Fra le regole del piano di assunzioni ce n’è una che più di tutte le altre continua a mettere in subbuglio il mondo dei precari: si tratta della impossibilità di partecipare alle fasi successive del piano nel caso in cui si rinunci per qualche motivo ad una proposta di assunzione.
Il problema si pone soprattutto per chi rinuncia durante la fase B, quella che presenta una particolare carenza di posti nelle regioni del sud.
La regola viene considerata – in larga misura a buon diritto – iniqua e irrazionale in quanto chi otterrà una proposta di incarico durante la fase dovrà di fatto spostarsi in un’altra regione, mentre chi, pur con punteggio inferiore, verrà chiamato nel corso della fase C avrà molte possibilità di avere una cattedra nella propria provincia.
Si tratta di proteste e contestazioni del tutto comprensibili e legittime anche se non si riesce a comprendere il motivo per cui esse emergano adesso.
Le regole in questione, infatti, erano chiare già a fine maggio quando il disegno di legge di riforma venne trasmesso al Senato, ed è davvero strano che su questo aspetto specifico del provvedimento nessuno avesse espresso critiche o anche solo qualche osservazione.
E’ chiaro che adesso è ormai troppo tardi per intervenire e, per modificare il meccanismo, bisognerà aspettare almeno il prossimo anno.
Forse, se nelle ultime settimane dell’iter legislativo si fosse prestata maggiore attenzione al testo del disegno di legge qualche evidente stortura si sarebbe potuta evitare.