Le critiche ormai sulla scuola, come è strutturata e organizzata, arrivano un po’ da ogni parte, compresa Confindustria che attraverso il suo vicepresidente, Gianni Brugnoli coordinatore della formazione e del capitale umano, non lesina stilettate, nel corso di una intervista al Sole 24 Ore, partendo dal semplice concetto che, se da un lato l’inizio del nuovo anno è alle porte, dall’altro a nessuno al ministero sembra interessare: «Il 1° settembre è alle porte e non si può stare fermi. Sulla scuola serve una visione, è tempo che il governo, e la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, prendano delle decisioni, e se ne assumano la responsabilità. Sull’edilizia scolastica, ad esempio, abbiamo 30 miliardi da spendere, occorre, quindi, utilizzarli semplificando burocrazia e procedure. Stesso discorso sulla banda larga: ci sono fior fiori di aziende, leader nell’Ict, che potrebbero collaborare con i dirigenti scolastici per assicurare la connessione veloce da Aosta a Siracusa, e i device a tutti gli studenti, e non, come accade oggi, che ci ritroviamo con un pc o un tablet a famiglia».
«Molti ragazzi stanno transitando nell’inattività. Un danno enorme per il Paese. Per questo, e lo dico anche da genitore, bisogna puntare pure a un vasto piano di formazione degli insegnanti, affinché esplorino nuove modalità di fare didattica, consapevoli anche dei profondi cambiamenti in atto nel mondo produttivo. E ha ragione Vittorio Colao che dice chiaramente che gli Its, gli istituti tecnici superiori, vanno sostenuti, perché sono una best practice, e che dobbiamo riscoprire le discipline Stem, dove l’Italia, quanto a quota di laureati, è fanalino di coda Ue, mentre oggi sono sempre più indispensabili».
Ma non solo, per il vicepresidente, manca una visione d’insieme e manca pure la certezza sulla effettiva preparazione dei docenti: “A settembre avremmo 32mila assunzioni a termine di docenti, ma sappiamo quante competenze, anche digitali, hanno? Non solo. Vanno formati meglio. L’esperienza del virus deve portare radicali cambiamenti nelle aule. Se l’emergenza sanitaria, come spero, sarà finita, e si potrà tornare in presenza, l’ora di lezione “canonica” potrebbe scendere a 40/45 minuti, e il tempo rimanente potrebbe essere dedicato alle interazioni con gli studenti. Se invece bisognerà alternare aula e didattica a distanza, o peggio ancora non si potrà rientrare in presenza, è necessario formare bene i docenti in modo da affrontare al meglio le lezioni da remoto e coinvolgere i ragazzi. La formazione deve, perciò, tornare centrale; e chi la fa, e bene, va premiato. È tempo che il merito sia valorizzato, non solo a parole. Ecco allora che sprono il governo a individuare delle priorità e decidere.
E continua, affermando: «Occorrono presidi autonomi e procedure veloci per ammodernare e rendere sicuri gli edifici dove studiano i nostri figli. Lei pensi che il 55% di scuole è stato costruito prima delle norme antisismiche.
Infine, dice Brugnoli: «occorre tarare la formazione dei giovani sulle esigenze del mondo produttivo. Un percorso, certo, impegnativo, ma che la scuola, anche qui, non può più rinviare»
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