Se ne è andata dopo una lunga malattia, lasciando dolore e rimpianti. Se ne è andata una protagonista della scuola italiana: negli anni novanta come preside del Liceo Brocchi di Bassano del Grappa, poi come dirigente dell’Ufficio Scolastico regionale del Veneto.
Come non ricordare la storia delle maxisperimentazioni in Italia, con nuovi indirizzi, nuove declinazioni della didattica, compresa la formazione permanente dei docenti e la tracciatura dei percorsi post diploma degli studenti, senza dimenticare l’apertura europea con scambi e viaggi studio all’estero? Ce li siamo un po’ tutti dimenticati gli anni novanta, dalle proposte del sottosegretario Brocca all’attivismo del ministro Berlinguer, arenatosi nel duemila col concorsone!
Eppure sono stati gli anni più innovativi, quelli che hanno fatto intendere che la scuola non ha solo un compito selettivo, ma di accompagnamento, con la responsabilità sì di valutare, ma intendendo la valutazione come orientante, anch’essa formativa, per prevenire i fenomeni della dispersione, del bornout, dei neet. Tanta energia e determinazione portarono Gianna Miola a scorrere ogni parte d’Italia, assieme ad altri presidi e ai vertici ministeriali, per condividere e discutere tesi, materiali, ragionamenti, controverifiche.
E con un liceo che da istituto con poche centinaia di studenti è in breve tempo diventato scuola con oltre duemila ragazzi. Scuola, dunque, conosciuta e riconosciuta, assieme ad altre, perché protesa alla domanda di futuro possibile per questi nostri giovani, cresciuti in un mondo nuovo, ancora tutto da decifrare, e con la formazione come centrale appiglio, vista la crescente crisi delle famiglie e del contesto sociale, del presente-futuro. Credo sia giusto, dunque, rendere omaggio a Gianna Miola e a tutti i protagonisti, ieri come oggi, dello sforzo continuo di aggiornamento e, in alcuni casi di ripensamento, dei percorsi e delle proposte educative, didattiche, culturali.
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