Una domanda che da decenni molti si fanno, difronte ai presepi coi pastori e le ambientazioni del settecento napoletano, che ormai sono entrati nell’immaginario comune, è la seguente: se nascesse oggi Gesù dove e come nascerebbe.
Posto che bue e asinello sono descritti nei vangeli apocrifi, greppia compresa, secondo il pastore Munther Isaac della chiesa evangelica luterana di Betlemme, la città natale di Gesù Cristo, “Gesù oggi nascerebbe a Gaza sotto le macerie”.
Ma non solo, secondo quanto racconta La Repubblica, Munther spiega che non ci saranno celebrazioni natalizie tra i palestinesi di religione cristiana finché Israele bombarderà Gaza.
E dunque sarà lunga l’attesa anche se il pastore ha sostituirebbe il tradizionale presepe di legno con delle macerie nella grotta allestita poche settimane prima della celebrazione cristiana della nascita di Cristo del 25 dicembre.
Si prevede in ogni caso che quest’anno le celebrazioni natalizie nella intera regione saranno contenute, sotto l’ombra della guerra e mentre le forze israeliane hanno lanciato il loro più grande assalto di terra, nel sud di Gaza, da quando la tregua è crollata.
Riporta infine la Repubblica: “Questa è una lettera di solidarietà con la nostra gente a Gaza”, ha detto il pastore nella Cisgiordania occupata dove il ministro della Sanità palestinese ha dichiarato che 260 persone sono state uccise e 3.200 ferite dal 7 ottobre, mentre la guerra tra Israele e Hamas dura da quasi due mesi.
Intanto a Gaza, più di 15.900 persone sono state uccise e quasi 41.000 ferite e dunque proprio fra quelle disperazioni e quelle macerie, tra povertà e stenti Gesù nascerebbe. Non certo in una stalla, ma in qualche anfratto dentro una casa bombardata.