L’ennesimo incidente accaduto questa volta in una scuola primaria di Roma dove un piccolo alunno è stato ferito alla testa dalla caduta di una finestra riapre di nuovo il problema della sicurezza degli edifici scolastici.
La dinamica dell’accaduto (così come di altri incidenti più o meno recenti) deve però far riflettere: la scuola è nuova, inaugurata solamente 4 anni addietro e probabilmente è anche dotata dei numerosi certificati previsti dalla legge. Quasi certamente ha la sua bella scala di sicurezza e non contiene parti in amianto.
Insomma le norme sulla sicurezza sono rispettate, quelle sul buon senso un po’ meno visto che le cronache dicono che i genitori di quella scuola avevano già più volte chiesto agli uffici tecnici del Comune di effettuare una verifica su alcune “anomalie”, come per l’appunto finestre traballanti e buche nel prato dove giocano i bambini.
Forse bisognerebbe avere il coraggio di dire le cose in modo chiaro: costruire scuole nuove è importante, adeguare quelle esistenti alle norme di legge anche, ma tutto questo serve a poco o a nulla se gli edifici scolastici non vengono curati e manutenuti di continuo, esattamente come si fa in una qualunque abitazione dove si riparano le tapparelle se si rompono e si rimettono in funzione gli sciacquoni dei water quando si guastano. In molte scuole, purtroppo, la manutenzione ordinaria è ormai diventata un vero e proprio lusso, mentre si continuano a spendere ogni anno risorse importanti per i corsi di aggiornamento proprio in materia di sicurezza per docenti e Ata.
Oltretutto la gestione della sicurezza e dell’igiene dei locali scolastici non è affatto uniforme sul territorio nazionale: ci sono aree dove i tecnici delle ASL intervengono persino per sanzionare i dirigenti scolastici che non prevedono i dispenser di sapone liquido nei servizi igienici degli alunni e aree dove da anni mancano i servizi igienici in numero adeguato e si è in attesa del “Piano Renzi” per realizzare 4 turche e 3 lavandini in più.
Forse bisognerebbe avere il coraggio anche di dire che nella scuola le norme sulla sicurezza (legge 626/96 e decreto 81/2008) dovrebbero essere applicate in modo diverso, perché non si possono equiparare le scuole ad aziende con altiforni o lavorazioni pericolose come adesso avviene. Siamo al paradosso che nel corso del processo per la tragedia alla Thyssenkrupp era emerso che quasi ogni giorno si sviluppavano nei reparti piccoli incendi che però venivano “domati” dagli stessi operai. Si possono citare casi di scuole con 50 alunni dove negli anni passati i Comuni avevano persino dovuto costruire scale antincendio e porte antipanico.
E forse è arrivato il momento di incominciare a pensare in modo meno faraonico e più pragmatico. Un po’ di semplice manutenzione quotidiana servirebbe a rendere i locali scolastici più sicuri e magari persino più accoglienti.
Con innegabili vantaggi anche per la qualità dell’apprendimento degli alunni.
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