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Se il DS sbaglia paga lo Stato, ma c’è l’azione di rivalsa

Le condanne in cui i dirigenti scolastici possono incorrere per comportamenti illeciti nei confronti della Pubblica Amministrazione o anche semplicemente per il mancato rispetto di disposizioni di norme contenute nel Contratti collettivi nazionali fanno spesso discutere e sollevano qualche legittima curiosità.
Nella maggior parte dei casi, in occasione di vertenze contrattuali, il dirigente scolastico viene assistito davanti al giudice del lavoro dall’Avvocatura dello Stato; se il ricorrente vince la causa, l’Amministrazione rifonde i danni ma può rivalersi nei confronti del dirigente soprattutto se il danno è stato causato da un comportamento che configura o il dolo o una colpa grave.
L’azione di rivalsa, però, non è immediata ma deve essere proposta dall’Amministrazione davanti alla Corte dei Conti che ha il compito di stabilire se e in che misura il dirigente debba rifondere l’Amministrazione.
Questo meccanismo discende direttamente dall’articolo 28 della Costituzione che recita:  “i funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti”.
L’intera questione della responsabilità dei dirigenti scolastici è piuttosto complessa, perché ci sono anche casi in cui l’Avvocatura di Stato può decidere di non assumere l’incarico della difesa (per esempio se il dirigente viene chiamato in giudizio per una o più ipotesi di reato o se sono in gioco multe e ammende di carattere amministrativo).
Le multe comminate dalle ASL , dall’Inail o da altri enti di controllo, infatti, vanno pagate direttamente dal dirigente scolastico che è responsabile in prima persona di eventuali violazioni delle norme sulla sicurezza.

Reginaldo Palermo

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