L’afa di questi giorni è servita almeno a far ritornare l’idea di riaprire le scuole, non più a metà settembre, ma direttamente ad ottobre, come accadeva decenni addietro.
La richiesta, senza eccessivo fronzoli, è stata lanciata direttamente alla ministra dell’istruzione da parte del sindaco di un comune pugliese. “A settembre al Sud fa ancora molto caldo e stare 5 ore in aule sprovviste di climatizzatori” non va bene né per bambini né per docenti. E poi, ragiona il primo cittadino, se sta cambiando il clima, che è un evento grandioso, perché non cambiare una data, che è una baggianata?
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L’alternativa sarebbero i condizionatori d’aria in ogni aula, ma se non ci sono soldi per i riscaldamenti in inverno, dove si trovano quelli per rinfrescare le scuole a fine estate? Gli argomenti dunque non mancano e come sempre accade la via prospettata è sempre quella più breve che se venisse scelta sicuramente non provocherebbe malumori, né arrabbiature, garantendo persino la pace sociale. Posticipare inoltre ”non cambia la vita” e salvaguardia soprattutto il portafoglio del ministero.
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