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Se vuoi lavorare nella Pa devi studiare: il 70% ha il diploma o la laurea

Aspirate al classico posto fisso ma sicuro nella pubblica amministrazione? In tal caso è bene che vi mettiate a studiare. Da una recente indagine dell’Isfol, l’Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori, sui “Profili professionali nella Pa” risulta infatti che quasi il 70% di coloro che hanno un impegno presso le amministrazioni nazionali o locali ha un’istruzione media superiore contro il 51% degli occupati totali. E considerando che si tratta di dati assoluti, riguardanti i lavoratori di tutte le fasce d’età, è probabile anche che quei tre dipendenti su dieci ancora senza diploma siano vicini alla pensione,
Di sicuro, comunque, gli occupati nel comparto pubblico possiedono in genere titoli di studio superiori a quelli della media degli occupati: in particolare circa il 51% è in possesso del diploma (36% il dato medio del totale degli occupati) mentre il 18% è in possesso di un titolo di studio uguale o superiore alla laurea (mentre la media degli occupati totali non supera il 15%). Indicativo anche il fatto che il possesso dei titoli di studio medio alti più elevato si riscontri presso il personale impiegato in amministrazioni nazionali (73%), rispetto al personale delle amministrazioni locali (65%).
Nel rapporto finale dell’indagine, l’Isfol fornisce una spiegazione interessante: “La maggiore scolarizzazione degli occupati – fa sapere l’Istituto nazionale – è dovuta al canale di accesso alle professioni della pubblica amministrazione basato principalmente sulla procedura selettiva del concorso pubblico i cui criteri di valutazione tendono a privilegiare il possesso di titoli più elevati”.
Andando più “a fondo” nei risultati dell’indagine emerge che, anche se questa più che una scoperta è una conferma, che il settore pubblico è decisamente prediletto dalle lavoratrici: rispetto all’intero mercato del lavoro, dove il sesso femminile è rappresentato dal 39% di lavoratori, nella Pa le donne sono presenti nella stessa percentuale degli uomini. Una parità dovuta, sempre per i ricercatori dell’Isfol, “ad una maggiore qualificazione delle forze di lavoro femminili dal punto di vista del possesso di titoli di studio elevati”. Lo studio conferma però anche la scarsa presenza delle donne ai vertici dei propri comparti lavorativi. Anche se il dato oscilla, e non di poco, a seconda dei settori. Se infatti nel mercato del lavoro la presenza femminile in posizioni dirigenziali è in genere bassa (25%), varia molto a seconda del settore economico: 7% nell’industria e 28% nei servizi e nella Pa.
Per quanto riguarda, invece, le figure professionali emergenti nell’area della Pa l’Isfol ne segnale in particolare tre: il responsabile ufficio relazioni con il pubblico (Urp), il responsabile delle pari opportunità e l’esperto di sviluppo locale. Il responsabile dell’Urp viene anche ormai catalogato come un “ruolo sempre più strategico nelle amministrazioni in termini di comunicazione interna e istituzionale, di integrazione con gli sportelli unici, di customer care”.
Da un punto di vista geografico, la maggior parte del personale risulta poi occupato in amministrazioni con sede nell’Italia settentrionale (40%) e meridionale (37%), mentre il restante 23% lavora in amministrazioni con sede nell’Italia centrale.
L’occupazione nella Pa in Italia, diversamente da quanto si possa pensare, non è tuttavia tra le più elevate d’Europa posizionandosi al di sotto della media dei Paesi dell’Unione Europea a 15 e seguita solo da Irlanda e Finlandia. Il record di impiegati presso la Pa è tutto del Lussemburgo, seguito a molta distanza da Belgio e Francia.
Alessandro Giuliani

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