Da giorno della sua uscita Pokémon Go ha visto crescere il suo successo giorno dopo giorno, ma è stato oggetto di critiche e attacchi da ogni parte. Alcuni giudizi, si legge su Wired.it, si basano sulla naturale resistenza dell’essere umano alle mode su larga scala, a tutto ciò che coinvolge una tecnologia e che magari non si capisce, ma il gioco di Niantic ha sollevato perplessità anche dal punto di vista ideologico e della sicurezza nazionale che hanno portato alcuni Paesi a limitarne o proibirne l’utilizzo.
L’Iran per esempio ha prima lanciato una fatwa contro il gioco, perché l’evoluzione di Pokémon ricorda la teoria dell’evoluzione, ma in un secondo momento ha rafforzato il blocco contro l’app, adducendo motivi di sicurezza.
D’altronde parliamo di un’app in grado di localizzare i giocatori e di accedere alla fotocamera del telefono, in cui l’utente deve utilizzare un account personale o uno fornito da Google, senza sapere esattamente che fine fanno tutti questi dati.
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Per questo motivo, nonostante gli americani abbiano usato Pokémon Go anche in zone di guerra, alcuni eserciti, come quello israeliano, ne hanno bandito l’utilizzo. In Russia invece lo si definisce apertamente uno strumento per il controllo e il raggruppamento delle masse, visto che basta mettere dei punti di interesse sulla mappa per spostare le persone a piacimento. In Cina invece per il momento la situazione è in bilico, visto che il gioco non è ancora disponibile, ma possiamo senza dubbio aspettarci, scrive Wired.it, una qualche forma di intervento.
E se Pokémon Go entra a scuola? Anzi, per meglio precisare: quando Pokémon Go entrerà a scuola? Forse controllabile durante le lezioni, ma con un’altra antenna accesa da parte dei docenti, nei momenti di pausa, ricreazione e cambio dell’ora, che succederà?
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