In Italia vi sono dei territori con le scuole a corto di supplenti: anche le Mad sono esaurite e i dirigenti scolastici sono costretti ad attingere agli iscritti all’Università o a liberi professionisti che con il Covid-19 hanno subìto una flessione di lavoro, ma non hanno alcuna cognizione di come si insegni a dei giovani. A raccontarlo – in una intervista alla ‘Tecnica della Scuola’ – è la dirigente scolastica Sandra Fornai, a capo di un istituto comprensivo toscano.
“C’è un problema gravissimo – ci dice -, abbiamo una carenza assoluta di docenti soprattutto della scuola dell’infanzia e primaria: in diverse scuole della Toscana abbiamo esaurito già dai primissimi giorni di scuola non solo le graduatorie ad esaurimento, ma tutte le graduatorie scolastiche provinciali, comprese le cosiddette Mad, le messe a disposizione. Con problemi per le supplenze brevi, ma anche quelle lunghe”.
In questi mesi i dirigenti sono stati costretti a convocare corsisti di Scienze della formazione primaria, anche dei primi anni quindi poco più che ventenni.
Sulle materie curricolari si chiamano professionisti, come architetti e laureati in Economia e commercio, anche coprire cattedre su sostegno: “solo che si improvvisano, non hanno alcuna preparazione nella didattica” e ancora meno sulla disabilità. A quel punto, si salvano solo quelli che “lo fanno con coscienza”.
Il problema, continua la ds, è che “ci sono circa 13.000 pensionamenti l’anno nella primaria, mentre in Scienze formazione si laureano ogni anno circa 4mila-5mila persone, quindi il gap è enorme”.
Sulla carenza di docenti, conclude la preside, pesa “l’entità dello stipendio dell’insegnante: prendere una laurea di cinque anni per avere una stipendio di 1.300 euro e senza alcuna progressione di carriera è un deterrente”.
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