Arrivano i complimenti del ministro Giuseppe Valditara per l’operato del preside del liceo Tasso di Roma, Paolo Pedullà, per avere adottato il pugno duro sui 170 studenti che ad inizio dicembre hanno occupato per quasi una settimana l’istituto capitolino da lui diretto negando il diritto allo studio ai compagni e producendo diversi danni materiali all’istituto, come la vetrata dell’ingresso rotta, diverse serrature manomesse e la sottrazione di oggetti vari d’ufficio. Le sanzioni proposte dal dirigente agli organi collegiali dell’istituto sono a dir poco esemplari, anche se ha tenuto a dire che “non sono punitive ma educative”: ben 10 giorni di sospensione dalle lezioni, di cui 8 da svolgere con attività socialmente utili, più 5 in condotta al termine del primo quadrimestre.
La proposta, che deve ancora essere valutata dai Consigli di classe, è intanto piaciuta al numero uno del dicastero dell’Istruzione e del Merito.
Valditara ha espresso il suo apprezzamento al dirigente scolastico Pedullà e ai docenti per la fermezza dimostrata in merito alle occupazioni dell’istituto. “La scuola costituzionale, e dunque democratica è quella che insegna a rispettare le regole e a coniugare libertà con responsabilità”, ha tenuto a dire il ministro.
Di diverso parere, praticamente opposto, si sono detti i politici del Pd romano. Secondo Enzo Foschi, segretario del Partito democratico capitolino, “chi occupa una scuola lo fa per manifestare un disagio e porre domande – lo abbiamo fatto in tanti di tante generazioni – ma se le risposte che arrivano sono 5 in condotta e sospensioni proprio non ci siamo”.
Michela De Blase, capogruppo Pd in commissione bilaterale Infanzia e Adolescenza, parla di “punizione durissima” che “non risponde ai valori di inclusività che dovrebbero essere alla base delle istituzioni scolastiche. La scuola non è luogo di punizione ma di dialogo”. E ancora: “Il principio punitivo non può prevalere” su quelli educativi e formativi”.
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