A dispetto di ogni strombazzamento sul potere taumaturgico che la legge 107-15 avrebbe avuto sul sistema dell’istruzione scolastica italiano, ad oggi in realtà possiamo affermare senza tema di smentita che essa abbia avuto molti effetti a dir poco devastanti ed in misura copiosamente maggiore ne avrà non solo sulla qualità della formazione degli studenti ma sulla essenza stessa dei rapporti tra il corpo docente e la dirigenza di ogni istituzione scolastica di ogni ordine e grado.
Mi riferisco nello specifico all’istituzionalizzazione del famigerato organico dell’autonomia che congiunto ai poteri quasi dittatoriali riconosciuti ai dirigenti, all’unisono concorrono al riconoscimento per legge della cosiddetta autonomia scolastica che, giusto per sdrammatizzare, corrisponde per molti versi alla licenza di uccidere di cui godeva solo il mitico agente segreto di fleminghiana memoria James Bond.
Come di ogni strumento si può fare uso buono o cattivo ed anche per l’autonomia scolastica è la stessa cosa. Partiamo dall’assunto che allo stato delle cose il corpo docenti tutto è posto in condizioni di palese inferiorità, quasi sudditanza, dal momento che i loro propri diritti di fatto risultano soccombenti davanti allo strapotere dei dirigenti.
Il grossissimo rischio per tutti è la circostanza per cui se si ha la sfortuna di averne (ed io la ebbi) uno molto poco illuminato e molto mal consigliato, costui non riuscirà mai a distinguere l’uso dell’autorità fine a se stessa e reiterata dal mantra tanto la legge me lo consente da una gestione equilibrata ed autorevole della cosa pubblica improntata al pieno rispetto della dignità professionale e umana ancor prima che alle norme costituzionali e di diritto scolastico ed amministrativo.
Sempre più frequentemente si assiste a comportamenti di infima levatura umana e dirigenziale il cui unico scopo è quello di usare l’autonomia scolastica a fini altamente pretestuosi di clava fatta cadere scientemente in capo a chi non lo si ritenga degno di essere assunto al cospetto del dominus (dirigente) oppure di chi non appartiene al clan dei corifei.
Fatta tale premessa si comprende benissimo che la messa in atto di comportamenti vessatori, ovvero di comportamenti di pre-mobbing vero e proprio, grazie alla 107, assume una legittimazione assoluta e quasi indiscutibile.
Venendo al mio caso personale chiedo al lettore di giudicare in piena coscienza se l’operato del mio dirigente possa ritenersi obiettivo e totalmente scevro da infimi fini punitivi e persecutori.
Assunto in fase zero nel 2015, quindi in organico di diritto su scuola e successivamente trasferito nel 2016 sempre in organico di diritto nell’istituto dove mi trovo attualmente.
Dopo aver presentato al mio attuale dirigente un nutrito curriculum sia di altissima formazione fatta da una laurea in ingegneria elettronica vecchio ordinamento, una laurea di primo livello in matematica ed un dottorato di ricerca in matematica, sia di ricerca scientifica fatta da parecchi articoli, presentazioni e partecipazioni a congressi internazionali nel campo dell’analisi numerica e della matematica applicata, vengo inserito nell’organico dell’autonomia dell’istituto e ricevo 5 classi per un totale di 14 ore con altre 4 ore per attività di recupero-potenziamento.
Inoltre già in possesso del livello B2 di certificazione inglese a maggio 2017 ho anche acquisito il livello C1.
Venendo alle dolenti note, a seguito delle lamentele di alcuni genitori durante l’anno scolastico appena trascorso vengo convocato dal preside due volte per essere invitato a essere più morbido verso gli studenti di due delle classi assegnatemi, inoltre sono stato costretto anche ad impugnare il decreto di ricostruzione di carriera in sede giudiziaria per palesi violazioni contrattuali, mi sono anche cancellato dalla CGIL di cui la vicaria del preside è referente di sede ed infine ho presentato istanza di trasferimento.
All’apertura del nuovo anno, le classi assegnatemi da cinque scendono a tre, avendomi privato proprio delle due classi teatro di lamentele ed a nulla valendo neanche tutte le mie referenze formative linguistiche delle tre classi solo una per il CLIL di matematica, nonostante sia unico docente con il titolo corretto per tale metodologia.
Inoltre, contestualmente solo a me vengono assegnate ben dieci ore da destinare ad attività di recupero ed infine per rimarcare ulteriormente la discriminazione professionale non vengo neanche considerato per l’assegnazione del bonus.
Davanti a questo quadro, chi potrebbe ancora affermare che la 107 è una buona legge, quando lascia margini di vera e propria pirateria dirigenziale? Chi dovrebbe tutelarmi? NESSUNO nell’ambito del Miur, visto che ormai c’è l’autonomia!
Intanto a me non resterà che adire le vie legali per il rispetto della mia dignità professionale, nella speranza di trovare almeno nella magistratura del lavoro il giusto contrappasso al potere medievale di un dirigente invaso dal sacro fuoco del potere assoluto d cui alla legge 107.
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