Non erano indiscrezioni: Enrico Letta, leader del Pd, ha dichiarato pubblicamente che se dovesse diventare premier del prossimo Governo terrà per sé il ministero dell’Istruzione, senza quindi nominare alcun ministro per il dicastero di Viale Trastevere.
A colloquio con Il Foglio, durante il quale paragona il voto politico del 25 settembre alla “nostra Brexit” perché se vincesse la destra “staccherebbe l’Italia dal resto dell’Europa”, il numero uno dei dem rivela il suo desiderio di non nominare un responsabile dell’Istruzione nazionale.
Il segretario Pd, Enrico Letta, ha annunciato: “Da presidente del Consiglio vorrei tenere la delega” e questo lo dico con convinzione perché “l’Istruzione è il vero Ministero chiave. Basti pensare alle risorse destinate dal Pnrr”, pari ad oltre 30 miliardi per il comparto Istruzione, Università e Ricerca, di cui circa la metà solo per la Scuola.
Nel programma del Pd, cui lo stesso Letta ha parlato più volte, la scuola figura tra le priorità da affrontare: il Partito democratico vorrebbe, tra le altre cose, mettere mano agli stipendi degli insegnanti, da portare alla media europea entro cinque anni, ma anche estendere l’obbligo scolastico fino alla maturità, ed introdurre l’Erasmus gratuito per tutti gli studenti delle superiori.
Inoltre, il Pd ha preso le distanze dal docente “esperto”, che sul filo di lana è diventato docente “stabilmente incentivato”.
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