Nella mattinata di oggi stava circolando un messaggio Whatsapp di un presunto comunicato dell’Ufficio stampa della Regione Lazio che slittava ulteriornmente il rientro in presenza per le scuole superiori al 25 gennaio.
Il messaggio, inoltrato più volte, ha creato scompiglio non solo tra famiglie e studenti, ma anche tra il personale della scuola che aveva già lavorato per il rientro in presenza il 18, come da ordinanza regionale.
In realtà, si trattava di una bufala: infatti il messagio riprendeva parola per parola un precedente comunicato delle Regioni, tranne la data di riferimento per il rientro in presenza.
La conferma è arrivata con una nota dell’USR Lazio, la quale ribadisce che le scuole superiori torneranno in classe dal 18 gennaio.
Un consiglio: attenti a ciò che circola via Whatsapp e attenetevi alle notizie riportate sui siti istituzionali.
È compito di ciascuna scuola secondaria di secondo grado stabilire l’esatta percentuale di tempo-scuola in presenza, all’interno dell’intervallo tra il 50 e il 75%, così come previsto dal Dpcm 14 gennaio 2021:
Il rispetto delle fasce orarie per l’ingresso degli studenti delle 8.00 e delle 10.00 è imprescindibile, né è derogabile sulla base dell’autonomia scolastica. Imprescindibile anche il rispetto della percentuale di studenti che dovranno entrare alle ore 8.00 e alle ore 10.00, come fissata dai Prefetti.
Non si possono utilizzare orari diversi.
La nota, nella parte finale, riporta una serie di FAQ.
La rete dei trasporti è un servizio trasversale reso a tutte le scuole e, in quanto tale, risente nella sua interezza delle scelte fatte da ciascuna scuola.
Per questo è necessario coordinare l’azione di tutti.
In particolare, dalle richieste di deroga ricevute è evidente che, senza le indicazioni prefettizie, tutte le scuole avrebbero scelto di far entrare gli studenti a scuola attorno alle ore 8. Ma il sistema dei trasporti, pur potenziato, non avrebbe potuto farvi fronte, e in questa ipotesi saremmo stati responsabili dei conseguenti assembramenti e dell’incremento del rischio dei contagi che ne sarebbe conseguito.
Tutte le aziende hanno molto potenziato il proprio servizio:
Tutte le aziende hanno risolto nell’arco di poco tempo le segnalazioni di difficoltà che mi sono giunte dalle scuole, aggiungendo ulteriori corse o modificando quelle già previste.
Cotral e ATAC, infine, terranno a disposizione vetture, distribuite sul territorio, pronte a intervenire in caso di eventuali difficoltà che dovessero sorgere soprattutto nei primi giorni.
Perché, coi vincoli di riempimento dei mezzi, occorrerebbe un bus ogni una o due classi, a seconda del tipo di bus. Cioè servirebbero almeno 8.000 bus, almeno 16.000 corse in più al giorno, per la sola scuola secondaria di secondo grado. Molti più di quanti ve ne siano disponibili sul mercato, e, in realtà, ne servirebbero ancora di più considerato che gli studenti di ciascuna scuola provengono da un vasto territorio.
Non è vero che i bus turistici non siano stati affittati:
Cotral ne ha affittati per 500 corse al giorno;
I “bus turistici” ci sono.
Non si vedono in centro città perché possono essere usati solo in periferia. Hanno, infatti, solo due porte di ridotte dimensioni, inadatte a far salire e scendere rapidamente tanti utenti, quindi comportano forti rallentamenti alle fermate che impatterebbero negativamente sul servizio in centro (si formerebbero code di bus e si ridurrebbe la frequenza dei passaggi).
Non è vero che non sia stato fatto. Entro breve i Comuni (quello di Roma ha già provveduto) saranno invitati dalla Regione a spostare l’orario di inizio delle attività produttive, commerciali e dei servizi.
Perché la rete, per quanto potenziata, non potrebbe reggere. Ad esempio i treni e le metropolitane non possono essere potenziati: la frequenza di passaggio delle metropolitane è già pari, alle 8, a quella massima possibile senza pericoli.
