Attualità

Seconda prova maturità 2022, come funzionerà?

La grande novità dell’Esame di maturità 2022 rispetto ai precedenti due anni consiste nel ripristino delle prove scritte, sebbene la seconda prova d’esame, la cosiddetta prova di indirizzo, verrà affidata alle commissioni interne, come preannunciato dal Ministro Bianchi ed esplicitato dal comunicato del MI che rilascia le prime indiscrezioni sulle nuove ordinanze relative alle prove di entrambi i gradi di scuola.

La seconda prova scritta

Il comunicato del Ministero dell’Istruzione chiarisce quanto segue:

Il 23 giugno si proseguirà con la seconda prova scritta, diversa per ciascun indirizzo, che avrà per oggetto una sola disciplina tra quelle caratterizzanti il percorso di studi. Le discipline saranno comunicate al termine dell’iter formale delle Ordinanze. La seconda prova sarà predisposta dalle singole commissioni d’Esame, per consentire una maggiore aderenza a quanto effettivamente svolto dalla classe e tenendo conto del percorso svolto dagli studenti in questi anni caratterizzati dalla pandemia.

Insomma, a dispetto delle rimostranze degli studenti, che contavano in una prova ben più snella, in linea con gli ultimi due esami di Stato, anche la maturità 2022 non sarà esattamente un ritorno alla normalità, in quanto le commissioni interne e i consigli di classe tareranno la prova di indirizzo su quanto realmente fatto dai ragazzi e acquisito in termini di competenze.

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Il parere dei Dirigenti scolastici

Sull’argomento abbiamo raccolto i commenti di alcuni dirigenti scolastici delle scuole polo che prima della pandemia avevano fatto parte del circuito che avrebbe formato tutti i dirigenti scolastici sul nuovo impianto degli Esami di Stato voluto dal D.Lgs. 62/2017 riguardante le “Norme in materia di valutazione e certificazione delle competenze ed esami di stato”.

“La prova sarà tarata sui ragazzi, nell’ottica di facilitarli con una consegna realmente rispondente alle competenze acquisite durante l’anno,” spiega Gabriella Chisari, dirigente del liceo Galilei di Catania e collaboratrice della Tecnica della Scuola. E aggiunge: “Le commissioni non metteranno in difficoltà i ragazzi, si terrà conto della programmazione di dipartimento. Ogni classe, dunque, lavorerà autonomamente, senza possibilità di uniformare le prove sul territorio nazionale”.

“Una prova ordinaria, del resto – continua – sarebbe stata più complessa da affrontare, dato che questi ultimi 3 anni sono trascorsi in modo davvero straordinario. Dunque la scelta del Ministero è stata quella di tenere conto di questo, sulla scia di quanto fatto l’anno scorso, seppure la maturità 2022 sarà un po’ diversa dalla maturità 2020 o 2021. Un tentativo di tornare alla normalità che tuttavia normalità non è,” commenta. Il riferimento è anche a quel lavoro che si era intrapreso negli anni precedenti alla pandemia, per orientare gli esami di Stato sulla valutazione delle competenze piuttosto che delle conoscenze, nell’ottica di promuovere un salto di qualità nella scuola nell’ambito della certificazione di tali competenze.

“Stavamo facendo un bel lavoro – si rammarica la dirigente – poi per la pandemia abbiamo spostato gli incontri formativi sulle piattaforme online e questo ha fatto un po’ rallentare le cose, oltre al fatto che il Covid ha rimesso in discussione tutto”.

Le proteste degli studenti

E sulle proteste degli studenti, che minacciano mobilitazione per via di un esame che metterebbe in difficoltà chi ha vissuto la scuola a singhiozzi, la dirigente, dal confronto con gli alunni del proprio istituto conferma che “i ragazzi sono rimasti spiazzati dalla presenza della seconda prova, perché si aspettavano altro. Da quanto il ministro Bianchi aveva affermato in questi mesi, sembrava si andasse verso una replica del modello dell’elaborato unico, e adesso il cambio di marcia li trova disorientati”.

Un’altra dirigente scolastica, Anna Maria Di Falco, dell’Istituto Valdisavoia di Catania, è molto critica sulla scelta ministeriale: “Dire che bisogna ripristinare l’esame di Stato è ovvio, praticamente lapalissiano – afferma – ma non siamo tornati alla normalità e non possiamo fare finta che non sia così. Viviamo da tre anni ormai in uno stato di incertezza che produce altissimo stress sia tra gli insegnanti che tra i ragazzi, i quali mostrano segnali di depressione ben maggiori che negli anni scorsi. Nella scuola manca la serenità”.

Carla Virzì

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