Attualità

Per i genitori la colpa è della scuola se i figli non prendono 10. Ma gli alunni saranno individui infelici

In questo periodo di fenomeni di violenza scuola, le riflessioni su quello che accade non mancano. Se da un lato si cerca di dare una lettura univoca per rispondere ai singoli episodi, come si cerca di capire dal nostro sondaggio, dall’altro si prova ad andare oltre e guardare questo periodo da una prospettiva più ampia.

Il ruolo dei genitori

Senza ovviamente voler generalizzare, il ruolo dei genitori sembra essere un punto fondamentale per la riflessione: troppo protettivi all’esterno, quindi con la scuola, ma allo stesso tempo troppo “leggeri” e comprensivi fra le mura di casa.

A questo aggiungiamo però una sorta di pressione quasi invisibile a cui i genitori degli alunni sottoporrebbero nei confronti dei loro figli. Una sorta di grande aspettativa che non bisogna disattendere. Per fare ciò, i genitori farebbero leva proprio sui docenti e sulla scuola in generale, dato che, al primo brutto voto la “colpa è del prof”.

I figli “tutti 10”

Riportiamo a tal proposito una articolo sul quotidiano La Sicilia a firma di Roberto Cafiso, Coordinatore Dipartimento Salute Mentale ASP di Siracusa.
Il terapeuta scrive: “sin dalle elementari ed a seguire questi rampolli devono soddisfare a tutti i costi il desiderio di successo dei genitori. Tutti dieci in pagella, perché già un nove è motivo di pressione sul dirigente dell’istituto e sul professore nella cui materia il loro figliolo non ha raggiunto il massimo. Giacché questo è l’obiettivo di cui potersi vantare nelle cene tra amici, durante le vacanze sulla neve o a Miami a Capodanno. 
“Tutti dieci” è la parola d’ordine di cui il ragazzino sarà permeato sin da subito, costretto ad essere “di rango” e destinato a seguire a fare il liceo classico, anche arrancando e poi dritto in una facoltà prestigiosa di Economia, Medicina, Legge o Ingegneria. Ovviamente fuori sede, come si conviene a chi deve poi spiccare il salto verso i master o le specializzazioni nel Regno Unito o negli Usa. Un piano preordinato che spesso fallirà miseramente, perché quel figlio non è affatto speciale, ma è il prodotto di forzature scolastiche e di autoreferenzialità che mineranno la sua crescita.
Ragazzi che a loro volta si persuadono di valere più delle loro vere capacità“.

Alunni di oggi saranno uomini e donne infelici domani

Cafiso parla infatti della delusione e dell’insoddisfazione dei ragazzi una volta diventati adulti: “si ritroveranno nel mondo senza le reali abilità sociali e di soluzione dei problemi. Perché l’essere viziati e osannati senza meriti paga sin quando c’è un qualcuno che si fa carico di spianar loro la strada a suon di influenze, conoscenze e denaro. Poi l’inesorabile momento del “faccia a faccia” con la vita, dall’università in poi, metterà a nudo le carenze, le magagne coperte ed i limiti ignorati del giovane“.

Anche la scuola, in questo senso, ha le proprie responsabilità perché arriverà “il momento della delusione di tutti, quando questi figli sfortunati due volte, una volta perché costretti dai genitori ad essere “ speciali” , un’altra perché assecondati da una Scuola che piuttosto che avere polemiche asseconderà il voto a doppia cifra“.

Certo, la scuola dovrebbe resistere a questi comportamenti che provengono dalle famiglie.
Ma come possono essere biasimati docenti e presidi che ogni settimana, come accade ormai da tempo, appena si “mettono in mezzo” fra il 10 degli alunni e la gloria dei loro genitori, subiscono minacce e percosse?

Fabrizio De Angelis

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