Con il suo insistere, la ministra Azzolina coglie un punto essenziale, ovvero che le vittime designate della disfunzionalità collettiva sono, ancora una volta, i ragazzi e le ragazze delle superiori, gli stessi che hanno visto la loro routine, la loro istruzione e la loro socialità squarciate più a lungo. E che iniziano ormai a soffrire visibilmente. A tutti loro, mentre cerchiamo di riportare un minimo di controllo, dobbiamo quanto meno una riparazione. Una strategia alternativa che sia migliore di questa intermittenza snervante, migliore delle soluzioni aprioristiche e del «tutto o niente».
Sono le parole dello scrittore Paolo Giordano (autore dei romanzi Divorare il cielo o La solitudine dei numeri primi, ma anche del volume di riflessione sociologica Nel contagio), che sul Corriere della Sera interviene sul tema scuola con dure sferzate all’indirizzo dei decisori politici, responsabili di un’organizzazione a tutt’oggi carente, non in grado di monitorare i contagi o di garantire agli studenti una frequenza costante. Insomma, l’autore Premio Strega lamenta posizioni ideologiche e soluzioni aprioristiche, ben lontane dall’efficienza che i nostri ragazzi e le nostre ragazze avrebbero meritato.
E alla Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina rivolge una critica e attribuisce un merito.
Il mantra della ministra Azzolina, «le scuole sono luoghi sicuri», è privo di reale fondamento, afferma Giordano, dal momento che dal punto di vista epidemiologico scuola non è solo la classe, le sue quattro mura, le dinamiche che vi si svolgono all’interno, ma è tutto ciò che accade prima, durante e dopo le ore di scuola, in quell’indotto di cui spesso abbiamo parlato e che è da sempre portatore di criticità mai del tutto risolte.
Ma la Ministra, sostiene lo scrittore, ha anche il merito di avere colto l’essenza del problema: i ragazzi e le ragazze delle superiori sono tra le maggiori vittime dell’inefficienza del sistema, coloro che stanno pagando sin da marzo scorso, a cui chiediamo costantemente sacrifici, obbligandoli a rinunciare alla loro routine, alla loro istruzione, alla loro socialità.
Un’analisi che va ben oltre il commento all’operato della Ministra dell’Istruzione e che, partendo dall’ultimo Consiglio dei Ministri, la montagna che ha partorito il topolino, posticipando la riapertura delle scuole superiori dal 7 all’11 gennaio (negogiazione misera sulle date di apertura, la definisce Giordano), procede a ritroso, per guardare al mancato monitoraggio dei contagi nelle scuole, alla mancanza di nessi causali nelle decisioni ministeriali, alla totale confusione nelle scelte, che sembrano guidate più dal piacere della scommessa che dal principio della ragione.
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