Alunni

Se bastasse avere una macchina di lusso per essere amati e rispettati dai ragazzi, sarebbe davvero molto semplice

Recentemente, lo scrittore Antonio Scurati ha raccontato un aneddoto al quotidiano La Repubblica: anni fa un suo alunno gli avrebbe detto, in sintesi, che era impossibile che fosse rispettato come docente perché la sua automobile era troppo brutta e vecchia.

Da qui, secondo Scurati, se ne deduce il seguente corollario: i docenti italiani non godono di autorevolezza presso i propri alunni perché lo stipendio che percepiscono non consente loro di possedere un’automobile di prestigio.

Ora, al posto di Scurati avremmo evitato di raccontare questa storiella, che non depone per niente a favore di chi la riferisce: se bastasse così poco per farsi rispettare dagli alunni, sarebbe sufficiente affittare un bel SUV per un paio di mesi – suvvia, anche il più scalcinato dei professori ne avrebbe la possibilità economica – parcheggiarlo in bella evidenza davanti alla scuola e il gioco sarebbe fatto.

Purtroppo, ci dispiace per Scurati, non è affatto così. Se bastasse avere una macchina di lusso per essere amati e rispettati dai ragazzi, sarebbe davvero molto semplice. L’autorevolezza e la stima non si comprano, ma si guadagnano sul campo con il lavoro serio, con la passione che ci si mette e che si trasmette senza fatica, quando è autentica.

Ma chissà, magari all’epoca in cui si è verificato l’episodio raccontato da Scurati, lo scrittore era ancora troppo giovane per esprimere una propria autorevolezza che non fosse direttamente collegata alla sua automobile.

La cosa peggiore, se possibile, è che discorsi del genere iniziano e finiscono sempre con “i ragazzi di oggi”, mettendo tutti quanti nella stessa cesta. Ora, sappiano benissimo che non è così: la stragrande maggioranza dei cosiddetti “ragazzi di oggi” vive una vita serena, studia o lavora, esce con gli amici, ha un rapporto tranquillo con i genitori (con i normali conflitti generazionali, certo), ascolta e ama anche la musica Rap e Trap ma non aspira a emulare le gesta dei personaggi raccontati nei testi. La stragrande maggioranza di questi giovani, maltrattati dai media, fa volontariato ed è impegnata nel sociale. E questo anche nei quartieri popolari e nelle periferie più abbandonate. Gli altri, gli influencer che sfrecciano in auto a 100 all’ora uccidendo bambini, gli aspiranti criminali alla “Mare Fuori”, gli alunni che non rispettano i professori che non guidano auto di lusso, sono la minoranza. Da non disprezzare, per carità, perché anche loro sono figli e vittime di questo mondo, come direbbe De André. Ma sono la minoranza, ricordiamolo.

Gabriele Ferrante

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