C’è qualcosa d’antico anzi di nuovo. Se Pascoli mi passa la licenza, rileggere quanto scritto da Emanuele Contu, ispettore tecnico MIUR con un passato di responsabile scuola del PD a Milano, sul Sussidiario.net sulla perdita di tempo costituita, a suo parere, dallo studiare la Costituzione mi ha riportato indietro negli anni.
Contu critica fortemente la recente proposta dell’ANCI tesa ad introdurre, nelle scuole, in maniera organica anche lo studio della Costituzione
A leggere Contu sono “ringiovanito”, un tuffo nel passato di otto-dieci anni.
“Riguardo a Economia e Diritto, dovendo fare delle scelte, no, non ritengo siano materie fondamentali per l’educazione alla cittadinanza e alla legalità”.
Queste non sono le parole attuali di Contu ma le riecheggiano ampiamente.
La citazione è testuale e l’attribuzione è ad un collega di Contu, Marco Bruschi detto Max, ispettore tecnico pure lui, per meriti speciali,ora, per la legge del contrappasso, anche docente a contratto di Diritto scolastico e a suo tempo stretto collaboratore del Ministro Gelmini, l’inventrice della materia inesistente “Cittadinanza e Costituzione”.
Si chiude un cerchio: son passati quasi dieci anni e questa idea che cittadinanza e legalità possano prescindere dalle leggi e dalla conoscenza delle medesime accomuna due funzionari del Ministero dell’Istruzione con posizioni ideologiche e politiche che si immaginava fossero leggermente distanti.
La premessa potrebbe sembrare incongrua e polemicosa ma serve a spiegare non solo quanto c’è di sbagliato ed inattuale nelle posizioni attuali espresse da Contu ma anche a fornire qualche elemento di riflessione su come destra e “sinistra” (leggi il partito in agonia, il PD) siano ancora oggi attestate su posizioni comuni e di continuità di scelte.
Insomma il continuum da Gelmini a Fedeli è attestato anche da questa consonanza di idee su un tema cruciale e cioè la funzione della scuola in relazione alla crescita civile e sociale dello studente.
E’ bene chiarire subito,però, che la discussione sull’ora di cittadinanza o di diritto è una discussione per iniziati.
Quando chiedo ai miei studenti appena giunti dalla scuola media se hanno mai fatto lezione di “Cittadinanza e Costituzione” mi guardano con l’aria di chi si vede chiedere se hanno studiato il sanscrito.
Ancora due settimane fa mi è capitato di rileggere su Repubblica, Corrado Augias, un giornalista attento e puntiglioso, che sosteneva la tesi che in qualche scuola le medesima “materia” fantasma si insegna e nel passato più remoto mi torna in mente un famoso editorialista del Corriere (che non nomino per carità di patria)intento a scrivere una paginata su un inesistente voto in pagella della materia medesima con la costruzione conseguente di una intemerata contro lo Stato etico.
Ora Contu ritorna,otto anni dopo Bruschi, con la tesi dell’”insegnamento diffuso” in materia di diritti e Costituzione da preferire ad un insegnamento strutturato.
Cosa c’è di nuovo nell’antica idea che non servano il diritto e lo studio della Costituzione per formare cittadini consapevoli?
Un florilegio delle prime pagine degli ultimi due tre mesi (il nuovo che avanza) potrebbe bastare a smontare la tesi di Contu sull’insegnamento diffuso.
Si va dall’idea che un Ministro possa ordinare ai magistrati di arrestare i migranti violenti a bordo di una nave (alla faccia di Montesquieu) a quella che il deficit di bilancio sia una specie di pozzo di S.Patrizio a cui “attingere” per finire alla crassa ignoranza di chi non sembra conoscere la nozione di “territorio mobile” relativa alle navi militari come la Diciotti.
E parliamo di nozioni semplici ma se poi si dovesse parlare di contrappesi ed equilibrio costituzionale ho qualche ragionevole dubbio, a differenza di Contu, che la sua pur brava collega di italiano sia in grado di parlarne ai miei studenti di quinta.
Se partiamo dall’idea di Contu che non serva conoscere i fondamentali contenuti per capire e valutare, ebbene chi glie lo spiega agli studenti il concetto che i migranti salendo a bordo della Diciotti erano, con buona pace del Signor Ministro Salvini, già in Italia prima di sbarcare a Catania, il collega di filosofia?
E cosa prevedeva la politica del deficit spending keynesiana, nella versione originale e non nella vulgata dimaiesca, lo chiarirà il mio collega di educazione fisica?
A queste osservazioni, ripetute e persino banali, i soloni dell’insegnamento diffuso di buoni principi, i bastian contrari allo studio del Diritto, non rispondono mai.
Non lo faceva il professore di Diritto scolastico (a proposito, lo si diventa anche con una laurea in Lettere?) Bruschi e non ne fa accenno nemmeno Contu nel suo recente anatema contro un insegnamento istituzionalizzato anziché etereo e quindi inesistente.
Viene un dubbio a riguardo: se io voglio che gli studenti acquisiscano senso civico e quindi capacità di giudizio (lo diceva Einaudi, non il sottoscritto), non è che lasciarli nel limbo dell’etereo serve a farne fruitori passivi di fake news non nobilitate dall’essere di origine governativa?
E tutta la lunga disquisizione sull’accountability e l’autonomia scolastica, presente nell’articolo citato, cosa c’azzecca con la realtà che nelle scuole italiane autonome l’auspicato insegnamento diffuso propagandato (non uso il verbo casualmente) da Contu semplicemente non c’è?
Curioso poi che Contu, autentico estimatore dell’autonomia scolastica, non rifletta sulla circostanza che la proposta da lui aspramente criticata parta dall’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani.
Ma sarà perché, magari, ritiene i Comuni poco autonomi e, se mi si passa la battuta, lontani dai territori…
Un aneddoto, ahimè autentico, accompagnato da una domanda semplice: Contu lo riscriverebbe l’articolo se fosse un docente di Diritto che passa ore del primo periodo dell’accoglienza per spiegare ai suoi nuovi studenti le regole ed il valore delle medesime e si ritrovasse colleghi che, in contemporanea, fanno uscire due studenti per volta, non chiedono le giustifiche per tempo e teorizzano, con i loro comportamenti, che nelle loro ore, evidentemente, il Regolamento di istituto è largamente derogabile?
Chissà se Contu il 30 setttembre era a Roma alla manifestazione del PD.
Perché se la medesima è stata un po’ poco o mal frequentata, forse qualche domanda sulle sue tesi gattopardesche sull’ora di diritto e di educazione civica, dovrebbe porsela…
Per il bene della scuola certamente ma, forse, anche del partito di appartenenza e della sua politica scolastica arretrata e fallimentare.
Franco Labella – Coordinamento nazionale dei docenti di Diritto ed Economia