E perché i treni e le metropolitane alle 8 erano affollati un po’ più del 100%, prima dell’epidemia.
Quindi numerosissimi viaggiatori si sposteranno, alle 8, sui bus (anche quelli talvolta pieni più del 100% prima del Covid). I bus sono stati potenziati di molto – ben 3.100 corse in più al giorno – ma non basta per lasciare tutti alle 8.
Chi entra alle 10 potrà svolgere unità orarie di 50 o di 45 minuti, uscendo quindi 50 o 15 minuti dopo chi entra alle 8.00. Si tratta di moduli orari già usati da anni da tante scuole con sperimentazioni anche all’avanguardia, ad esempio i licei quadriennali, che pure mantengono risultati di assoluta eccellenza negli apprendimenti.
Molti bambini e ragazzi del primo ciclo stanno mangiando da settembre pur senza avere più una mensa, consumando un pasto al banco. Infatti quasi tutte le scuole del primo ciclo hanno convertito le mense in normali aule, per garantire un maggiore distanziamento.
Anche le scuole secondarie di secondo grado potranno fare altrettanto (pasto al banco), oppure potranno evitare il problema prevedendo moduli orari ridotti.
È un sacrificio necessario per contenere il rischio epidemiologico. I bambini e i ragazzi del primo ciclo e tutti i lavoratori stanno sostenendo questo sacrificio da mesi, consapevoli che è per il bene individuale e collettivo.
Perché purtroppo la didattica a distanza non funziona in ugual maniera per tutti. Gli studenti con una situazione più difficile – quelli senza una cameretta o un luogo tranquillo per studiare, quelli che hanno bisogno della socialità – stanno soffrendo tantissimo la didattica a distanza.
Gli studenti fragili o che convivono con persone fragili non possono tornare a scuola in presenza. Continueranno a seguire le lezioni a distanza.
È inverosimile che 50 o 15 minuti in più di attività didattiche al giorno (con moduli orari da 50 o 45 minuti e sette ore di lezione) comportino un affollamento aggiuntivo tale da porre in pericolo la sicurezza delle persone. Molti docenti non dovranno fermarsi più tempo a scuola. Alcuni avranno “un’ora buca” in più. Si tratta di un indubbio disagio, che ci consentirà però di far tornare in presenza gli studenti.
Sono stati ascoltati i sindacati rappresentativi sia del comparto sia dell’area dirigenziale. Da giugno tengo di norma ogni settimana (anche durante l’estate e le pause natalizie) un incontro con i sindacati, con la presenza degli Assessori regionali all’istruzione e ai trasporti.
Ascolto non significa per forza totale condivisione: in alcuni casi è stato necessario adottare decisioni diverse da quelle che talvolta venivano suggerite, perché non si poteva non dare priorità alla tutela della salute di tutti. Ringrazio comunque i sindacati per non aver mai fatto mancare il loro apporto.
Da mesi tutti i residenti possono fare gratuitamente un tampone quando vogliono, con una ricetta medica (ottenibile anche email dal proprio medico o dal pediatra). Adesso gli studenti possono fare un tampone anche senza ricetta. Pochi studenti e lavoratori si sono avvalsi di questa possibilità. Invito tutti a farlo quanto prima.
In questo momento è in corso la vaccinazione di tutto il personale sanitario, cioè quello più esposto di chiunque altro al contagio.
Subito dopo toccherà alle altre fasce a rischio, come saranno individuate.
A questo riguardo il piano vaccinale approvato dalla Regione Lazio il 29 dicembre 2020 recita (pag. 13) «Naturalmente, con l’aumento delle dosi di vaccino si inizierà a sottoporre a vaccinazione le altre categorie di popolazioni, fra le quali quelle appartenenti ai servizi essenziali, come evidenziato nella fig. 1, quali anzitutto gli insegnanti ed il personale scolastico, le forze dell’ordine, il personale delle carceri e dei luoghi di comunità, etc.»
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