I risultati dei test di Invalsi giungono alla stessa conclusione del pedagogista Aldo Visalberghi che 30 anni fa analizzando il divario geografico della qualità scolastica, affermava: «Se vuoi istruirti, nasci al Nord».
L’ultimo rapporto Invalsi dimostra infatti come gli studenti di Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna siano meno capaci, rispetto ai coetanei lombardi o emiliani, di interpretare un testo scritto, risolvere un problema logico matematico e comprendere la lingua inglese. La differenza è minima all’ingresso alla primaria e massima alla fine delle superiori.
Il divario nord sud è preoccupante soprattutto nella matematica, la materia che apre al sapere scientifico e tecnologico necessario ad affrontare le sfide del lavoro nel prossimo futuro. Quindi la parola chiave è senz’altro “divario”.
Divario tra generi (i maschi vanno meglio in matematica, le femmine in inglese), divario tra le regioni: il Nord ha risultati migliori della media, il Sud inferiori. Nulla di nuovo o sorprendente, e infatti una critica che si può muovere all’Invalsi è che ci fa spendere molti soldi per dirci qualcosa che in sostanza sapevamo già: nelle zone in cui il reddito pro capite è più alto, anche l’offerta formativa è migliore.
Lo strumento che secondo alcuni addetti ai lavori dovrebbe servire a valutare i docenti finisce per suggerire che la possibilità dei docenti di fare la differenza sia scarsa o nulla. Infatti, un insegnante scarso a Nord avrà comunque studenti più brillanti di un insegnante motivato a Sud. Fuor di metafora, se al Nord l’edilizia scolastica, lo status economico delle famiglie, l’efficienza degli enti locali sono superiori, i risultati devono essere superiori. E Invalsi fotografa proprio questo.
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