C’è una “i” di troppo. In fondo è solo una “i”, si obietterà. “I” come ignoranza o idoneità. Una abbonda, l’altra sembra proprio non esserci. Tra ANP e ANPI la differenza è quella sola vocale.
La prima sigla identifica, l’ex Associazione nazionale presidi, ribattezzata oggi Associazione nazionale dirigenti e Alte professionalità della scuola.
La seconda è cosa assai più seria e storicamente degna, identificando l’Associazione nazionale partigiani d’Italia. Così può capitare che una dirigente scolastica, possa impedire al liceo Jacopo Sannazaro, che dirige, di celebrare le Quattro Giornate di Napoli.
La dirigentein questione ha dalla suailnon essere napoletana, è vero.Manonpuò certoignorare cheilSannazaro sia al Vomero e che proprio il Vomero, dal 27 al 30 settembre 1943, sia stato il campo di battaglia sul quale si sono fronteggiati le milizie tedesche di occupazione e l’eroico popolo partenopeo, l’unico che si sia liberato da solo dal nazi-fascismo, tanto da essere insignito di medaglia d’oro al valor militare.
Proprio il liceo Sannazaro vide le assemblee propedeutiche e l’epilogo, ospitando, dal 29 settembre del 1943, il comando militare e politico delle Quattro giornate di Napoli. Inizialmente l’edificio venne utilizzato come deposito di armi e munizioni, pronto soccorso,cucina, tribunale e camera ardente peri primi caduti napoletani-molti dei quali erano ragazzi – caduti da eroi. In seguito, con l’avvento degli alleati, il palazzo del liceo fu adibito a ospedale militare.
Negli anni successivi dell’Italia democratica e repubblicana, in tutti i successivi tranne l’ultimo, il liceo ha sempre commemorato quella gloriosa pagina di storia. Farlo proprio lì, in uno dei più antichi e prestigiosi licei cittadini, è sempre stato il modo per testimoniare il legame di Napoli e dei napoletani vecchi e nuovi alla democrazia e all’indipendenza da qualsivoglia totalitarismo e autoritarismo. Espropriare l’orgoglio da quel liceo, negare ai suoi studenti la facoltà di avere una memoria storica tra le più gloriose d’ogni tempo non è solo un esercizio di ignoranza ma un’autoritaria imposizione di negazionismo bieco e becero.
Da antifascista iscritto all’Anpi, da vomerese e da docente, sono indignato. È stato leso ed offeso sia il vincolo col nostro passato e col radicamento al nostro territorio sia il legame che testimonio quotidianamente a quella funzione educativa, così distante da quella dirigente scolastica posta nel ruolo sbagliato, nel posto sbagliato.
Mi auguro che – dopo aver regalato uno sguardo alla lapide affissa dinnanzi al liceo e visto il film “Le quattro giornate di Napoli” di Nanni Loy – abbia l’onestà intellettuale di chiedere scusa ai caduti, al territorio e alla comunità educante che non ha saputo onorare.
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