In questi giorni di campagna elettorale estiva stiamo assistendo ad una girandola di nomi sul futuro ministro dell’Istruzione che verrebbe nominato da prossimo governo post elezioni politiche. Si fanno nomi di personaggi come Piero Angela, Alberto Angela, Marco Lodoli, Paolo Crepet, tutti uomini di elevato spessore culturale, ma che non conoscono approfonditamente le problematiche del mondo della scuola perché non la vivono dall’interno tutti i giorni. Per questa ragione avendo io un’esperienza ventennale di insegnamento, con titoli culturali e corsi di formazione (lauree, master, perfezionamenti, dottorato di ricerca), potrei dare qualche contributo fattivo al miglioramento del sistema d’istruzione in Italia. Sicuramente lascerei intatti i gradi di istruzione: tre anni di scuola dell’infanzia, cinque anni della scuola primaria, tre anni della scuola secondaria di I grado (che necessita di una riforma radicale) e i cinque anni della scuola superiore con il sistema dei licei e un potenziamento degli Istituti Tecnici e Professionali.
Escluderei a priori un accorciamento della scuola secondaria da cinque a quattro anni perché non si possono comprimere i programmi d’insegnamento. Per la scuola media, invece, punterei su un potenziamento dello studio della geografia e della lingua italiana dando più spazio alle morfologia, sintassi e analisi del periodo dal momento che gli alunni hanno molte carenze nello scritto e nell’esposizione in lingua italiana corretta. A queste discipline affiancherei quelle scientifiche (matematica, scienze, tecnologia) con un potenziamento per le attività logico-matematiche. Tutte le altre discipline all’unisono concorreranno al processo formativo dell’alunno con pari dignità. Per quanto attiene lo studio della lingua latina eviterei di fare corsi di latino alle scuole medie, lasciando questa priorità ai docenti dei Licei classici e scientifici. Per quanto riguarda la formazione dei docenti, questa deve essere compresa all’interno dell’orario di servizio e deve essere a docenti selezionati con un’esperienza trentennale di insegnamento: quindi toglierei Indire, Invalsi e altri enti accreditati al Ministero dell’Istruzione che per il loro funzionamento spende una “barca di soldi”.
I risparmi derivanti dalla loro soppressione confluiranno nell’aumento dello stipendio degli insegnanti, ormai eroso dall’eccessiva inflazione. Altre risorse statali dovranno essere destinati agli incrementi stipendiali per cercare concretamente di avvicinare gli emolumenti dei docenti agli standard europei, di cui ora come ora siamo lontani anni luce. Altro aspetto da considerare è un’attenzione prioritaria all’edilizia scolastica, in quanto molte scuole sono fatiscenti ed hanno bisogno di manutenzione. Altra priorità è il sistema di aerazione delle aule di cui poco o nulla si è fatto a qualche mese dall’inizio del nuovo anno scolastico. Sul tema dei concorsi, i bandi devono essere annuali su tutti posti vacanti e fare in modo che qualsiasi concorso (ordinario, straordinario, per soli titoli etc.) porti il docente direttamente sulla cattedra con una supplenza annuale o ancor più con la nomina a tempo indeterminato.
Farei in modo che tutti i docenti siano in cattedra dal 1 settembre anticipando le operazioni di nomina alla conclusione degli Esami di Stato del secondo ciclo. Per gli esami rivedrei tutta l’impalcatura degli esami di stato del primo ciclo d’istruzione con due prove scritte e un colloquio senza elaborato; penserei a reintrodurre l’esame di quinta elementare, mentre per gli esami di maturità tre prove scritte ed un colloquio. Toglierei la lode e massimo voto sarebbe il 10 alle medie e il 100 alla maturità. Farei delle economie sulle casse del Ministero eliminando tutte le spese inutili e superflue a partire dai progetti, che dovranno essere mirati ad alcuni obiettivi di programmazione scolastica. Queste sono alcune delle linee guida che avrei in mente se fossi Ministro dell’Istruzione. Altre idee prenderebbero corpo in fieri.
Mario Bocola