La Cina, si sa, è la nazione delle grandi invenzioni, a partire dalla polvere pirica agli spaghetti, e poi della carta, la bussola e pure della porcellana, da cui sono derivati i famosi vasi, detti cinesi, appunto, perché fabbricati da quelle parti (altrimenti si sarebbero chiamati in altro modo) e poi col tempo diventati così preziosi da essere persino collezionati.
Ora dalla Cina ci arriva un’altra scoperta, non altrettanto importante, come i vasi o la polvere pirica, ma del livello degli spaghetti che si trovano in abbondanza nelle nostre cucine, tanto che, quando si vogliono caratterizzare gli italiani all’estero, si dice “spaghetti”.
L’altra scoperta, singolare in verità e recentissima, e di cui ci siamo già occupati, è il metro che hanno depositato sulla testa dei bambini delle scuole in modo da costringerli a tenere le distanze fra di loro, per non contaminarsi reciprocamente, rispettando così quella che tutti chiamano “distanza sociale”, con termine tanto inadatto quanto classista.
Ma hanno pure imposto loro la mascherina, sempre in classe e nonostante il metro in testa, che poi è in effetti di due metri: uno si dirige verso destra e l’altro verso sinistra, senza avere calcolato però che c’è pure una distanza nord-sud, cioè quella di davanti e l’altra di dietro.
Non abbiamo le certezze, ma nulla di strano che arriva una integrazione all’invenzione, vale a dire una bella croce, di un metro per lato, fissata sui berretti dei bambini per avere così la certezza, matematica e del tutto definitiva, che in tutte le direzioni ci sia la distanza prevista anti contagio.
Il “cappello da metro” per ora in Cina è realizzato col cartone, nella speranza che qualcuno non inventi un materiale più pericoloso, e, in attesa di sapere quando in Italia, considerate le incertezze sui tempi, riapriranno le scuole, non vorremmo che tale singolare scoperta sia anche da noi imitata, anche perché potrebbe andare a finire come gli spaghetti: i cinesi creano e a noi tutto il merito della diffusione.
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