nello sviluppo delle competenze e li proietta vero il futuro. Vengono inoltre innescati i meccanismi di valutazione, di meritocrazia, di effettiva qualità del servizio scolastico, ben riconosciuto e valutato dalla libera scelta dei genitori.
Ora, uno Stato che ha voluto “riconoscere” tanti diritti, (divorzio, aborto, eutanasia, unioni civili) perché non “garantisce” la libertà di educazione, sancito dai Costituenti nel 1948 come diritto inviolabile e irrinunciabile dei genitori?
Il Ministro Giannini ha tenuto ad evidenziare gli interventi messi in atto in questi tre anni di governo stabilendo che il fondo per le scuole paritarie non fosse limitato a un’annualità ma che, a partire dal 2016, sia un fondo stabilmente disponibile di anno in anno.
Con il decreto scuola 42/2016 sono stati assegnati 12,2 milioni di euro dal 2017 per il sostegno dei disabili iscritti alle scuole paritarie. Si tratta di circa 12 mila alunni disabili che potranno beneficiare del contributo di mille euro, affermando che: ”I principi di solidarietà, d’integrazione e d’inclusione sociale valgono in tutte le scuole. Rimuovere gli ostacoli all’uguaglianza è il compito di tutto il sistema della scuola che deve andare avanti unito.
Il Ministro comunica ancora che da settembre e con l’inizio del nuovo anno scolastico è cominciata la campagna di comunicazione sullo School Bonus, un provvedimento che cambierà l’approccio all’investimento sulla scuola, con benefici fiscali significativi per chi farà donazioni per la costruzione di nuovi edifici, per la manutenzione e la promozione di progetti dedicati all’occupabilità degli studenti.
Anche le scuole paritarie possono usufruirne e, dice il Ministro, “non è né innovazione, né concessione, ma il riconoscimento di un’effettiva libertà di scelta educativa tra le opzioni offerte all’interno della scuola pubblica”.
La libertà di educazione non si chiude nel cerchio dei contributi, che sono indispensabili per continuare a tenere aperte le scuole, ma si apre a nuovi orizzonti di cultura e di prospettive che danno certezza ad un domani di sviluppo. E’ una sfida che vale la pena di affrontare per il futuro della società.
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