Di fronte all’imperversare nelle scuole di comportamenti e atteggiamenti maleducati e scorretti dei discenti nei confronti di compagni e insegnanti e considerando che tali atteggiamenti riflettono il generale clima di degrado e deriva cultuale e sociale che si respira nel nostro paese, ritengo di somma importanza e urgenza che i nostri ministri abbiano un contegno istituzionale, misurato, adeguato alle circostanze.
Quando un Ministro degli Interni, attraverso i social, quotidianamente adotta modi e toni che qualcuno ha definito da rapper di strada – magari studiati a tavolino, mera strategia propagandistica, ma non entro qui nel merito di questioni che sono sociologiche e politiche – quando dicevo questo stile volgare, pacchiano va a sostituire quello istituzionale, allora io come semplice cittadino, insegnante e intellettuale ho il diritto – dovere di denunciare a voce alta, di esigere che si ponga rimedio a tale anomalia.
Se un mio alunno usa un linguaggio sboccato e volgare io ho il preciso dovere in qualità di educatore e per il mio ruolo conferitomi dallo Stato di correggere ed esigere che ne venga assunto uno corretto ma se quello stesso linguaggio è usato da un Ministro della Repubblica, si capisce che il mio compito diventa estremamente arduo: come posso pretendere e insegnare l’educazione ai miei alunni quando poi le più alte cariche dello Stato disattendono tali principi?
Riccardo Ianniciello
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