L’allarme di vedere giungere in Italia gli ispettori del Fondo monetario internazionale, Unione europea e Bce, si fa realmente concreto, visto la strada imboccata, in queste ultime ore, da una parte della maggioranza che sostiene il governo Letta. È anche vero che bisognerà aspettare il dibattito parlamentare e l’eventuale sfiducia al governo in carica, prima di celebrare il de profundis all’esecutivo guidato da Enrico Letta. Certo è che, se le cose hanno un senso logico, ma non è detto che lo abbiano, alle dimissioni dei cinque ministri del PDL, dovrebbe seguire un atto di sfiducia parlamentare al governo delle larghe intese, e se così fosse, questo governo sarebbe ricordato anche come il governo della breve durata. Ma quali sarebbero le alternative politiche, nel caso della caduta di questo governo? Per la natura del tipo di crisi di governo, che viene definita dagli esperti una crisi al buio, è quasi impossibile fare delle previsioni basate su strategie pianificate. Si naviga a vista, e soluzioni a portata di mano non se ne vedono. Un’alternativa purtroppo c’è, ma noi speriamo che sia un’estrema ratio, si tratta dell’arrivo anche in Italia, come è accaduto in Grecia, della Troika, che attuerebbe una sorta di commissariamento, anche per il fatto che, le previsioni del 2013 per l’Italia, parlano di una netta infrazione del 3% del deficit. Se così accadesse, la scuola non uscirebbe indenne dalle riforme strutturali che sarebbero attuate, attraverso una legge di stabilità rigorosa e tecnocratica. Quali potrebbero essere i provvedimenti che verrebbero presi dalla Troika, per quanto riguarda la materia dell’istruzione? Per capirlo bisognerebbe portare le lancette dell’orologio a quando nel novembre 2011 lo spread in Italia era arrivato a 570 e a quando un mese prima, il governo Berlusconi recapitò alla UE (una delle tre componenti della Troika) una famosa lettera d’intenti. In quella lettera ricordiamo che si parlava espressamente di scuola in termini di promozione e valorizzazione del capitale umano. Si sosteneva l’impegno a breve termine di promuovere l’accrescimento dell’accountability delle singole, con lo strumento delle prove Invalsi, definendo un programma di ristrutturazione per quelle con risultati insoddisfacenti; si sosteneva anche la valorizzazione del ruolo dei docenti, elevandone, nell’arco d’un quinquennio, impegno didattico e livello stipendiale relativo; ci si era impegnati, sempre per compiacere l’Europa, ad introdurre un nuovo sistema di selezione e reclutamento. Nella stessa lettera d’intenti era scritto anche l’impegno di ampliare autonomia e competizione tra Università, di accrescere la quota di finanziamento legata alle valutazioni avviate dall’Anvur e i margini di manovra nella fissazione delle rette di iscrizione, con l’obbligo di destinare una parte rilevante dei maggiori fondi a beneficio degli studenti meno abbienti. Si avvierà anche uno schema nazionale di prestiti d’onore. Oggi come allora gli intenti sono rimasti sulla carta, anche se i tentativi di attuarli non sono mancati e non mancano tutt’ora. Adesso se dovesse arrivare la Troika, tutto questo si potrebbe materializzare d’imperio senza la possibilità di discussione tra politica e sindacato. Tornerebbe all’ordine del giorno il tentativo già messo in atto dal ministro Profumo di aumentare l’orario di servizio dei docenti delle scuole secondarie da 18 a 24 ore a parità di stipendio per il momento. Verrebbe amplificata la centralità dell’Invalsi, come strumento per valutare scuole e relativi docenti. Ed infine saranno definitivamente messi da parte i diritti dei docenti inidonei all’insegnamento e il diritto di fruire della giusta quiescenza per i quota 96, bloccati ingiustamente dalle maglie strette della legge Fornero. C’è da sperare che i politici italiani abbiano un sussulto di orgoglio nazionale e non consentano l’arrivo armato della Troika.
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