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Scuole vive, a Roma il Comune apre 60 istituti di sera e nei weekend, corsi per rispettare i musulmani e Napoli “salva” la lingua

Nelle scuole le attività svolte hanno matrici diverse. Diversi progetti, iniziative ed eventi nascono da iniziative locali: non sono “figli” della didattica tradizionale, organizzata e portata avanti dai docenti dipendenti del ministero dell’Istruzione, ma la loro incidenza a livello formativo e di crescita degli alunni non è da meno.

900mila euro per tenere aperte le scuole romane

Tra le tante novità in arrivo in diverse scuole vale la pena citare la circolare, pubblicata il 28 giugno, rivolta alle scuole di Roma per proporre attività e progetti in orario extracurricolare, grazie allo stanziamento di 900.000 euro.

L’obiettivo della Giunta capitolina è anche aprire 60 scuole sul territorio, distribuite in modo proporzionale nei Municipi rispetto alla popolazione scolastica.

“Lo abbiamo fortemente voluto ed ora ci mettiamo le risorse per farlo – ha detto l’assessora alla Scuola, formazione, lavoro di Roma Capitale, Claudia Pratelli – , aprire le scuole oltre l’orario curricolare, garantendo attività artistiche, culturali, per il contrasto alla povertà educativa nei pomeriggi, la sera, nei weekend, è l’obiettivo che ci siamo prefissati fin dall’insediamento e che stiamo costruendo anche grazie a un percorso di confronto con l’Ufficio scolastico regionale, gli insegnanti, le associazioni di genitori, il terzo settore”.

Domande entro il 18 settembre

Il fine è quello di realizzare “delle scuole poli civico-culturali, punti di riferimento per le comunità del nostro territorio, grazie all’alleanza educativa tra scuole, studenti e studentesse, genitori, associazioni e istituzioni territoriali” offrendo loro “nuove opportunità”, coinvolgendo “i ragazzi e le ragazze” e favorendo “la partecipazione”.

Le scuole avranno tempo fino al 18 settembre per presentare le proprie proposte e avviare nel prossimo anno scolastico, il 2022-2023, l’apertura delle strutture oltre l’orario ordinario.

Musulmani non più discriminati

Sempre a Roma, il 28 giugno è svolto l’evento di chiusura del progetto ‘Ladis‘, Local Administrations against stereotypes and Islamophobia, finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del Programma “Diritti, Uguaglianza, Cittadinanza”.

L’iniziativa di Ali, Autonomie Locali Italiane, in collaborazione con Leganet, Studio Come, Progetto Aisha e Coreis, ha l’obiettivo di contrastare la discriminazione nei confronti dei musulmani, in particolare delle donne, sviluppando percorsi e strumenti di sensibilizzazione e formazione per amministratori locali e professionisti dei servizi pubblici territoriali attraverso il coinvolgimento diretto delle comunità e delle associazioni di donne musulmane.

Tre gli step principali: attività di ricerca sulle politiche anti-discriminazione a livello locale, con particolare riferimento alle persone e alle donne di religione islamica; percorsi di capacity building rivolti ad amministratori locali con il coinvolgimento diretto delle comunità islamiche e delle associazioni di donne musulmane in aree italiane in cui è maggiore la presenza di musulmani; attività di comunicazione, con eventi e kit di strumenti di comunicazione dedicati alle politiche contro per sensibilizzare la rete di operatori e amministratori.

“A partire dal mio Comune, Pesaro, fino alle altre città, vogliamo continuare questo grande lavoro che è stato compiuto con il progetto Ladis – ha dichiarato Matteo Ricci, Presidente nazionale di Ali – e proseguire in una direzione di sempre maggiore integrazione tra le diverse comunità presenti sui territori. Va fatto un grande lavoro nelle scuole, è fondamentale educare innanzitutto i bambini, che sono il futuro, alla comprensione delle altre culture e al rispetto anche delle diverse identità territoriali e religiose”.

“Confidiamo nella capacità degli insegnanti ma è fondamentale il ruolo degli enti e una collaborazione costante tra associazioni ed enti locali sui territori. Il progetto Ladis ha consentito di moltiplicare buone prassi in giro per l’Italia, ci sono tanti sindaci che cercano di alzare l’asticella del livello di civiltà delle loro città. Ali sarà in prima linea su un tema caldo in Parlamento, quello dello ius scholae, protagonista di questa battaglia per il riconoscimento di un diritto dovuto, coinvolgendo gli amministratori locali”.

“Studiare e tenere viva la lingua napoletana”

Un’altra realtà che tocca da vicino i giovani e gli studenti è quella che si sta portando avanti a Napoli “per studiare e tenere viva la lingua napoletana“.

Il 29 giugno al Teatro Trianon, nel cuore della città, si svolgerà un concerto dedicato alla memoria di Sergio Bruni, cantautore, chitarrista e compositore partenopeo: un evento in linea con il lavoro del Comitato scientifico per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio linguistico napoletano, attivo da alcuni anni dopo l’approvazione della legge regionale del 2019, proposta dal consigliere Francesco Emilio Borrelli, che l’ha istituito.

Il consigliere ha detto che “si lavora sulla divulgazione che è importante per diffondere la vera lingua napoletana: servirebbero anche delle lezioni nelle scuole per permettere ai giovani di partecipare a un incontro con gli studiosi sulla loro lingua vera”.

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Alessandro Giuliani

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