In verità si chiamano viaggi di istruzioni e non gite scolastiche, ma ormai non si pensa più all’istruzione ma al divertimento che le gite possono dare a cominciare dalle visite ormai di prassi nelle varie discoteche delle città che si raggiungono.
In ogni caso, si dovrebbe trattare di vera e propria attività didattica, quella delle uscite per conoscere il modo da vicino e basata sul principio che si impara conoscendo insieme e direttamente le culture che si studiano.
E invece, a quanto sembra, non è più considerata attività didattica ma divertimento fine a se stesso, come si diceva, per cui molti dirigenti, coi collegi dei docenti, stanno incominciando a minacciare gli alunni che se continuano con le occupazioni si dovranno cancellare le gite.
Una punizione insomma per avere infranto le regole, come cancellare una settimana di lezione in presenza per causa delle occupazioni. E un modo appunto per avvalorare l’idea che non si tratta più di un momento di approfondimento e di verifica del lavoro fatto in classe, ma di un vero e proprio smarcamento dalla scuola, rappresentato dai viaggi di istruzione, dentro cui viaggia pure una sorta di un autoritarismo vecchio stile.
Peggio ancora, ci sembra, l’idea di escludere dai viaggi di istruzione, come molti consigli di classe spesso propongono, quei ragazzi particolarmente vivaci e con voto di condotta basso.
Una garanzia per i prof accompagnatori, ci si giustifica, ma la scuola non può farsi condizionare, mentre l’attività didattica, che anche i viaggi d’istruzione rappresentano, non può escludere nessuno.