Nella Genova ferita dall’alluvione si apre un’aspra polemica tra i presidi e la Giunta Comunale, responsabile della discussa decisione di non chiudere le scuole venerdì 4 novembre rispetto all’allerta 2 annunciata da diversi giorni.
All’interno del tragico tributo di 6 vite ghermite dalla furia dell’acqua, 2 bambine e 3 donne erano in strada proprio perché uscite a prelevare i piccoli a scuola. La scelta del Comune, difesa anche a posteriori dal sindaco Vincenzi e dall’assessore alla Città Sicura Scidone, verteva sulla convinzione che fosse saggio concentrare i ragazzi negli edifici scolastici, ritenuti caldi, vigilati e sicuri, sollevando le famiglie dal problema impopolare di doverli parcheggiare presso parenti ed amici.
Così facendo, sostengono i dirigenti scolastici, il Comune ha scaricato sulle singole scuole il problema di garantire l’ìncolumità dei bambini e ragazzi presenti nei locali al termine delle lezioni.
Che fare: farli uscire in strade delle quali, dall’interno e con i telefoni impazziti, non si aveva assolutamente il polso delle condizioni? Precettare il personale e trattenere i ragazzi nei locali, sbarrando la strada anche a chi voleva andare a casa? Cercare di rintracciare i genitori per affidarli uno ad uno? Il tutto mentre con un occhio alla finestra e uno alle televisioni locali, si controllava che un’ondata improvvisa non invadesse atri e aule a piano terra per far sfollare tutti ai piani superiori come accaduto, fra le molte realtà, nella media Cambiaso, nelle elementari di Quezzi, P.za Martinez, S.Eusebio e nell’Istituto Vittorio Emanuele II.
Il personale scolastico non fa parte della Protezione Civile, non è dotato di mezzi tecnici per trasformare le aule in mense o dormitori di fortuna, lamentano i presidi, che, nell’infuriare delle polemiche, sono stati accusati di non aver garantito l’apertura non stop sia dalle famiglie infuriate che dalla stessa giunta comunale. Per di più l’attuale penuria di dirigenti scolastici, ormai chiamati a rispondere in reggenza di 2 o 3 Istituzioni diverse, ha costretto in molti casi singoli docenti o personale Ata a prendere decisioni gravi e impellenti.
Le scuole non si pronunciano sull’opportunità o meno della scelta difficile (e impopolare) della chiusura preventiva nelle emergenze, ma, per salvaguardia dei ragazzi che sono loro affidati e per rispetto della serietà e dello spirito di abnegazione di tutti gli operatori scolastici, necessitano di un protocollo operativo (condiviso da Miur ed Enti locali) circa i comportamenti da adottare qualora si trovino ad affrontare una qualsiasi emergenza meteo, fatto che purtroppo si ripresenterà inevitabilmente a Genova come in tutto il nostro fragile territorio nazionale