Nella scuole la connessione ad internet non è più uno spauracchio: appena il 3% degli edifici scolastici italiani risulta privo di una connessione ad internet e si tratta di scuole quasi tutte primarie. Il problema è che stiamo parlando di connessioni a “basse” velocità. A dirlo è l’Agcom nel Report sullo Stato di sviluppo digitale delle scuole in Italia.
I dati, pubblicati in questi giorni, indicano che il 47% dei docenti delle scuole italiane utilizza con frequenza quotidiana strumenti digitali nello svolgimento delle proprie attività didattiche a fronte di un 5% che invece non li utilizza mai.
E nelle scuole dotate di una connessione a banda ultra-larga, la media dei docenti che usa tutti i giorni strumenti digitali nella didattica sale al 51%.
Eppure, la disponibilità di “alte” velocità (connessione ad almeno 30 Mbps), per l’Agcom amplia e diversifica il ventaglio di attività che è possibile svolgere: soprattutto, permette di ridurre al minimo i problemi di saturazione tipici degli ecosistemi, come le scuole, nei quali la banda disponibile molto spesso è condivisa tra più postazioni contemporaneamente.
Con differenze territoriali però molto forti: in Emilia Romagna, per esempio, oltre il 30% delle scuole sono connesse a più di 30 Mbps, rispetto a una media nazionale dell’11,2%. Le scuole con le connessioni migliori sono anche quelle che hanno un numero medio di studenti più elevato. Inoltre le scuole che vantano una rete telematica completa, che copre tutti gli spazi disponibili, sono pari al 74,6%. Di queste, tra quelle secondarie di secondo grado l’83,9% presenta una copertura totale degli spazi, tra quelle secondarie di primo grado il 78% e tra quelle primarie il 71,4%.
Sul fronte dei costi, il 75% delle scuole sostiene una spesa fino a 3 mila euro all’anno per il canone di connettività e la sottoscrizione dei servizi di telecomunicazione. Inoltre, oggi l’84% delle scuole utilizza un registro elettronico di classe, una percentuale nettamente in crescita rispetto al 69,2% registrato in una precedente indagine relativa all’anno scolastico 2014-2015.44.
Tre le scuole primarie il registro elettronico è uno strumento presente in circa l’80% degli istituti, ben 10 punti percentuali in meno rispetto al tasso di adozione delle scuole secondarie di primo grado (circa 90%) e del 94% delle scuole secondarie di secondo grado.
Lo studio rileva quanto sia opportuno intensificare le iniziative a sostegno dello sviluppo di competenze e di cultura digitale.
Anche perché, avendo l’obbligo di aggiornare quotidianamente i registri, si costringono i docenti più sfortunati ad operare da sé: molti docenti si lamentano, infatti, perchè sono costretti ad utilizzare la connessione internet presente nel proprio telefono cellulare o nello smartphone.
Ma c’è dell’altro: l’uso del digitale interattivo comporta anche una migliore formazione: “anche se non è stata ancora dimostrata una relazione diretta tra utilizzo dei computer e miglioramento dei livelli di apprendimento degli studenti – spiega lo studio – l’impiego di tecnologie digitali e di internet nei processi scolastici appare ormai sempre più centrale ed ineluttabile nella convinzione che esso rappresenti il viatico per la formazione e la crescita di una società civile inclusiva, efficiente e preparata ad affrontare le sfide di un futuro, a sua volta, sempre più digitale”.
Un ulteriore indicatore del livello di digitalizzazione delle scuole è rappresentato dalla disponibilità per gli studenti di pc nelle scuole: in Italia il numero di studenti per pc risulta doppio se non quadruplo rispetto alla media europea.
La situazione migliore, cioè quella delle scuole con alti livelli di connettività e innovazione didattica, vede al top gli istituti dell’Emilia-Romagna, con performance nettamente superiori rispetto al resto d’Italia. Appartengono alle regioni star, anche se a livelli più vicini alla media nazionale, la Lombardia e il Friuli-Venezia Giulia.
Caratterizzate da una connessione elevata, ma con un approccio didattico tradizionale e quindi meno votato all’uso delle nuove tecnologie digitali, sono le scuole della Liguria e della Toscana.
Ci sono poi gli istituti con un’elevata innovazione didattica ma un indice di connettività al di sotto della media: si trovano principalmente in Molise, in Campania e in Umbria, oltre che in Sicilia e Sardegna. Si tratta di scuole virtuose, ma con un “livello di connettività” non adeguato alle competenze e alla propensione degli insegnanti all’utilizzo delle moderne tecnologie dell’informazione.
E poi ci sono le regioni più critiche, con “livelli di connettività” e di “innovazione didattica” inferiori a quelli medi nazionali: sono regioni del Sud Italia (Basilicata, Calabria, Puglia e Abruzzo), ma anche Lazio e Veneto. Si tratta di territori in cui – secondo l’Autorità – investimenti infrastrutturali e miglioramento delle competenze e della cultura digitale devono viaggiare congiuntamente attraverso l’adozione di interventi complessivi e strutturati volti al raggiungimento di una piena scolarizzazione digitale.
“Partendo dal presupposto che bambini e adolescenti in misura sempre maggiore utilizzano tecnologie digitali, e che tutti i livelli (politico, istituzionale e accademico) riconoscono gli effetti positivi della digitalizzazione per lo sviluppo delle società moderne – sottolinea in conclusione l’Autorità – ne consegue un necessario adeguamento anche da parte del sistema educativo”.
“Le scuole, dunque, devono sia dotarsi di infrastrutture e strumenti digitali adeguati (non solo le semplici connessioni ad internet, ma linee ultrabroadband, mentre il 3% degli edifici scolastici – prevalentemente primari e dislocati per la maggior parte nel sud Italia – risulta ancora privo di qualunque connessione) – sia adottare un cambiamento nelle modalità di apprendimento e di insegnamento”.
Il rischio, infatti, è “dare origine o di rafforzare disuguaglianze tra gruppi di individui laddove non vengano garantite condizioni simili a tutti.
Tuttavia, il processo di digitalizzazione delle scuole deve contemperare anche una serie di rischi che tipicamente sono associati all’uso delle tecnologie digitali ed in particolare alla diffusione sempre maggiore dell’uso di social media; cyberbullismo, heat spech, dipendenza nel comportamento, disinibizione”. Anche in questo caso, “è solo attraverso lo sviluppo di competenze digitali del corpo docente e l’adozione di strategie digitali volte ad un approccio consapevole che si possono minimizzare i rischi sociali”.
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